CIAO MAGAZINE

View Original

COSTIERA AMALFITANA – In moto da Vietri a Positano

“Qui ad Amalfi è il giardino che cerchiamo sempre e inutilmente dopo i luoghi perfetti dell’infanzia. Una memoria che avviene tangibile sopra gli abissi del mare, sospesa sulle foglie degli aranci e dei cedri sontuosi negli orti pensili dei conventi…”.

Così, Salvatore Quasimodo, descrisse ‘la perla’ da cui questo angolo di costa prende il nome: patrimonio dell’Umanità UNESCO dal 1997, la Costiera Amalfitana si estende lungo tutto il Golfo di Salerno.

Costiera Amalfitana: panorama

È questo uno dei luoghi più suggestivi della Terra, dove ogni curioso che arriva lascia una parte del suo cuore,  raccontando – al suo ritorno a casa – le meraviglie di questi paesaggi. Attingo quindi ai miei ricordi per rivivere, insieme a voi, l’incanto di questo suggestivo angolo di mondo.

Il mio viaggio inizia in moto. Poche cose con me: occhiali da sole e Converse già vissute.

VIETRI SUL MARE

Vietri: “ciuccio” di ceramica

Decido di partire dalla parte più a est della Costiera, Vietri Sul Mare. Si estende sulla costa fino ad adagiarsi sull’acqua. Borgo di pescatori e mercanti, mette in bella mostra tutta la sua storia: nel centro storico, la vita frenetica impazza intorno ai banchi di pesce fresco e di frutta dai mille colori.

La passeggiata sul corso principale conduce alla piccola chiesa, dove la popolazione di Vietri si raduna per le cerimonie più intime: la chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista. Scendendo a piedi dal punto più alto del borgo, mi avvolgono profumi e colori. Le famose ceramiche catturano il mio sguardo con i loro disegni vivaci e brillanti.

Vengo colpito, in particolare, da asinelli e piccoli muli. Curioso, chiedo a un ceramista di spiegarmene il significato. “Sono dei ciucci”, osserva, quasi sorpreso dalla domanda. Parlando con lui, scopro che il ciuccio è il simbolo della costiera. In questi luoghi, infatti, fino agli anni del dopoguerra, tutti gli abitanti possedevano un asinello, necessario a trasportare materiali agricoli sulle ripide salite della costiera, impossibili da raggiungere con altri mezzi.

Salgo di nuovo in sella, dirigendomi verso la tappa successiva. Dall’alto, osservo il polmone verde della costa: macchie di giallo, arancio e rosso mi balzano agli occhi. Limoneti, aranceti e bouquet di pomodorini sembrano quasi una tavolozza di colori in attesa di un pittore.

CETARA

Cetara: colatura di alici

Di colpo, davanti a me, si estende un altro borgo pittoresco: Cetara. Situata ai piedi del monte Falerio, è famosa in tutto il mondo per la  sua colatura di alici. Il paesino si apre a ventaglio fino alla sua spiaggia, che domina e protegge.

Il nome deriva da “cetaria”, ovvero venditori di pesci. Non a caso, tonno e alici qui la fanno da padroni. Ma non tutti condividono l’origine del nome: mentre bevo un caffè in piazza, alcuni abitanti rievocano vecchie leggende e rivelano che, in realtà, il nome del borgo non deriverebbe da “cetaria” ma da “citrus”, ovvero limone, dai limoneti della costiera.  

Non posso andare via senza una bottiglietta della deliziosa colatura: servita nei ristoranti di lusso di tutto il mondo, è una salsa di colore ambrato derivante dalla marinatura delle alici in soluzione di sale e acqua. Cosa fondamentale è che le alici siano pescate nelle acque cristalline di Cetara durante il periodo che va dal 25 marzo (Annunciazione) al 22 luglio (Santa Maria Maddalena) e, successivamente, eviscerate e conservate in botti di rovere, alternate a strati di sale. Dopo 4-5 mesi, il liquido che ne fuoriesce costituisce la base per la preparazione della colatura, che matura esponendo al sole tale liquido in bottiglie di vetro.  Si dice che le origini del prodotto siano romane. Intanto, io non vedo l’ora di poterlo gustare su una fetta di pane e burro!

Risalendo in moto, proseguo il mio viaggio verso ovest. Ogni sfumatura di verde ai lati dei miei occhi taglia lo scenario da cartolina, interrotto solo dagli alberghi di lusso affacciati sullo stesso panorama mozzafiato. Tra questi, La Torre della Limonaia, un complesso turistico formato da ville di lusso e casette indipendenti, con una infinity pool da sogno.

