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I GEMELLI DEL COSMO - La novella di Stefano Ceccarelli che risveglia le coscienze

Parlare di un libro appena letto, ancora in preda alle emozioni suscitate dal racconto, non è mai cosa buona o, quantomeno, rende chi scrive un po’ meno oggettivo di quanto dovrebbe esserlo chi si appresta a fare una recensione. Ma, dal momento che il vero punto di forza di questa “climate fiction” ultra-realistica è proprio la capacità di far sentire il lettore totalmente coinvolto nel racconto, sia nella prima parte del libro quando vengono toccate le corde “positive”, suscitate emozioni di speranza, fratellanza, utopia idealistica, sia quando, nella seconda parte del romanzo, vengono sensibilmente scosse le corde della paura, della tensione, della disperazione finanche della rassegnazione, allora mi permetterò di essere meno formale e cercherò di suscitare negli altri potenziali lettori la curiosità che, vi assicuro, sarà poi ripagata dalla lettura del libro.

Senza svelare troppo sul finale che, in effetti, può essere interpretato da più punti di vista e non si conclude, paradossalmente, con una “tesi” precostituita ma con un “molto probabile” finale-non finale in cui passato, presente e futuro si confondono, non si può certo dire che I Gemelli del Cosmo sia una fiaba o un racconto fantasy che si chiude con leggerezza. Anzi, visto che parla di noi e del nostro mondo attuale e del suo futuro prossimo, non si può neanche affermare che il romanzo si chiuda… ed è proprio là, in quell’interrogativo finale, che il lettore è portato a rimanere sospeso, ponendosi mille e una domande.

È per questo che, in preda alle mille sensazioni e suggestioni, nel primo post uscito d’istinto sulla mia pagina social a cinque minuti esatti dalla fine della lettura di questo libro, mi sono permesso di dire che questo romanzo dovrebbe essere tradotto in tutte le lingue del mondo ed assurgere ad una sorta di “nuova Bibbia” per ogni singolo cittadino di questo pianeta e, in particolar modo, dei potenti della Terra.

Credo, infatti, esso contenga l’ultimo appello, l’ultimo “alert” prima del punto di non ritorno per la nostra civiltà, farcito e abbellito da una storia molto avvincente che, tuttavia, non ci può apparire come una vera finzione, dal momento che, per assurda che sia, è troppo strettamente connessa e legata al nostro presente e al futuro che verrà di qui a poco.

È per questo che lo definisco un racconto ultra-realistico dal momento che, pur apparendo come una novella fantasiosa e irreale, non viene e non potrà essere percepita da nessuno, tranne che da qualche bambino (a cui comunque andrà fatto leggere), come finzione, e questo perché anche se non ce lo diciamo chiaramente, presi dalle nostre vite frenetiche quotidiane, ognuno di noi dentro di sé, in particolare in questi ultimi mesi di consapevolezza aumentata grazie a fenomeni come Greta Thunberg, sa che siamo arrivati vicinissimi al punto di non ritorno per la salvezza dell’intero ecosistema.

Speriamo solamente che, a differenza di quanto accaduto al pianeta Terra nel romanzo, nel “qui ed ora” ci sia ancora un piccolo margine di manovra per virare con forza verso un altro finale. Non torneremo mai più ad essere l’utopico pianeta Serra perché i danni inferti all’ambiente sono troppi e troppo incisivi, ma possiamo (e dobbiamo crederlo) ancora ‘salvarci la pelle’ e non arrivare all’estinzione totale.

Cosmos, opera di Gustave Alhadeff

Sul termine utopico vorrei, tuttavia, specificare che a differenza di altri che hanno letto e recensito questo libro, io non mi azzardo a parlare della contrapposizione di un mondo utopico rispetto ad uno distopico in questo romanzo, in quanto l’utopia è irraggiungibile per definizione mentre noi, Serra, lo eravamo.

La Terra, infatti, agli albori e per millenni è stata un ecosistema in perfetto equilibrio come la Serra del romanzo, quindi quell’Utopia era realtà ed oggi è naufragata o sta naufragando velocemente verso il suo esatto opposto: la distopica Terra del racconto, molto simile alla nostra attuale.

Del resto, risuonano ancora forti le parole di una protagonista del racconto, Laylah, che, rivolgendosi al suo compagno di viaggio e di vita Yosh, si dice incredula del fatto che “le donne e gli uomini di questo pianeta sono stati nostri gemelli”, sottolineando che “avevano tutti gli strumenti per salvare l’ecosistema e loro stessi”…

Ecco, il punto centrale del racconto è questo: ancor prima di Greta, Stefano Ceccarelli ha messo per iscritto, romanzandolo in un racconto molto bello, fluente, scorrevole, didascalicamente costruito, in un italiano chiaro e semplice anche quando tratta temi e concetti scientifici importanti, spaziando dalla filosofia alla teologia, alla sociologia, alle scienze del clima, all’ingegneria, il succo della nostra esistenza, dando una visione molto cruda e terrificante del suo epilogo più probabile ma, parallelamente, facendoci assaporare un’alternativa che, sebbene sembri essere utopica anche per come si sviluppa il romanzo, alla fine è ancora lì, presente come alternativa, sempre che la coscienza collettiva si svegli.

Dal punto di vista puramente letterario, infine, lodevole e degna di nota l’idea creativa alla base della storia, studiata con metodo e precisione tali da farla, nella sua assurdità, sembrare verosimile. Quel sacco di elementi primordiali inviato da Dio su ciascuno dei due pianeti gemelli, quella fatalità che porta alla fuoriuscita nell’universo di uno degli elementi… non uno a caso… come si scoprirà ad inizio racconto e come sarà ancora più chiaro nelle ultime parole dell’epilogo, chiudendo un cerchio logico che si era aperto nelle prime pagine e di cui, durante il racconto, si erano perse le tracce per un bel po’.

Insomma se volete destarvi dal vostro (nostro) torpore, dalla frenetica vita quotidiana e non dormire più sonni tranquilli assistendo al veloce disfacimento della nostra civiltà per mano nostra, leggete questo libro ma leggetelo soprattutto perché, se facciamo un passaparola collettivo, se lo facciamo diventare virale, se ad aprire gli occhi saremo in milioni, allora la salvezza sarà ancora possibile (sempre che siamo ancora in tempo e che, soprattutto, dipenda davvero dall’uomo e non da leggi pre-scritte e da un autonomo evolversi dell’ecosistema, ma ne dubito). Se poi avesse ragione Trump o chi con lui nega il cambiamento climatico, il riscaldamento atmosferico, allora avremo semplicemente letto un bel libro, che non è poco.

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L’autore

Stefano Ceccarelli, primo classificato al Premio Ipazia Città di Eboli 2018

Nato a Frosinone nel 1961, dove tuttora vive, Stefano Ceccarelli è laureato in Chimica ed è titolare di una società di servizi nel settore farmaceutico. Ama definirsi un ambientalista ossessivo-compulsivo. Ha esordito come scrittore nel 2016, pubblicando il racconto fantastico La buccia della Terra e nel 2018 ha ricevuto il Premio Ipazia Città di Eboli per I Gemelli del Cosmo.