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MOGOL – Lo spettacolo teatrale "Emozioni" in scena a Milano

Con oltre millecinquecento canzoni pubblicate e una miriade di collaborazioni di grande prestigio internazionale all’attivo, Giulio Rapetti Mogol è uno degli autori più prolifici e in assoluto quello di maggior successo del panorama musicale italiano.

Da tutti conosciuto semplicemente come Mogol, all’età di 83 anni – di cui oltre sessanta di carriera artistica – è un uomo che ha sempre saputo vivere a fondo la propria vita per poi raccontarla nei suoi testi come ad un amico, svelando verità umane e pensieri intimi.

Definirlo un paroliere sarebbe riduttivo. Il mondo di questo grande personaggio è infatti costellato da impegno sociale, amori familiari, sport (calcio ed equitazione), viaggi, didattica, spettacolo e tanto altro.

Le sue canzoni, però, sono quelle che più di ogni altra cosa lo definiscono e che continuano a suscitare nel grande pubblico le stesse, identiche emozioni di sempre. E non è certo un caso che il suo spettacolo teatrale si chiami proprio così: Emozioni.

Milano, Torino, Macerata e il Teatro Antico di Taormina saranno solo alcune delle tappe toccate dal tour.

A parlarcene è proprio lui: il mitico Mogol.

Domani 3 febbraio andrà in scena, al Teatro Dal Verme di Milano, Emozioni. Di cosa si tratta?

Si tratta di una rappresentazione teatrale in cui, insieme all’interprete Gianmarco Carroccia, effettuiamo un viaggio attraverso le mie canzoni con Battisti.  Un’orchestra di 16 elementi eseguirà una vera e propria biografia musicale, mentre Carroccia interpreterà i brani ed io, presente sul palco insieme a lui, racconterò aneddoti e curiosità intorno alla nascita di alcuni di quei brani. Vi saranno, inoltre, tre canzoni di Gianni Bella: Il profumo del mare, Il patto e Quello che non ti ho mai detto.

Come mai ha preferito una rappresentazione teatrale ad un concerto? Cosa offre il teatro rispetto ad altre forme di spettacolo?

Lo spettacolo alterna parti di concerto – con i testi proiettati sullo sfondo ed un pubblico che partecipa attivamente, cantando con passione – e miei interventi, più discorsivi, in cui racconto un po’ le circostanze in cui sono nate certe canzoni. È un tipo di rappresentazione che offre grande interazione con gli spettatori.

Quest’anno ricorrono i 50 anni dall’uscita dell’album Emozioni e le canzoni in esso contenute continuano a riscuotere ancora tantissimo successo. Perché, secondo lei, questi brani sono così amati dal pubblico?

Si tratta di canzoni che sono rimaste nella cuore e nella memoria della gente. I miei testi sono spesso autobiografici ma tanti italiani si riconoscono e si identificano nei pensieri, nelle parole e, soprattutto, nelle emozioni raccontate in questi brani.

Parlando di Emozioni non si può fare a meno di pensare alla sua collaborazione artistica e, soprattutto, alla sua lunga amicizia con Lucio Battisti. Come lo ricorda?

Tra noi c’era un rapporto di grande amicizia e di stima reciproca. Lui mi chiamava il poeta e per me era il più bravo musicista che avessi conosciuto. Ricordo che avevamo instaurato un modo abituale di lavorare, quasi una routine: Lucio veniva a casa mia dopo aver composto la musica di 10-12 canzoni. Iniziavamo verso le 9 del mattino: lui suonava la chitarra, cantando in un inglese maccheronico ed io, sdraiato sul tappeto, componevo i testi. In meno di due settimane il lavoro era pronto. Molte delle canzoni sono nate nell’arco di un’ora.

Lucio Battisti Emozioni ℗ 1970 Sony Music

Gianmarco Carroccia, il suo co-protagonista nello spettacolo teatrale, è un artista che si è formato all’interno del CET Centro Europeo di Toscolano, la scuola da lei fondata. Ci può dire di più su questo suo progetto accademico?

Il CET è un’associazione no-profit da me fondata nel 1992 con lo scopo di valorizzare e qualificare principalmente nuovi professionisti della musica pop, persone sensibilizzate all’importanza della cultura popolare e alle esigenze etiche della comunicazione.  Il centro si trova in un complesso di oltre 120 ettari nel cuore dell’Umbria. Il CET, però, è soprattutto un’accademia che ha preparato e prepara artisti di altissimo livello internazionale. Lo scorso anno ho tenuto dei corsi negli Stati Uniti, a Berkeley e ad Harvard, e lì ci hanno rivolto moltissimi complimenti per i nostri metodi didattici.

Gianmarco Carroccia, in effetti, è stato allievo del CET tra il 2010 e il 2011 ma a dire la verità non mi ricordavo di lui. Poi un giorno l’ho sentito cantare in uno dei suoi concerti, di fronte ad un pubblico entusiasta e, da lì, progettare uno spettacolo insieme è stato quasi inevitabile. È un grande trascinatore e sa bene come coinvolgere il pubblico. Ma non solo: è anche un interprete incredibile ed i suoi spettacoli sono sempre sold-out.

Ripensando ai suoi primi passi nel mondo della musica, cosa significava essere un autore negli anni Sessanta? Come si sono evoluti i gusti musicali e cosa cerca il pubblico, oggi, rispetto a quel periodo?

Guardi, io ho avuto la fortuna di aver venduto oltre 523 milioni di dischi nel mondo, con 151 successi che si sono piazzati tra i primi dieci posti in classifica e di cui, oltre la metà, erano brani composti con Battisti. Sono numeri incredibili e io stesso, quando li ho uditi per la prima volta, stentavo a crederci. Credo che tale successo sia dovuto al fatto che scrivo per me e non seguendo i gusti del pubblico.

Come nasce una sua canzone?

La mia caratteristica è di non avere mai un soggetto preparato: ascolto la musica e riconosco ciò che mi sta dicendo. 

Il suo repertorio è vastissimo. Tra tutte le canzoni pubblicate, ce n’è una che per lei ha un significato speciale?

Sì: è la canzone Anche per te. È un testo che, credo, avrebbero voluto scrivere tutti. È stato ispirato da tre donne sole, che avrei voluto aiutare.

Nel corso della sua carriera ha collaborato con tantissimi artisti di fama mondiale: da Mina e Celentano a Bob Dylan e David Bowie. Tra i nomi odierni, c’è un artista che ammira più di altri?

Direi Cristicchi: un grande musicista ed artista teatrale, con il quale ho anche avuto modo di collaborare.

In copertina: Mogol
materiale visuale per gentile concessione dell’intervistato

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