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LA CONGREGAZIONE ITALIANA DI PRAGA - Una storia secolare

Il 27 febbraio scorso è stata inaugurata ufficialmente, presso l’Istituto Italiano di Cultura a Praga, la mostra permanente La Congregazione Italiana di Praga. Una storia secolare, alla presenza di S.E. l’Ambasciatore d’Italia a Praga, Francesco Saverio Nisio, e del Direttore dell’Istituto, Giovanni Sciola.

Il Direttore Sciola (a sinistra) e SE l’Ambasciatore Nisio (a destra)

“Con questa mostra - ha dichiarato il dott. Sciola - l’Istituto mette a disposizione del pubblico una documentazione agile ma filologicamente rigorosa riguardo alla presenza degli italiani insediatisi nella capitale boema a partire dalla seconda metà del 1500 e, segnatamente, riguardo alla vicenda della Congregazione Italiana e della sua storica sede, l’Ospedale degli Italiani: un vasto complesso architettonico collocato nel cuore di Malá Strana, sulle pendici del colle del Castello e del parco di Petřín, tra le vie Šporkova e Vlašská (il vecchio nome con cui in queste terre si definiva l’Italia) che oggi è sede dell’Istituto”.

“Il nucleo dell’intera struttura - continua - è la Cappella della Beata Vergine Maria assunta in cielo e di San Carlo Borromeo, un gioiello architettonico che costituisce una appassionante dimostrazione del saper fare di quegli artisti e artigiani che dalla Penisola qui conversero, qui furono ospitati e tanto contribuirono allo sviluppo urbano e alla decorazione di numerosi palazzi e chiese che oggi rappresentano un tratto distintivo della città di Praga.

Nel matroneo della stessa Cappella, uno spazio che siamo orgogliosi di aver aperto al pubblico, dato che fino ad ora era poco utilizzato nonostante sia di grandissima suggestione e impatto visivo, abbiamo allestito una mostra permanente dei materiali della Congregazione, conservati nel nostro archivio storico.

L’esposizione costituisce un contributo con alcuni significativi affondi temporali e rappresenta inoltre, nei nostri intenti, un modo per marcare la capacità del nostro Paese di valorizzare il proprio immenso patrimonio artistico e culturale e di promuovere, oggi come allora, attraverso la propria cultura, il dialogo con altri popoli e Paesi”.

Conferma dei privilegi concessi alla Congregazione da Maria Teresa d'Austria (1744)

È proprio per il forte e storico legame tra il popolo ceco e quello italiano che questo importante evento per la comunità italiana di Praga è stato inserito tra le celebrazioni per il centenario dell’apertura della rappresentanza italiana a Praga e dell’avvio, quindi, delle relazioni diplomatiche.

Lo scopo dell’allestimento, che di fatto si realizza come un piccolo museo archivistico, è quello di permettere ai propri visitatori di ripercorrere e approfondire le vicende storiche della Congregazione, offerte secondo un percorso sì cronologico, ma soprattutto di tipo tematico.

Congregazione che, si ricorda, fu in particolare un sodalizio tutto italiano che, già dalla fine del Cinquecento, intrecciò a doppio filo la cultura italica con quella praghese.

Le teche custodiscono al loro interno i più importanti documenti appartenenti al patrimonio archivistico dell’Istituto Italiano di Cultura avente ad oggetto la Congregazione e della quale rappresentano, con i loro contenuti, i punti nevralgici degli episodi più significativi della stessa.

La prima vetrina, ad inquadrare il tema, affronta immediatamente il perché fin dalla seconda metà del Cinquecento nacque l’idea di dover costituire un’associazione di questo tipo, frutto, come tramandato dalle carte, di un desiderio da parte della comunità italiana dell’epoca, costituita per la maggior parte da professionalità operanti nell’ambito dell’edilizia imperiale, di volersi donare un’organizzazione che rappresentasse ideali cattolici, in particolare sotto forma di azioni caritatevoli verso le fasce più deboli della società praghese.

Un desiderio supportato da rappresentanti d’eccellenza del mondo ecclesiastico della città: i Gesuiti del Collegio Clementino. Tra il 1573 e il 1575, sotto il motto Pro Deo et paupere nacque pertanto la Congregazione della Beata Vergine Maria Assunta in Cielo, più conosciuta come la Congregazione Italiana di Praga.

Libro dei membri con miniatura dell’Assunzione

Da documento a documento, si scopre come la Congregazione fu inizialmente gestita dai soli membri più anziani, detti Seniori o Ispettori, per poi, aumentando le incombenze e il patrimonio da amministrare, strutturarsi in un organigramma via via più complesso e articolato, serrando sotto la regolamentazione di statuti giunti fino a oggi l’attività di centinaia di congregati i cui nomi, nel corso dei quattro secoli, sono stati calligrafati in uno dei documenti più importanti dell’esposizione, ossia il Libro dei Membri.

