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CIBO E MODA - Addentare l’haute couture

«Il buongusto nel vestire è qualcosa d’innato, come la sensibilità del palato» – affermò Coco Chanel, icona francese autrice della rivoluzione femminile nella moda e fondatrice dell’omonima maison Chanel, in grado, a parer mio, di esprimere in una sola frase la potenza motrice delle facoltà sensibili ed intellegibili dell’essere umano.

Cibo e moda, due elementi fondanti di ogni cultura, hanno subito una fusione tale da dare prova, anche in passerella, dell’influenza che il foodverse ha sull’haute couture. Ma cosa lega questi due mondi apparentemente così distanti?

Senz’altro l’estetica. In un mondo in cui apparire secondo le regole della società sembra essere all’ordine del giorno, ovvero indossare bei vestiti e nutrirsi di cibo elegante e piacevole alla vista, la moda e l’alimentazione sono le chiavi di accesso e di appartenenza alla classe sociale dominante e dirompente.

Nonostante negli ultimi anni l’haute couture abbia dato vita ad un tessuto di vestiti e accessori a tema gastronomico, è necessario sottolineare quanto il legame vanti origini già nel passato: è il 1997 quando viene inventata l’iconica borsetta Fendi, denominata Baguette, perché portata sotto il braccio proprio come i francesi si dice tengano il pane.

E chi è che non conosce il celebre film Colazione da Tiffany?

Audrey Hepburn ci mostra, già nei primi anni Sessanta, l’unione tra il cibo e la moda, con la celebre scena iniziale in cui la protagonista è intenta a gustare il proprio croissant davanti alla vetrina della gioielleria Tiffany.

Tuttavia, con il passare del tempo, questa pratica ha raggiunto l’apice. Non solo attraverso le collaborazioni che le case di moda hanno negli anni realizzato con differenti aziende alimentari, basti pensare alle partnership tra Coca-Cola e Moschino oppure tra Baci Perugina e Dolce & Gabbana, ma anche attraverso l’apertura di ristoranti a tema fashion, ad esempio la Gucci Osteria di Massimo Bottura a Firenze, oppure i Caffè delle maison Prada, Armani, Tiffany e Louis Vuitton.

Oggi, più che mai, gli alimenti vengono utilizzati anche come stampe per produrre i vestiti e come strumenti per realizzare accessori. La linea di gioielli che ha come protagoniste le ciliegie, realizzata dal marchio francese Jacquemus, ne è un esempio lampante.

Sorge spontaneo chiedersi perché la moda tenti di prendere i consumatori per la gola, accattivando attraverso l’utilizzo degli alimenti.

Le case di moda utilizzano il cibo per trasmettere la propria identità e cercare di trovare una connessione con chi si sente ugualmente identificato nel progetto della maison; e il cibo, più di qualsiasi altro elemento, è un linguaggio comune e universale. Così, come il cibo ha un elevato potere legante all’interno della società, la moda si premura di averne altrettanto attraverso l’utilizzo di questo strumento. Ed ecco che, dal connubio dei due, nasce un potentissimo mezzo di marketing, in grado di attirare chi la moda la ama, ma anche chi vuole sentirsi all’altezza dei canoni comportamentali ed estetici che ogni società sottende.

Pertanto, si spiega perché tale pratica trovi attualmente un vasto pubblico. Il forte desiderio di espressione a cui le persone anelano, dovuto anche ad una società che limita la possibilità di esprimere sé stessi, può avere luogo attraverso il linguaggio della moda e della gastronomia che, in maniera semplice e diretta, include e non interpone barriere. In questo modo, il connubio tra haute couture e cuisine appare estremamente vincente, dando la possibilità a ognuno di operare le proprie scelte che, a causa di una forma di alienazione frutto degli eventi che ci circondano, non sono prese in totale libertà e consapevolezza, ma riposte all’interno di decisioni alimentari e di stile.

Va ricordato, tuttavia, che poco meno di due secoli fa la gastronomia, in quanto pratica legata al piacere personale, veniva considerata un peccato e quindi un sapere non lecito, data la collocazione dantesca a cui l’esercizio di tale pratica avrebbe portato, ovvero al terzo girone dell’Inferno, dominato dai golosi: si spiega, quindi, una motivazione del perché tale unione abbia tardato ad affermarsi, essendo necessario attendere la secolarizzazione della gastronomia.

«La moda è l’arte più potente che esista. Mostra al mondo chi siamo e chi vorremmo essere», afferma l’attrice Leighton Meester nella serie televisiva Gossip Girl.

E se la nostra identità, il nostro essere, passa attraverso i vestiti che indossiamo, gli accessori o le acconciature, allo stesso modo esprimiamo chi siamo tramite le nostre scelte alimentari, i luoghi in cui andiamo a mangiare e con chi scegliamo di condividere un pasto.

Tutto parla di noi. Ma siamo noi a deciderne le modalità.