Sono questi i luoghi che hanno fatto da sfondo a pellicole memorabili: capolavori che hanno segnato per sempre la storia del cinema italiano nel mondo, come “Pane, amore e..” diretto, nel 1955, da Dino Risi e con la partecipazione degli straordinari Sofia Loren e Vittorio De Sica.

Le mie prossime mete sono Maiori, Minori e le ville di Ravello.

MAIORI

Maiori: la infinity pool de La Torre della Limonaia

A Maiori, la brezza marina accompagna la mia passeggiata sulla spiaggia, brulicante di vita grazie a un mercato serale. Dal nulla emergono barche di pescatori, che si dirigono verso il mare infinito fino a scomparire nel blu.

La magia della Costiera Amalfitana continua in questa deliziosa cittadina dal territorio prevalentemente montuoso e dalle vaste spiagge. Qui vi è la spiaggia più lunga dell’intera costa (quasi 1 km), formatasi in seguito ad una violenta alluvione del 1954. Molteplici sono, inoltre, le cale minori come la spiaggia di Clauco, Capo d’Orso o Cala Bellavia. Sento dire dalla gente del posto che non si può andare via da Maiori senza aver visto la Grotta di Pandora. Decido di visitarla e una tavolozza di mille tonalità di blu si apre innanzi ai miei occhi. Contornata da un mare color carta da zucchero, la grotta fa parte di uno scenario selvaggio e incontaminato. Tra leggende e detti popolari sull’origine del nome della città, Maiori offre un patrimonio artistico e religioso di notevole livello: interessanti sono la Collegiata di Santa Maria a Mare, risalente al XII secolo, nonché la Chiesa di San Giacomo e San Rocco. La tradizione e la vocazione degli abitanti emerge dalla cura e dai dettagli con cui tali luoghi religiosi sono conservati.

MINORI

Video-ricetta: delizie al limone di Sal De Riso

Lasciandomi alle spalle, con rammarico, le bellezze di Maiori, riprendo la moto per proseguire verso Minori, altro piccolo gioiello della Costiera. Definita la “città del gusto” per i prodotti dolciari famosi in tutto il mondo, Minori ospita numerose pasticcerie di fama internazionale.

Entro nella più famosa, la pasticceria Sal De Riso, e vengo pervaso da svariati profumi. Babà, sfogliatelle, santa rosa, mostaccioli, rococò, torte di ricotta, delizie al limone e confetti dalle mille forme, gusti e colori. Non provo neanche a resistere!

Dopo un abbondante spuntino decido di raggiungere, finalmente, Ravello e le sue ville dai panorami mozzafiato. Il viaggio in moto è breve: pochi minuti e sono lì.

RAVELLO

Ravello: Villa Cimbrone

Le viuzze che conducono alla piazza principale sono contornate da negozi eleganti, boutique e bistrò. Le ceramiche, nelle loro mille forme e tonalità di giallo, blu, verde e arancio, tagliano le pareti del centro storico, trasformandolo in uno scenario d’altri tempi. Proprio lì, a ridosso della piazza principale, vedo l’ingresso di uno degli edifici storici più famosi di tutta la costiera: Villa Rufolo.

Il nome deriva dalla nobile famiglia Rufolo, che ne è stata la prima proprietaria per poi passare ai Confalone, ai Muscettola e ai D’Affitto. A fine Ottocento, il degrado e l’abbandono non impedirono a un Conte scozzese, Francis Nevile Reid, di acquistarla, restaurarla e renderla un capolavoro architettonico. Il complesso è un misto di stili, dall’arabo-normanno al medievale.

La Torre Maggiore domina la villa e la custodisce: il doppio terrazzamento, il verde curato e il tappeto di fiori rosa ne fanno un luogo estremamente elegante. La villa viene utilizzata come location per grandi eventi culturali e per il Ravello Festival. Nel 1880 Richard Wagner la visitò e, nella parte circostante il Pozzo - ricca di rovine, piante esotiche, pini e cipressi - ritrovò materializzato quel “magico giardino incantato di Klingsor” della sua famosa opera, il Parsifal, che fino a quel momento aveva solo immaginato. Dopo quella visita, Ravello venne definita la città della musica. Con la morte del Conte Reid, la villa passò agli eredi per poi arrivare a essere gestita dall’Ente del Turismo di Salerno e, a partire dal 2007, dalla Fondazione Ravello.