Questo rubricario alfabetico riporta tutte le firme degli appartenenti alla Congregazione, siano stati essi membri diretti o benefattori, che hanno contribuito, con il loro encomiabile impegno, a rendere questa organizzazione un fulcro di sincera amicizia tra gli Italiani e la comunità praghese.

Rubricario dei membri alla lettera A

Un impegno, quello dei congregati, che non solo viene rappresentato dalle carte, ma anche dai luoghi. Posti che oggi sono ancora saturi di quell’antica passione nel volersi rendere presenti all’interno del paesaggio cittadino e quindi della stessa società.

Con la seconda vetrina si va infatti a seguire l’evoluzione dello stesso Istituto Italiano di Cultura che, inizialmente, fu costruito appositamente dai congregati per rendere fattivo il loro impegno di solidarietà.

Nel 1602, l’architetto Domenico de Bossi, uno dei primi associati, cedette alla Congregazione la propria casa, situata alle pendici di monte San Giovanni a Malà Strana perché si realizzasse una struttura di carità.

Fu fondato così l’Ospedale degli Italiani, a cui poteva accedere chiunque avesse bisogno, senza distinzione di età o di religione. Un bene architettonico considerato “uno” per l’identità culturale che esprimeva, ma “trino” nella sua pluriennale storia.

Dopo un lungo periodo di servizio alla città, pur contando 1187 ricoverati, nel 1789 l’imperatore Giuseppe II decretò la soppressione dell’Ospedale, demanializzando tutti i beni e affidando lo stesso stabile alla Direzione generale delle Pie Case di Praga.

Nonostante l’accaduto, la Congregazione non fu mai sciolta e continuò la sua opera di carità in forma privata, formalizzando nel 1802 la realizzazione di un orfanotrofio.

Se in principio i ragazzi furono accolti nelle case dei congregati, successivamente, con l’aumentare del loro numero, si ebbe la necessità di ricercare un edificio adeguato.

Fu affittato un locale dell’ex Ospedale italiano, che la Congregazione, nel 1830, grazie a lauti lasciti, riuscì a riacquistare e ristrutturare per la somma di 32.000 fiorini. Dopo anni di sofferta amministrazione, sia per la fatiscenza dell’edificio e sia per la mancanza di fondi, con delibera del 1942, l’Assemblea Generale della Congregazione decise di cedere l’edificio dell’Orfanotrofio allo Stato Italiano per ospitare l’Istituto di Cultura Italiana e la “Casa d’Italia”.

Il viaggio all’interno della mostra continua con una nuova isola espositiva, questa volta dedicata ai luoghi di culto della Congregazione: la Cappella dell’Assunzione della Vergine Maria e la Cappella dell’Ospedale.

Le due cappelle restano ad oggi il segno tangibile dell’appartenenza chiara e inequivocabile della Congregazione al credo cattolico.

Tutti i congregati, pur laici, erano motivati da forti ideali religiosi e solo il fare parte della Congregazione rappresentava un atto di fede verso la Chiesa romana.

A ringraziamento di questa fedeltà si ricordi ad esempio la bolla papale di Gregorio XIII del 1580, attraverso la quale si concedeva l’elargizione di indulgenze plenarie a tutti gli affiliati del sodalizio italiano.

Il primo luogo di culto ad essere riconosciuto come spazio delegato alle funzioni religiose della Congregazione fu la Cappella degli Italiani, allocata lungo la via Karlova all’interno del complesso gesuita del Clementinum, nella Città Vecchia.

Fu consacrata il 9 agosto 1600 dal nunzio pontificio presso la corte di Rodolfo II, Filippo Spinelli, e dedicata alla Beata Vergine Maria Assunta in Cielo.

La cappella, oggi proprietà dello Stato Italiano e tornata al suo antico splendore grazie a recenti restauri, è indicata come il primo esempio architettonico del suo genere nei territori d’Oltralpe, soprattutto per la forma ovale della sua pianta, intorno alla quale si innalza un deambulatorio traforato internamente da cappelle voltate a botte e da una grande tribuna circolare nel  piano superiore.

L’intero edificio è sovrastato da una cupola nel cui intradosso si possono ammirare meravigliose decorazioni pittoriche raffiguranti, tra tutte, una straordinaria Assunzione della Madonna in Cielo.

La cappella dell’ex Ospedale fu invece consacrata il 3 luglio 1617 dall’arcivescovo Jan Lohelius alla Vergine Maria e a San Carlo Borromeo ed è annoverata tra gli esempi del primo barocco praghese.

