PAUL ATKIN - La rinascita del Teatro San Cassiano
Nel 1637 Venezia, con il Teatro San Cassiano, donò l’opera al mondo. Oggi, l’Italia si ritrova priva di un teatro d’opera barocca commercialmente attivo, con macchine di scena e scenografie d’epoca funzionanti. Anzi, paradossalmente, non esiste nessun teatro barocco professionale attivo al mondo, nessun teatro d’opera barocca in funzione a Venezia o in Italia, e nessuna messa in scena di opera barocca “HIP”. A parlarcene, in perfetto italiano e con un leggero accento inglese, è Paul Atkin, imprenditore e musicologo, fondatore ed Amministratore Delegato del Teatro San Cassiano Group, un’organizzazione nata con l’obiettivo di ripristinare il TSC a Venezia.
Com’è nata l’idea della ricostruzione del Teatro San Cassiano?
Ha avuto l’idea di questo progetto per la prima volta nel 1999, assistendo a una produzione del Giulio Cesare presso lo Shakespeare’s Globe di Londra. La limpidezza della rappresentazione era talmente arricchita dall’ambientazione rinascimentale storicamente consapevole di Mark Rylance, che compresi subito che cosa si sarebbe potuto ottenere se Venezia avesse costruito un Globe tutto suo, nel quale poter approfondire l’esecuzione “HIP” dell’opera barocca. Nel 2014 ho venduto la mia società per potermi dedicare esclusivamente alla ricostruzione del Teatro San Cassiano.
Venezia ospita il Gran Teatro La Fenice, il Teatro Goldoni e il Teatro Malibran. Perché hanno smesso di rappresentare l’opera barocca?
Il Teatro La Fenice, il Goldoni e il Malibran sono, rispettivamente, specializzati nell’opera lirica, nel teatro di prosa e nella musica sinfonica, e perciò non sono in grado di ospitare l’opera barocca autentica. Sono tutti troppo grandi e le loro infrastrutture moderne hanno da tempo sostituito le macchine di scena e le scenografie originarie. Il problema è aggravato dal fatto che La Fenice (come la Royal Opera House) ha cessato di produrre opere del periodo barocco. La questione è duplice: dal punto di vista artistico, le loro enormi sale non sono adatte alle produzioni ‘in scala ridotta’ richieste dall’opera barocca, mentre dal punto di vista commerciale le economie di scala fanno sì che le produzioni delle opere d’epoca classica e romantica offrano un rendimento finanziario migliore. Questo vuoto di mercato offre al Teatro San Cassiano ripristinato l'inequivocabile opportunità di diventare la forza trainante dell’opera barocca.
Perché la sua scelta di ripristino di un teatro d’opera barocca è ricaduta proprio su Venezia? Una città dichiarata Patrimonio dell’Umanità, che attira ogni anno un flusso di circa 30 milioni di turisti provenienti da tutte la parti del mondo e che con l’inizio dell’anno ha visto una serie di proposte sull’introduzione di misure protezionistiche..
Il problema si presenta proprio nell’analisi di questi 30 milioni di turisti e nello squilibrio fra turisti ‘buoni’, che soggiornano in alberghi, mangiano nei ristoranti e investono nell’economia locale, e turisti ‘cattivi’ - i famigerati turisti ‘giornalieri’ - che non pernottano, portano il loro cibo, acquistano souvenir a poco prezzo e la cui spesa in città è sotto i livelli sostenibili. In questo contesto, gli appassionati del barocco rappresentano clienti impegnati, colti e con elevate capacità di spesa, disposti a viaggiare e ad investire nella loro passione, e generano una miriade d’opportunità commerciali. Il loro impatto su Venezia alimenterà una riprogrammazione e crescita delle attività culturali e darà luogo alla creazione di pacchetti ‒ comprensivi di viaggio e pernottamento ‒ legati a biglietti con opzioni specifiche, e a serate all’opera. A Venezia, poi, esiste ancora il giardino in cui originariamente fu costruito il Teatro San Cassiano: un fatto di per sé straordinario.
In quale parte della città vorrebbe ricostruire il Teatro San Cassiano?
A San Polo che è, per molti versi, una parte trascurata di Venezia. Dopo aver visitato i mercati intorno al Ponte di Rialto, i turisti tornano in larga maggioranza verso i luoghi più famosi attorno a piazza San Marco. Esiste, quindi, un’evidente opportunità di rivitalizzazione attraverso l’occupazione diretta e indiretta presso il teatro, ma anche presso l’infrastruttura di supporto e nelle vicinanze. Ciò si estenderà alla comunità locale e avrà un enorme impatto benefico sui piccoli fornitori di alloggi, ristoranti, bar e negozi. Il progetto s’ispira a modelli già comprovati, come la rivitalizzazione del Bankside di Londra in seguito alla ricostruzione del Globe.
L’opera barocca rappresenta un mercato particolare e di nicchia. Prevede qualche ammodernamento nell’utilizzo del Teatro San Cassiano, rispetto ai canoni tradizionali?
Bisogna ricordare che nel 1637, a Venezia, il Teatro San Cassiano mise in scena la prima produzione che aprì le porte a un pubblico pagante. Fino ad allora, l’opera era stata appannaggio dell'aristocrazia e del mecenatismo privato. Questo progetto ha lo scopo di dare qualcosa a tutti i veneziani. Il Teatro rappresenterebbe una cornice senza pari per opere, balletti e concerti dei migliori artisti di musica barocca al mondo, con la proiezione in live streaming, nonché la pubblicazione e commercializzazione di CD, DVD, libri, download, servizi virtuali e altri prodotti. Questo progetto offre a Venezia un contributo solidale per un futuro commercialmente sicuro ed ecologicamente sostenibile.
Qual è la situazione dei teatri barocchi situati in Italia e in Europa? Ha visitato numerosi teatri europei e condotto approfonditi studi storici. Ce ne vuole parlare?
Sia in Italia che in Europa, non esiste un solo esempio di teatro d’opera barocca autentica attivo dal punto di vista commerciale e pienamente funzionante, sia esso pubblico o privato. L’attuale domanda è soddisfatta da due fonti in Europa: La Reggia di Versailles e il Sam Wanamaker Playhouse presso lo Shakespeare’s Globe; tuttavia, nessuno dei due funziona come un teatro d’opera in piena attività.
In Italia abbiano visitato anche i tre teatri più antichi esistenti: il Teatro Olimpico di Vicenza, del 1580, il Teatro all’Antica di Sabbioneta, del 1588, e il Teatro Farnese di Parma, del 1618. Nessuno di essi è operativo dal punto di vista commerciale.
Come presenterete il progetto a Venezia? Ci vuole parlare del Convegno Internazionale in programma per la prossima settimana?
Dal 13 al 16 giugno avremo delle giornate ricche d’impegni per il primo Convegno internazionale presso il Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia. Oltre agli architetti del Globe, Jon Greenfiled e Peter McCurdy, avremo architetti italiani, il musicologo e direttore della ricerca Dr. Stefano Patuzzi, il Prof. Andrea Marcon, specialista mondiale dell’esecuzione storicamente consapevole, lo storico Pavel Slavko, la professoressa Ellen Rosand di Yale, il Prof. Bizzarini dell’Università di Napoli e tanti altri. Per il 16 giugno, a conclusione del Convegno, è prevista una mostra gratuita, in cui interagiremo con le persone del pubblico partecipante, rispondendo alle loro domande.
In copertina: Siface