PERÙ – Cronaca di un viaggio ‘diverso’ a Cusco
Chi mi conosce sa che i viaggi sono la mia linfa vitale. Lavorando per una compagnia aerea ciò può sembrare scontato ma, nel mio caso, viaggiare è davvero uno degli aspetti più importanti ed arricchenti della mia vita.
Ogni nuova destinazione rappresenta qualcosa di nuovo da apprendere e Cusco, nel cuore del maestoso Perù, non poteva essere certo un’eccezione.
Il mio volo da Lima verso l’antica capitale dell’Impero del Sole è alle 14.20. Sono molto eccitata. Non ho mai fatto volontariato prima e non so proprio cosa aspettarmi!
Atterrerò a Cusco alle 16:00. È una bella giornata di sole. L'aria è piuttosto rarefatta (siamo a un'altitudine di 3250 metri!) e la vista è fantastica.
Jeremy, il coordinatore di Elim Cusco, l'orfanotrofio dove presterò volontariato nelle prossime settimane, mi viene a prendere e, dopo un breve giro in città, mi accompagna presso il centro. Anche il mio alloggio sarà lì.
Il mio primo incontro avviene con le ragazze che sono impegnate in una lezione di inglese, tenuta da altri volontari.
Mi unisco immediatamente e aiuto a disegnare e colorare. Poi giochiamo ad alcuni giochi e, sorprendentemente, tutto sembra così normale: mi sento come se stessi in compagnia delle mie nipotine.
Il centro ospita undici ragazze: Gladys, Vanessa, Heidi, Cynthia, Joceline, Blanca, Lizbeth, Ruth, Soraya, Shirley ed Allison.
Alle 19.30 si cena tutti insieme in un refettorio e il mio cuore si scioglie quando vedo le ragazze più grandi (10-13 anni) prendersi cura delle più giovani, aiutando a servire il cibo e a pulire i tavoli una volta terminato di mangiare.
Oramai, nel “nostro mondo”, cose come queste non si vedono quasi più.
I ragazzi vivono in un’altra zona, più pericolosa e povera rispetto a quella delle ragazze, e anche le condizioni di vita all'interno dell'orfanotrofio non sono così buone, ma sono tutti molto dolci ed affettuosi. Ci sono: Alex, Grober, Eber, Edison, Davis, Lalo, Edgar, Peter, Ugo, Emerson, Junior, Kevin, Rider, Carlos, Efrain, Abdon, José Luis e Miguel.
Solo sei di loro vanno a scuola, mentre gli altri studiano un po' di inglese, matematica e geografia dai volontari. Alfabeto, parole, numeri: i ragazzi li adorano!
Il giorno dopo, all'orfanotrofio femminile, dopo aver disegnato, colorato e giocato con l'argilla magica fino all'ora di cena, insieme ad altri volontari vengo invitata ad unirmi alle ragazze per cena. Accetto con entusiasmo il pasto a base di riso e lenticchie. Cose semplici e modeste, che però in questo ambiente assumono un sapore speciale.
Dopo cena le ragazze eseguono tre bellissimi balli: conoscono tutti i testi delle canzoni e si divertono insieme fino all'ora di andare a dormire.
I bambini sono molto amichevoli e penso che possano percepire il nostro affetto, anche se ci conosciamo ancora poco.
Qualche giorno dopo, la lezione presso l’istituto maschile è abbastanza dura. I ragazzi si distraggono facilmente e aiutarli a fare la montagna di compiti che è stata loro assegnata, dopo tre ore, mi lascia completamente sfinita, tanto da precipitarmi subito a letto. Questo tipo di stanchezza, però, è molto differente dallo stress che accumuliamo durante la nostra vita quotidiana: qui tutto è così diverso e… appagante!
Nel mio ultimo giorno a Cusco, prima di ripartire, mi prendo un po’ di tempo per riflettere su queste ultime settimane, intense ma indubbiamente positive.
Ieri i ragazzi hanno salutato noi volontari in partenza, esibendosi in uno spettacolo molto emozionante: loro sembrano essere ormai abituati a questo viavai ma per me il distacco non si rivela così facile.
Conserverò un bellissimo ricordo di tutti ma uno dei ragazzi in particolare, Alex, mi ha toccato il cuore. A 14 anni, la sua è una delle storie più difficili con le quali mi sono dovuta confrontare: un passato di abusi che il ragazzo sta cercando, non senza difficoltà, di lasciarsi alle spalle.
Il suo pensiero mi dà forza. So che devo essere felice per questi ragazzi poiché, grazie a Nilda e Jeremy che li seguono passo dopo passo, hanno la possibilità di scoprire che la vita può essere bella e che la famiglia e l'amore esistono e tutti li possono trovare.
Il mio soggiorno a Cusco è durato solo tre settimane: non così tanto ma abbastanza a lungo per capire l’entità di questa realtà, non solo in Perù ma in tutto il mondo. C'è ancora molto da fare, ma possiamo sicuramente contare sull'ottimo lavoro svolto dai volontari.
Questa esperienza mi ha aiutata a vedere le cose da una nuova prospettiva e mi ha dato l'opportunità di rivedere le mie priorità. Sono molto fortunata ed ho avuto il privilegio di incontrare persone meravigliose: bambini, insegnanti e volontari. E soprattutto, mi sono sentita parte integrante di un bellissimo gruppo, che ha riempito questo viaggio di memorie indelebili.
In copertina: bambina peruviana
immagine © Dassel (Pixabay)