DANIELE GATTANO – Una comicità sincera, all’insegna della libertà
Un comico vero, schietto e autentico. Mi piace definirlo così Daniele Gattano, un artista dallo stile narrativo sincero, che è da poco partito con il suo nuovo spettacolo teatrale dal titolo Perestrojka e Pancake: un progetto nato da discorsi, frasi e litigate origliate in giro e che parla delle contraddizioni del nostro tempo.
Formatosi prima al Teatro Stabile di Genova e poi presso la scuola del Teatro Galante Garrone di Bologna, Gattano abbraccia la comicità in un secondo momento della sua vita e in un modo estremamente personale, ironizzando sul proprio percorso di dichiarazione della propria omosessualità. L’artista, che oggi calca i teatri più importanti, da quel primissimo monologo di strada ne ha fatta: da Colorado a Battute?, da Stand up Comedy a Le Iene, dove ha parlato – con la vena ironica e pungente che lo contraddistingue – di omofobia e HIV, sensibilizzando e sfatando le false credenze.
Tra ispirazione, contraddizioni e doccia shampoo, conosciamo Daniele Gattano e il suo ultimo progetto.
Perestrojka e Pancake è il suo nuovo spettacolo, che in questi mesi la condurrà in giro per l’Italia: come nasce l’idea e cosa racconta di lei?
L’idea nasce dopo aver sentito una ragazza in un bar dire: “La comicità dal vivo m’ha rotto, tutti uguali, salgono sul palco e iniziano: io e la mia psicologa, io e mia mamma, io e la mia ragazza, io, io, io… ma a me dopo un po’ della tua vita che mi frega?”. Ho continuato così a origliare in giro discorsi, frasi e litigate segnandomeli. Li leggerò così come li ho sentiti, per poi commentarli a modo mio.
Lo spettacolo parla delle contraddizioni del nostro tempo. Quanto, secondo lei, le contraddizioni fanno parte di noi?
Di me, abbastanza. Mi piace contraddirmi nel tempo, cambiare idea pensando: “Ma io cinque anni fa dicevo ‘ste cose?”. Succederà anche rileggendo questa intervista.
Cosa le piacerebbe comunicare al pubblico attraverso questo progetto?
Mi piace l’idea di avere del tempo. Nello spettacolo dal vivo, sento di avere il giusto tempo per fare il mio. Mi è capitato più volte di sentir dire: “Dal vivo è molto meglio”; non solo da parte di persone che sono venute a vedere me, ma anche riferendosi ad altri comici. Affezionare il pubblico sul campo e ancora di più i “più uno”, quelli che vengono per accompagnare chi già ti conosce.
Lei ha iniziato con la comicità portando sul palco la sua vita personale, in particolare parlando del suo coming out. Quali sono le difficoltà che si possono incontrare nell’esporsi totalmente con il pubblico? In che modo, questo processo, si è evoluto nel tempo?
Quello sul mio percorso è stato il mio primissimo monologo. Lo rivedo oggi e penso: “O mio Dio”. Infatti non lo rivedo.
Credo che esporsi crei con il pubblico - sto per dire la parola empatia - empatia. Poi, certo, c’è chi si imbarazza ascoltandomi e mi scrive: “Io ‘sta cosa non l’avrei mai detta in pubblico, troppo intima”. Ma il concetto di intimo è molto personale. Per esempio, io trovo più intimo pubblicare la foto di un piatto che mi sono cucinato a casa o mettere un video insieme alla mia famiglia, al pranzo di Natale: quello, secondo me, è intimo, oltre che inutile; non un monologo scritto e ragionato, dove cerco di esprimere un concetto raccontando una cosa che ho vissuto.
Trovo che il suo lavoro sia vero, schietto e autentico. Sono caratteristiche che lei rivede in quello che fa?
Ti dico di sì, aggiungendoci anche un grazie. Io cerco di raccontare cose nel modo più sincero possibile. Poi esiste anche la comicità che parte dall’assurdo: il nonsense, che mi diverte, ma il racconto sincero è quello che da spettatore preferisco, ovvero quello che cerco di fare io.
L’ironia pungente spesso utilizzata nei suoi monologhi ha l’obiettivo di lanciare messaggi significativi. Quali sono quelli a cui tiene di più?
In verità non voglio lanciare messaggi, cerco piuttosto di ironizzare su quei concetti che mi va di approfondire. Da spettatore non amo i comici, i film e i libri che sottolineano il messaggio che vogliono mandare: diventa didattica e spesso retorica.
Dove trae l’ispirazione per i suoi progetti?
Per lo più parlando con amici. Alcuni monologhi che ho scritto sono partiti da discorsi fatti durante un aperitivo, oppure su Whatsapp. Capto molto e poi chiedo: “Ma ‘sta cosa la posso usare?”. Mi dicono sempre di sì, perché non ho amici comici.
L’Io Daniele Gattano e l’Io comico coincidono? Mi spiego, la vena ironica che contraddistingue il suo lavoro pervade anche la sua vita privata, oppure interpone un filtro in grado di separare le due realtà?
C’è un grado di separazione. Nella vita privata sono più libero di dire quello che penso davvero, mentre su un palco ci penso otto volte. Talvolta mi autocensuro, ma piano piano sempre meno. Il punto di arrivo sarà sentirmi libero di dire quello che voglio anche sul palco.
Un suggerimento per i nostri lettori: non ci si dovrebbe fidare dei doccia shampoo degli alberghi?
Mai. Dei doccia shampoo in generale. Trovarli negli alberghi è riprovevole: decurterei in automatico due stelle. Il doccia shampoo è una frode che abbiamo deciso di accettare socialmente; fa parte di quelle truffe che si basano sul multiuso: “So fare due cose”. No. O sei doccia o sei shampoo. Ristorante Mare e Terra, altra frode. Divano letto, idem. Io non ci credo. Mai.
In copertina: Daniele Gattano
immagini per gentile concessione dell’artista