CIAO MAGAZINE

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I GIARDINI DEI GIUSTI - Gariwo e la forza della memoria del bene

La speranza non è la convinzione che qualcosa andrà bene ma la certezza che una cosa ha senso in ogni caso. 

(Vaclav Havel)

 

Nel marzo 2016 fu inaugurato, nel parco del Galgario a Bergamo, il Giardino dei Giusti: una iniziativa promossa dall’Amministrazione comunale in collaborazione con Gariwo-la Foresta dei Giusti, l’UNESCO, l’Associazione Italia-Israele, Amnesty International e l’Università degli Studi di Bergamo. Durante l’inaugurazione fu piantato un pioppo cipressino in onore dell’archeologo siriano Khaled al-Asaad. Ma cos'è esattamente il Giardino dei Giusti?

La filosofia

Alla base di tutto c'è un pensiero, semplice quanto potente: il Bene è contagioso. Questa l'idea di base del progetto, che prende le mosse dalla convinzione secondo cui conservare e diffondere la memoria degli esempi coraggiosi di coloro che, di fronte a situazioni di estrema ingiustizia, hanno scelto il Bene, spesso mettendo a repentaglio la loro stessa vita, porta con sé un elevato potenziale educativo e funziona da efficace argine contro il ripetersi degli orrori di cui, fin troppe volte, è stato teatro il secolo scorso. Per avvicinare in poche parole i lettori al concetto basterà ricordare, ad esempio, il film Schindler's List di Steven Spielberg, ovvero la storia del ricco industriale tedesco Oskar Schindler, tra l'altro nato e cresciuto a Svitavy (oggi in Moravia), che salvò un migliaio di ebrei da morte certa, impiegandoli come forza lavoro nella sua fabbrica di Cracovia. Ma quella di Schindler è soltanto una tra le decine di storie trattate nel progetto e forse, detto tra noi, neanche quella più interessante.

Chi sono i Giusti?

Il termine Giusto è tratto dal passo della Bibbia dove si dice "chi salva una vita salva il mondo intero" ed è stato applicato per la prima volta in Israele, in riferimento a coloro che hanno salvato gli ebrei durante la persecuzione nazista. Il concetto di Giusto è stato ripreso anche per ricordare i tentativi di fermare lo sterminio del popolo armeno in Turchia nel 1915 e, per estensione, a tutti coloro che nel mondo hanno cercato o cercano di impedire il crimine di genocidio, di difendere i diritti dell'uomo nelle situazioni estreme, o che si battono per salvaguardare la memoria contro i ricorrenti tentativi di negare la realtà delle persecuzioni.

I Giardini dei Giusti

Lo strumento "materiale" più tangibile per preservare questa memoria sono i Giardini dei Giusti, vale a dire i luoghi dedicati alla memoria di coloro che si sono opposti alla violazione dei diritti umani nella storia più recente. L'ispirazione arriva dal Giardino di Yad Vashem, nel Memoriale della Shoah a Gerusalemme, che ha dato poi origine ad altri giardini in ogni parte del mondo, come a Yerevan, accanto al Museo del Genocidio degli Armeni, a Milano, sul Monte Stella, a Sarajevo, in Polonia, negli Stati Uniti, in Israele, a Bergamo e speriamo, un giorno, anche a Praga. In questi giardini la memoria getta radici profonde, trovando supporto negli alberi quale simbolo della vita e invito a difenderla contro i messaggeri di morte. Il Giardino, allora, diventa una piccola oasi di pace, all'interno del concitato spazio urbano, dove riflettere sull'esempio dei Giusti e sul fatto che, anche in condizioni estreme, è possibile rispondere all'appello della nostra coscienza scegliendo di non rimanere indifferenti. Per questo i Giardini dei Giusti sono la memoria educativa delle nuove generazioni, protagoniste della storia di domani, alle quali, oltre che un monito, offrono un'alternativa percorribile e un messaggio di speranza oggi tanto prezioso.

La Giornata Europea dei Giusti

L'associazione Gariwo, il cui acronimo è Garden of the Righteous Worldwide, nasce a Milano nel 2001, ma la sua dimensione oggi è soprattutto europea. Il 10 maggio 2012, infatti, il Parlamento europeo ha risposto all'appello internazionale sostenuto da più di 3600 cittadini, intellettuali, artisti e politici, approvando con 388 firme la proposta di Gariwo di istituire la Giornata europea dedicata ai Giusti, per tutti i genocidi, da celebrarsi ogni anno il 6 marzo, in ricordo di Moshe Bejsky, presidente della Commissione dei Giusti, nonché uno degli ebrei salvati da Schindler. Con questo importantissimo riconoscimento il concetto di Giusto, originariamente limitato al ricordo dei non ebrei che sono andati in soccorso degli ebrei, diventa patrimonio di tutta l’umanità. Il termine “Giusto” non è più allora circoscritto alla Shoah, ma diventa un punto di riferimento per ricordare quanti, in tutti i genocidi e totalitarismi, si sono prodigati per difendere la dignità umana. Il significato di questa decisione richiama uno degli elementi fondanti della cultura europea: il valore dell’individuo e della responsabilità personale.

