CIAO MAGAZINE

View Original

BANKSY – Genio e provocazione nella Street Art

L’espressione “Street Art” (in italiano “Arte Urbana”) fu coniata dai mass media verso la fine degli anni Novanta per indicare ciò che veniva inizialmente considerata come una manifestazione dell’inquietudine giovanile, piuttosto che una vera e propria forma d’arte contemporanea. Realizzata esclusivamente nei luoghi pubblici, e generalmente senza permesso, predilige l’uso di vernice spray ma non solo: adesivi artistici, stencil, sculture, proiezioni video, e molte altre tecniche trovano impiego in un movimento che, ancora oggi, viaggia su una linea molto sottile al limite tra arte e vandalismo. Le prime manifestazioni di Street Art sono riconducibili ai movimenti di contestazione studentesca, a cavallo tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta, ma è a partire dall’anno 2000 che si comincia ad assistere, nella zona europea compresa tra Spagna, Francia, Inghilterra, Germania ed Italia, a qualcosa di diverso. I graffitari si uniscono (e fondono) con poeti, fotografi ed altri artisti per rivolgersi ad un pubblico sempre più vasto e protestare apertamente contro l’establishment, non solo artistico ma anche politico e sociale. La Street Art si appropria così degli spazi pubblici per esporre liberamente le proprie opere e trattare, al di fuori dei confini di musei e gallerie, tematiche sociali quali la necessità di libertà di espressione, il pacifismo, il rispetto della libertà sessuale e di coscienza, e molte altre.

Immagine © Banksy (tratta dal sito web dell’artista, www.banksy.co.uk)

L’esponente più rappresentativo di questa forma d’arte, conosciuta verso i primi anni del 2000 come guerrilla art, è Banksy, artista di Bristol la cui identità rimane ancora oggi sconosciuta. Celebre per le sue opere ricche di taglienti ironie e provocazioni riguardanti il mondo politico, culturale ed etico, il suo tipo di arte ha il grande merito di sapersi porre a cavallo tra comunità sociale e mondo dell'arte, rivolgendosi in modo equo ad artisti, fruitori d'arte e non addetti ai lavori. Attraverso l’uso di stencil che richiamano lo stile dei manifesti pubblicitari, Banksy è estremamente abile nel trasformare temi duri e spesso scottanti in opere piacevoli e brillanti, capaci di sensibilizzare gli spettatori e di trasformare gli spazi urbani in luoghi di riflessione. La sua arte, decisamente anticonvenzionale, è sempre stata pubblica ed è nata con l’obiettivo di essere non commercializzabile. Tentativo non riuscito, visto che le sue opere acquisiscono, ogni giorno, un valore di mercato sempre più consistente.

Banksy: fotografie tratte dal sito web dell’artista.

Un valore che cresce costantemente anche, e soprattutto, grazie ad una strategia che va ben al di là del talento artistico, ad iniziare da quell’anonimato che ha contribuito a rendere la figura di Banksy un vero e proprio mito. Un modus operandi che passa regolarmente attraverso la provocazione, fino a riprendere un filone – quello della distruzione dell’opera d’arte – inaugurato sessant’anni fa dallo scultore Lucio Fontana con i suoi caratteristici tagli sulla tela per poi proseguire, con Guglielmo Achille Cavellini (Gac), nelle casse di legno contenenti frammenti di opere d’arte distrutte.

L’ennesima sfida di Banksy è stata così lanciata durante un’asta tenuta da Sotheby’s, a Londra, il 5 ottobre scorso. Uno dei suoi lavori più iconici – Girl With Balloon (Ragazza con palloncino), realizzato in vernice spray e acrilico su tela, montato su una grande cornice dorata – è appena stato battuto a 1.042.000 sterline (pari a 1.180.000 euro) quando, sotto gli occhi stupiti dei presenti, si innesca un meccanismo di autodistruzione grazie a un supporto tagliente presente all’interno della cornice, che funge da trita carte.

Ragazza con palloncino: l’opera distrutta

“Siamo stati Banksyzzati! – ha affermato Alex Branczik, senior director di Sotheby’s, negli istanti successivi all’accaduto. “Banksy – ha aggiunto – è il più grande artista di strada britannico e stasera abbiamo visto un esempio del suo genio”. La casa d’asta ha preso immediatamente le distanze, dichiarando di essere all’oscuro di tutto ma, a poche ore dall’accaduto, è stato proprio l’artista a rivelare – attraverso un video pubblicato sul suo account Instagram e accompagnato dalla frase di Picasso “La brama di distruggere è anch'essa un impulso creativo” – che fu lui stesso, diversi anni fa, a nascondere il marchingegno di triturazione nella cornice del quadro, da usare nel caso in cui l'opera fosse, un giorno, finita all'asta. Banksy compie così un’azione mai vista prima, distruggendo pubblicamente una sua opera e destando scalpore in quel mondo che ha sempre criticato, dando ancora una volta prova che l’arte, e in particolare quella di strada, appartiene al popolo e tutti devono avere la possibilità di goderne.

Una vera e propria performance artistica, quella messa in scena da Banksy nelle sale di Sotheby’s (da molti considerata la più importante casa d’aste al mondo), che non solo ci fa riflettere su quanto, nella Street Art, sia ben radicata l’idea di non mercificare l’arte ma che conferma la genialità di questo incredibile artista, consapevole che qualunque cosa egli possa creare si trasformerà in oro: secondo alcuni esperti, infatti, pare che a seguito dell’accaduto il valore commerciale di Girl With Balloon sia addirittura triplicato. Un aumento che sarebbe giustificato sia dal doppio processo artistico al quale l’opera è stata sottoposta, sia dalla fama guadagnata dopo che il video dell’evento è divenuto virale. Un gesto, quindi, di cui al momento è impossibile comprendere tutte le ripercussioni ma che potrebbe aver cambiato per sempre le regole del mercato dell’arte.

In copertina: Girl With Balloon, l’opera di Banksy prima della distruzione