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CLEMENTE CONTESTABILE - Console Generale d'Italia a Hong Kong

Clemente Contestabile è il Console Generale d'Italia a Hong Kong dal 15 agosto 2018.

È entrato a far parte del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI) nel dicembre 2001 e ha lavorato presso il Dipartimento per l'Asia e l'Oceania e nella Segreteria Generale del MAE. Tra il 2006 e il 2010 ha prestato servizio presso l'Ambasciata d'Italia a Pechino.

A New York, dal 2010 al 2014, ha lavorato alla Rappresentanza Permanente d'Italia presso le Nazioni Unite, occupandosi di sviluppo, ambiente e questioni finanziarie, e partecipando ai negoziati dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, del Consiglio Economico e Sociale (ECOSOC).

Dal 2014 al 2018 è stato capo della segreteria della Direzione Generale per le Risorse Umane, il Bilancio e l'Innovazione della Farnesina.

Il Console Generale Clemente Contestabile

Console Generale Contestabile, ricordando il suo precedente periodo all’Ambasciata di Pechino, dove dal 2006 e il 2010 ha prestato servizio prima come responsabile della cancelleria consolare e quindi vice-responsabile dell’ufficio commerciale, quali sono le sue impressioni riguardo a questo suo ‘rientro’ in territorio cinese nel 2018, in particolare considerando l’unicità della Regione Amministrativa Speciale di Hong Kong e le difficoltà che hanno messo a dura prova la città nell’ultimo anno? 

Lavorare in Cina è una sfida straordinariamente stimolante per un diplomatico. Bisogna promuovere gli interessi nazionali nel Paese più popoloso del pianeta, che ha una struttura politica, sociale ed economica diversa dalla nostra. Da quando ho lasciato Pechino, la Cina ha fatto passi da gigante in varie aree di sviluppo, diventando un interlocutore imprescindibile per l’Italia e l’Unione Europea. Hong Kong è una realtà speciale nel contesto cinese, per via del passato coloniale (più di 150 anni di dominio britannico) e per il regime di autonomia di cui gode dal 1997. Arrivandoci due anni fa, l’ho trovata una città straordinaria, con una profonda radice cinese (nella mentalità della gente, nelle tradizioni familiari, nell’uso della lingua cantonese) unita a una forte apertura culturale al mondo occidentale. L’assetto “Un Paese, due Sistemi”, che la governerà fino al 2047, garantisce libertà e diritti propri di un sistema liberale. La popolazione locale ne va fiera e li difende, come abbiamo visto nelle manifestazioni del 2019. Ha comunque ben chiaro che il suo presente e il suo futuro sono legati alla Cina.

In occasione del cinquantesimo anniversario dell'instaurazione delle relazioni bilaterali tra la Repubblica Popolare Cinese e l'Italia, è stata da poco inaugurata la mostra “The Hong Kong Jockey Club Series: Botticelli and His Times - Masterworks from the Uffizi”. Ci racconti quali sono le sfide cui avete dovuto far fronte per riuscire a portare a Hong Kong i capolavori artistici dell’epoca botticelliana in questo anno a dir poco anomalo.

La mostra è un progetto culturale a cui lavoriamo da due anni e che viene incontro alla straordinaria passione per l’Italia che anima il pubblico locale.

Si tratta della più importante esposizione di arte italiana mai realizzata a Hong Kong. È stata possibile grazie, innanzitutto, all’impegno delle Gallerie degli Uffizi e dell’ente per la cultura di Hong Kong, che hanno firmato nel 2019 un accordo di collaborazione per cinque anni.

La principale fondazione benefica locale, l’Hong Kong Jockey Club Charities Trust, ha creduto nel progetto e ha finanziato tutti i costi di realizzazione della mostra, garantendo anche un generoso contributo per la valorizzazione del patrimonio culturale degli Uffizi.

Per un anno, abbiamo lavorato con il museo fiorentino, l’Hong Kong Museum of Art e l’Istituto Italiano di Cultura alla selezione delle opere e all’allestimento dello spazio espositivo. La pandemia ha certamente creato una serie di complicazioni logistiche ma c’era una volontà comune di regalare al pubblico di Hong Kong, innamorato del nostro Paese, un grande evento culturale italiano in una fase in cui non può viaggiare in Italia.

Il Festival “Italia Mia” ha in programma – tra ottobre e dicembre – diversi eventi dedicati alla cultura, all’educazione, alla musica, al cinema, e alla gastronomia. Tra questi, ricordiamo l’omaggio a Fellini, in occasione del centenario dalla nascita, e – in collaborazione con Hong Kong Literary Festival – “I belong to Italian”, una conversazione con la scrittrice vincitrice del Premio Pulitzer Jhumpa Lahiri. Come ha influito la pandemia sulla programmazione di quest’anno?

Sono orgoglioso del programma culturale che offriamo quest’anno nell’ambito del festival “Italia Mia”, giunto alla seconda edizione.

Anche se la pandemia non ci ha permesso di invitare artisti dall’Italia, siamo riusciti ad organizzare eventi di livello grazie alla collaborazione dei partner del festival (Consolato Generale, Istituto Italiano di Cultura e Camera di Commercio) con istituzioni pubbliche e private locali.