Charta 77 e il Potere dei senza potere

Tra i tanti Giusti commemorati in Italia va menzionato Jan Patočka, il grande filosofo di Charta 77, ricordato nel Giardino dei Giusti di Brescia. Durante gli anni della dittatura comunista a Praga, in uno storico appello alla nazione, Patočka scrisse che era una festa per i cittadini ritrovare il gusto di difendere la verità di fronte ad un potere ottuso e pagò poi con la vita la sua attività di resistente morale, soccombendo a un attacco cardiaco dopo un pesante interrogatorio da parte della polizia. Tanti soccorritori degli ebrei hanno agito con lo stesso spirito. Il loro motto era simile a quello di Patočka: “Le stesse cose per cui vale la pena di vivere, sono quelle per cui vale la pena di soffrire.” Si tratta di quel "potere dei senza potere" che fu alla base della filosofia di Václav Havel e della sua resistenza morale contro l'oppressione del regime comunista.

L'importanza dei Giusti oggi

Sarebbe un errore pensare, però, che i Giusti riguardino solo i periodi più oscuri della storia europea. Il loro valore, infatti, è anzitutto politico, e quindi eterno, a maggior ragione nell'odierna crisi morale dell’Europa quando, di fronte ai problemi economici e sociali, molti hanno la tentazione di chiudersi nei nazionalismi e smarriscono il senso di definirsi europei. Ricordare i “Giusti” che hanno lottato contro le leggi razziali, avviato il processo della caduta del muro di Berlino, si sono impegnati per la prevenzione dei genocidi o hanno difeso la verità e la memoria nei sistemi totalitari, significa tramandare degli esempi morali che sono il pilastro della nostra identità. Il gusto della democrazia e del pluralismo, il gusto dell’altro come parte di noi, il piacere di difendere il vero, il riconoscimento del perdono come valore nelle relazioni umane, non sono enunciazioni astratte che animano il dibattito dei filosofi, ma sono stati modi di essere di quanti hanno creduto nella costruzione europea. Come disse Socrate, l’etica non si trasmette con le parole, ma con gli esempi concreti. Ecco allora il senso della memoria del bene, incarnata dalle storie dei Giusti. Riportarle alla luce e farne oggetto di narrazione significa farle rivivere nel tempo presente e trasmettere così ai giovani l’idea di una staffetta morale, di cui loro possono diventare protagonisti. In momenti di crisi vale di più la forza dell’esempio morale che la filippica moralistica dell’inquisitore di turno, che bacchetta la folla e propone la “ghigliottina” per i corrotti.

 Nota personale

La mia avventura con Gariwo ebbe inizio nel 2012 quando, grazie a una collaborazione con una galleria d'arte praghese impegnata in progetti italiani, ebbi la fortuna e l'onore di conoscere Gabriele Nissim, che in quel periodo stava girando l'Europa per raccogliere il sostegno necessario all'approvazione della Giornata Europea dei Giusti. Erano passati solo pochi mesi dalla scomparsa dell'ex presidente Vaclav Havel e la prima conferenza che organizzammo presso la Casa Municipale di Praga suscitò grande interesse. Da quel momento, ogni anno in occasione del 6 marzo, oppure vicino a quella data, ho sempre organizzato incontri con personalità di spicco della vita sociale e politica (per ricordarne alcuni Tomáš Sedláček, Daniel Kroupa, Miroslava Němcová, Antonio Ferrari, Karel Schwarzenberg, il cardinale Dominik Duka o Jan Macháček). Purtroppo, trattandosi di una passione più che di un lavoro, quest'anno sono stato costretto a rallentare le attività per i numerosi impegni professionali. Il progetto di aprire un Giardino dei Giusti a Praga rimane comunque valido e, anzi, invito chiunque abbia voglia di contribuire a contattarmi. Volutamente, non ho sviluppato qui le storie dei Giusti, nella speranza di aver così stimolato nel lettore la curiosità di scoprire questi personaggi degni di tutta la nostra stima. Per farlo, rimando alle nostre pagine in lingua italiana, it.gariwo.net, inglese, en.gariwo.net oppure ceca, cz.gariwo.net dove, oltre alle storie, si possono trovare numerosi articoli di attualità, approfondimenti, studi, interviste e materiali multi-mediatici sul tema.

Fonti: it.gariwo.net

(Articolo pubblicato sul Volume 8 di CIAOPRAGA)