Nella volta ancora oggi si possono ammirare rari affreschi monocromi con una delle prime raffigurazioni di San Carlo accanto a Sant’Ambrogio.

La Cappella dell’Ex Ospedale degli Italiani

Oltre a due messali, che con ogni probabilità vennero usati durante le funzioni religiose all’interno delle due cappelle, si annovera in esposizione anche un particolare “bussolotto” in metallo, scoperto durante gli ultimi lavori di restauro della Cappella degli Italiani.

La capsula contiene reperti di vario genere che attestano l’attività della Congregazione nella seconda metà dell’Ottocento.

Di particolare rilievo la presenza di monete e banconote austro-ungariche, un’incisione di M.A. Witek raffigurante la pala d’altare di San Carlo Borromeo dell’artista V.I.L. Markovský, attualmente all’interno della Cappella dell’ex Ospedale degli Italiani, e vari documenti informativi sull’Orfanotrofio della Congregazione.

Rilevante un suggestivo sonetto del 1861 manoscritto dal congregato Arnaldo Cantani (1837-1893) e dedicato proprio alla Cappella degli Italiani “in occasione della rinnovazione della cupola” nel 1861.

Lunge, alma Italia, da’ tuoi cari lidi
Come sgraziati naufraghi nocchieri
I nostri padri in terra di stranieri
Qual’esuli piantar i loro nidi.

Ma alla lor patria e alla nazione fidi
In pietra fer scolpir i loro pensieri,
Acciò tal monumento sui sentieri
Della virtù degli avi i figli guidi

Oh piccol tempio, al vero Dio sacrato
Tu dell’Italia il nome risorgente
Superbo in marmi eterni inciso porti!

Tu arce di fratellanza e d’indomato
Amor di patria: invan del tempo il dente
Offender mai vorrà tuoi muri forti!

Il Sonetto di Arnaldo Cantani (1861)

Le ultime due vetrine sono sicuramente esemplificative del quadro favorevole entro cui la Congregazione fiorì per poi dar vigore alle proprie attività nel tempo, in termini di robustezza amministrativa ed efficacia nell’azione di solidarietà e supporto alla comunità praghese, incrementando fortemente il proprio patrimonio economico.

La quarta teca, di fatto, affronta il tema dei privilegi e delle donazioni che i sovrani regnanti sul territorio boemo concedettero nei secoli alla Congregazione, soprattutto gratificando l’impegno che la stessa riversava nelle proprie opere pie.

Il primo a onorare l’attività dei confratelli fu l’imperatore Rodolfo II che, il 26 aprile 1608, riconobbe all’Ospedale italiano alcuni privilegi come l’affrancamento dalle tasse e dai tributi, la possibilità di acquistare altri immobili per ampliare gli spazi e, ancora, l’opportunità di ricevere ulteriori donazioni.

Gli stessi privilegi, attraverso pergamene e diplomi ufficiali, furono confermati, tra il Seicento e il Settecento, dai successivi sovrani: Leopoldo I (Vienna, 26 febbraio 1691), Carlo VI (26 maggio 1732) e Maria Teresa d’Austria (04 febbraio 1744).

Infine, l’ultima parte dell’esposizione richiama l’attenzione sulla generosità di quanti, sia congregati che benefattori, onorarono nel corso degli anni il patrimonio della Congregazione con lasciti e donazioni varie.  L’ottava regola della Congregazione invitava, infatti, i propri membri a compiere opere di misericordia e proprio la capacità di mettere insieme le proprie forze economiche garantì agli stessi appartenenti un più facile raggiungimento degli scopi benefici che si prefiggevano di attuare.

Grazie a questa collaborazione interna, la Congregazione riuscì, ad esempio, a comprare dal Monastero di Strahov un’intera vigna per l’ampliamento dell’Ospedale di Malá Strana.

Portavoce dello spirito di solidarietà di cui poté disporre la Congregazione è anche un diploma del 1705, a firma dell’imperatore Giuseppe I, con il quale si certifica il testamento della contessa Maria Antonina Berka di Dubé e Lipé il cui desiderio fu quello di voler rendere l’Ospedale italiano erede di tutti i suoi beni.

L’esposizione permanente La Congregazione Italiana di Praga. Una storia secolare, rappresenta oggi la forza di una comunità, quella italiana, che affonda le proprie radici in una storia secolare e che narra le vicissitudini di italiani che non rinnegarono mai la propria natura di volersi confrontare con nuove culture e nuovi sistemi sociali, volendo contribuire in maniera concreta anche in realtà lontane dall’Italia, senza mai dimenticare le proprie origini.

In copertina: La Cappella degli Italiani (Danilo De Rossi, 2018)

Immagini per gentile concessione dell’Archivio IIC Praga