L’Istituto Italiano di Cultura non si è risparmiato. Grazie alla collaborazione con l’Hong Kong International Film Festival Society, la Cineteca di Bologna e l’Istituto Luce-Cinecittà ci offre l’intera retrospettiva felliniana. I 24 capolavori di Federico Fellini, di cui celebriamo quest’anno il centenario dalla nascita, saranno proiettati in alcuni spazi iconici di Hong Kong e saranno accompagnati da mostre e seminari dedicati al pubblico di lingua cantonese.

Laddove non è stato possibile l’evento dal vivo, siamo passati al virtuale. All’Hong Kong Literary Festival abbiamo portato, come lei menzionava, la vincitrice del Premio Pulitzer per la narrativa, Jhumpa Lahiri, cultrice della nostra lingua, e il fisico italiano Carlo Rovelli.

“Italia Mia” dedica spazio, come da tradizione, anche all’enogastronomia italiana con vari eventi nel corso della settimana della cucina italiana nel mondo.

Tecnologia, design, moda, industria e commercio, ma anche cucina, vini, turismo, lingua e – ovviamente – cultura. Augurandoci un prossimo futuro più sereno, che visione avete per la promozione dei vari settori e delle potenzialità del Bel Paese a un pubblico dai gusti raffinati come quello di Hong Kong?

Il pubblico di Hong Kong è sofisticato ed esigente. È abituato a visitare il nostro Paese e ne conosce molti tesori. Non è certamente un’impresa trovare a Hong Kong ottima cucina italiana o cultori del nostro vino.

Stiamo lavorando con l’agenzia ICE e la Camera di Commercio Italiana a Hong Kong per allargare la base degli appassionati dell’enogastronomia italiana, aumentare il numero di nostri prodotti sugli scaffali (fisici e virtuali), formare gli influencer del settore (dai sommelier agli chef) e utilizzare la passione per il vino e il cibo italiano come veicolo di promozione turistica delle mete qui meno conosciute.

Le nostre aziende hanno ancora molte potenzialità di sviluppo su questo mercato anche in altri settori. Penso, per esempio, al design, alla gioielleria, alla cosmetica, all’ottica, alla farmaceutica, alle tecnologie ambientali. Con le altre componenti del sistema Italia a Hong Kong, siamo impegnati ora più che mai a sostenere le nostre aziende su questo mercato.

Hong Kong: Victoria Harbour

Come condividere in modo ottimale idee, progetti e risorse tra le varie associazioni, organizzazioni ed enti italiani presenti in città, creando un forte coordinamento e una solida cooperazione al fine di servire la comunità e rafforzare l'immagine dell'Italia?

La forza dell’Italia a Hong Kong non sta tanto nell’azione del Consolato Generale, ma in una fitta rete di Italianità che unisce istituzioni pubbliche e associazioni private, all’interno di una comunità di connazionali molto unita e integrata nel contesto locale.

Certamente, il primo passo è “fare sistema” tra Consolato Generale, Istituto di Cultura, Agenzia ICE e SACE. Ma abbiamo sviluppato anche una forte sinergia con vari enti privati italiani che operano a Hong Kong. Penso al gruppo di lavoro su cultura ed educazione, che coinvolge il comitato Dante Alighieri, la scuola italiana Manzoni, la scuola d’infanzia italiana-internazionale e il dipartimento di italianistica della Hong Kong University. Oppure a quello sulla cucina italiana, con la camera di commercio, l’accademia della cucina italiana e, di nuovo, il comitato Dante Alighieri.

Siamo molto lieti di collaborare con l’Associazione delle Donne Italiane, che svolge una meritoria attività di beneficenza, oltre ad essere una straordinaria rete di relazioni all’interno della comunità italiana.

Le faccio una domanda di carattere più personale. Sua moglie, Lucia Pasqualini, è Console Generale a Guangzhou. Insieme avete già vissuto in Cina e successivamente in America. I vostri figli stanno crescendo ora in questa parte del mondo, che è in costante (e veloce) evoluzione. Come stanno vivendo questa esperienza, e quali sono le vostre impressioni in proposito?

Abbiamo deciso di tornare in Cina, venendo a vivere in due città distanti l’una dall’altra due ore di treno veloce, per motivi professionali, certamente. Ma anche per permettere ai nostri figli di conoscere una realtà diversa dalla nostra. Loro stanno vivendo questa fase della vita molto positivamente: studiano il mandarino in una scuola internazionale, hanno amici sia cinesi sia stranieri e restano in contatto con quelli in America e in Europa attraverso i social media. Crediamo che questa esperienza li arricchirà molto sul piano culturale, trovandosi a vivere in quella che sicuramente è una delle regioni più dinamiche al mondo.

In copertina:
Vista di Hong Kong e di Central Plaza,
sede del Consolato
(immagine: https://www.discoverhongkong.com/)

Immagine Console Contestabile e locandina mostra Botticelli:
per gentile concessione del
Consolato Generale d’Italia a Hong Kong