HELLA SORAYA ZANETTI COLLEONI - Ambasciatrice della cultura mediterranea
Legale, imprenditrice di successo, grande sportiva e presidente di Confimi Industria Piemonte, Hella Soraya Zanetti Colleoni è una di quelle personalità eclettiche a cui è difficile assegnare un solo ruolo e profilo. Nata in Tunisia nel 1978, da genitori appartenenti alle due sponde del Mediterraneo, ha trasformato questa peculiarità in un'occasione di arricchimento personale, che le permette di non vedere mai le cose da una sola prospettiva. L’abbiamo incontrata per conoscerla meglio.
Buongiorno, Hella. Dopo una formazione legale avvenuta tra Italia e Tunisia ha fondato e diretto, per oltre vent'anni, la holding industriale Tida Group. Nel 2020 ha poi creato Matt, realtà specializzata nell’innovazione sociale. Ce ne può parlare?
Tida Group è nata nel 2001 dall’esigenza di prendere le redini di alcune attività di famiglia e riorganizzarle nell’ottica di un cambio generazionale. È una realtà che opera in contesti industriali molto diversificati: lo dico perché c’è un legame tra l’impresa e le nostre attività in ambito sociale. Quando Tida ha potuto guardare oltre le attività produttive, ha iniziato a investire in benessere fuori e dentro al gruppo. MATT è l’evoluzione di questo percorso ed esprime meglio la mia visione, ereditata in famiglia e legata al fatto che nell’impresa deve esserci un esempio concreto di buona gestione. Credo si debba creare benessere a più livelli, in modo organizzato. Dico organizzato, perché la mentalità da imprenditore è essenziale per realizzare il bene della collettività.
In parallelo, si è dedicata al volontariato, partecipando a diverse iniziative benefiche. Ce le può illustrare?
Sì: come dicevo, c’è continuità nell’impegno sociale. Il benessere degli altri può essere quello aziendale, ma anche il welfare altrui, perché l’azienda è una realtà che genera intorno a sé un ecosistema di pace. Infatti, siamo stati premiati dalla stampa europea per il nostro impegno. Con MATT abbiamo sviluppato progetti sociali in Eritrea, Tunisia, ma anche in Italia, grazie alle competenze acquisite, nonché all’abilità nell’intercettare bandi e gestire l’aspetto organizzativo e finanziario. Tante, ad esempio, le iniziative per l’infanzia alle quali ci dedichiamo.
I progetti benefici nei quali sono coinvolta, sono tanti scenari che si intersecano. Ho iniziato occupandomi di attività sociali legate al mondo degli orfanotrofi; successivamente l’impegno si è esteso alle donne, per poi continuare occupandomi di giovani disagiati. Ho lavorato a progetti per lo sviluppo del Mediterraneo, dell’economia, e dedicati alle donne: tutte attività complementari, che generano benessere ad ampio spettro.
Talvolta ci viene chiesto un aiuto da un paese, altre volte individuiamo noi una categoria fragile. Faccio un esempio di intervento: ci è stato chiesto di salvaguardare i mestieri del fuoco che si stavano perdendo in Tunisia. C’era, da una parte, la necessità di continuare a svolgere questi mestieri, dall’altra una città come Nabeul, che stava morendo per la mancanza di lavoro. L’Italia ha eccellenze professionali in questo ambito – basti pensare alla lavorazione delle maioliche - per cui sono stati creati dei percorsi professionalizzanti tra le due nazioni. Ciò ha sviluppato competenze, dando lavoro a chi insegnava e a chi ha imparato un mestiere, ed ha permesso di portare benessere e crescita economica, utili a dare stabilità.
Nel corso degli anni ha ricevuto diversi riconoscimenti, sia per il suo impegno professionale che, appunto, per la sensibilità dimostrata in materia di solidarietà, volontariato e per la tutela delle persone fragili nella veste di Ambasciatrice europea dell’infanzia. Quale, tra tutti i progetti da lei portati avanti, la rende più orgogliosa?
Un’iniziativa legata all’infanzia. Alcuni anni fa mi è stato chiesto dal Ministro dell’Infanzia Neziha Labidi di introdurre un modello laico di istruzione prescolare in Tunisia. Ho individuato vari partner italiani d’eccellenza nel settore scolastico, da prendere a modello, e abbiamo lavorato per mettere a punto un sistema e sperimentarlo: da questo percorso è nato un disegno di legge, poi approvato. Questo metodo educativo, innovativo e moderno, è diventato una buona prassi per educare i bambini anche in aree rurali e disagiate. Attualmente, esistono 80 ispettori nazionali che verificano l’uso appropriato del metodo e 4200 educatori formati.
Una domanda di carattere personale. È cresciuta in un contesto multiculturale ed ha saputo trasformare questa circostanza in una carta vincente. Cosa significa, per lei, essere portavoce di una cultura mediterranea che racchiude usanze e valori anche molto diversi tra loro?
La diversità è una ricchezza. Nel bacino Mediterraneo siamo molto diversi, ma anche molto simili: la nostra storia è sempre stata una miscela di valori. Ho capito da adulta che sono stata fortunata, perché conoscere più culture e viverle in assoluta armonia è stato un vantaggio. Non si tratta solo di bilinguismo, come mi è stato fatto notare, ma di due culture che scorrono nel tuo sangue e che padroneggi in tutti gli aspetti. Per me era normale parlare arabo, francese o italiano, festeggiare il Natale e rispettare il Ramadan. Ecco, questo senso di familiarità inclusiva è la ricchezza delle nostre civiltà ed è quello che voglio trasmettere.
Fin da bambina ha sempre praticato sport: prima tennis a livello agonistico, poi kickboxing e, in seguito, automobilismo. Tra le sue imprese sportive spicca la partecipazione, nel 2001, al “Rally delle Farfalle”, nel deserto tunisino. Cosa ricorda di quell’affascinante esperienza?
Ho scoperto le corse in auto nel deserto lavorando dietro le quinte, portando cibo e attrezzature con i fuoristrada dell’organizzazione. Lì ho conosciuto una delle prime donne arabe a partecipare alle gare: Hend Chaouch, una persona speciale. Una donna con una forza pazzesca! Per cui ho deciso di provare. Il Rally delle Farfalle è una competizione al femminile, dura perché si svolge in condizioni estreme, con 48 gradi centigradi in un deserto che cambia continuamente: le dune si muovono in un batter d’occhio e si perde facilmente la prospettiva. Si arriva al punto in cui il tuo corpo e la tua mente non collaborano per il troppo sforzo e, allora, devi decidere cosa fare: o molli e muori, oppure lotti. Ho sempre scelto la seconda strada.
Come riesce a conciliare i suoi numerosi impegni con gli interessi personali?
La polivalenza è la quintessenza dell’esser donne: ci viene naturale. Una donna non può che conciliare spontaneamente tutte le vite che rappresenta, essendo lei che genera la vita.
Obiettivi per il futuro?
Sono pragmatica, se voglio qualcosa lo realizzo. Come obiettivo, direi riunire il bacino Mediterraneo: cosa che coincide con l’impegno di MATT e che era anche il sogno di mia madre.
In copertina: Hella Soraya Zanetti Colleoni
immagini © Andrea Guermani