Dall’immenso terrazzo, si ammira l’intera Costiera Amalfitana, che qui appare in tutto il suo splendore.

Se desiderate concedervi un regalo speciale, oppure celebrare un’occasione importante, vi suggerisco di fermarvi almeno una notte a Ravello. Per rendere il vostro soggiorno indimenticabile, tra le tante soluzioni possibili, consiglio di scegliere l’Hotel Villa Cimbrone: credo che davvero poche strutture al mondo possano competere con lo charme di questo luogo, dove un’atmosfera romantica e suggestioni di altri tempi pervadono l’antica dimora del XII secolo, che la famiglia Vuilleumier continua a preservare nel rispetto degli elementi architettonici e decorativi originali.

ATRANI

Atrani: borgo e spiaggia

Mi dirigo quindi verso Atrani, uno dei borghi più belli d’Italia.

Adagiata sul mare, il suo centro storico offre ai visitatori panorami incantevoli e vicoli curiosi. Il comune è il più piccolo d’Italia e conta meno di mille abitanti. Si estende lungo la valle del fiume Dragone, così chiamato perché la leggenda racconta che in esso si nascondeva un drago. I vicoli, gli archi, le piazze e le facciate opache del centro storico fanno di Atrani un borgo da cartolina. L’enorme rete da pesca, appesa tra le abitazioni che affacciano sulla piazzetta, simboleggia la devozione degli abitanti per il mare e i suoi frutti.

AMALFI

Amalfi: vista dalla Cattedrale

Di nuovo in viaggio, procedo per la regina della Costiera, colei da cui questa prende il nome: Amalfi. La città, una delle quattro repubbliche marinare, si è sviluppata intorno al suo Duomo e alla bellissima scalinata. Il borgo pullula di gente proveniente da ogni parte del mondo. Il centro storico è ricco di negozi e botteghe, ristoranti stellati e pasticcerie storiche.

Il Duomo è l’edificio più importante. Costruito in stile arabo-siciliano, è dedicato a Sant’Andrea, patrono e protettore della città. Sarebbe, in realtà, più corretto parlare di complesso, visto che si compone di varie chiese di diverse epoche e stili, ivi incluso il Chiostro del Paradiso. Mentre assaggio un pasticciotto ripieno di amarene della secolare Pasticceria Pansa, una bottega a pochi metri di distanza attira la mia attenzione: un artista dipinge un paesaggio ad acquerello sulla magnifica carta di Amalfi, talmente conosciuta e apprezzata che la città ospita anche il Museo della Carta.

Riprendo il viaggio per arrivare all’ultima destinazione di questo mio itinerario: Positano.

POSITANO

Positano all’imbrunire

È quasi sera e Positano mi appare come in una fiaba. Le sue casette colorate dominano il mare dall’alto e i colori, le luci e i tanti turisti che affollano i negozi lussuosi, mi ricordano la vicina isola di Capri.

La spiaggia è ancora popolata di gente mentre i bistrò iniziano a riempirsi per l’aperitivo. Nella piazzetta s’affaccia, imponente, il Duomo.

Positano è un piccolo borgo, ma estremamente ‘trendy’.  I suoi caratteristici colori, tessuti e profumi, hanno creato nel tempo uno stile unico: il Made in Positano, famoso in tutto il mondo.

In sella alla mia moto, mentre mi allontano, dallo specchietto retrovisore lancio un ultimo sguardo fugace alle casette arroccate sul mare e mi tornano in mente le parole di John Steinbeck: “Positano è un posto da sogno che non vi sembra vero finché non ci siete, ma di cui sentite con nostalgia tutta la profonda realtà quando l’avete lasciato”.

Pannello decorativo Ceramica Pinto, Vietri

Una realtà, quella della Costiera Amalfitana, che rappresenta uno splendido esempio di come l’uomo sia riuscito a convivere con la natura senza distruggerla: scenari da togliere il fiato, alta cucina, artigianato, ceramica, arte, architettura, storia, tradizioni e clima salubre in un’atmosfera pittoresca ed elegante, rendono questo piccolo angolo di paradiso unico al mondo.

Un luogo senza tempo, dove il blu cobalto del cielo e del mare s’interrompono solo per lasciare spazio ai borghi multicolore incastonati lungo la Costa: una collana di gemme preziose da custodire gelosamente.

In copertina: vista dai giardini Rufolo, Ravello