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IL TEMPIO DI ADRIANO – Da luogo di culto a fulcro commerciale di Roma

Leggo la progettazione didattica prima di entrare in classe: venerdì mattina mi dovrò recare con i miei alunni alla Camera di Commercio di Roma, a Piazza di Pietra. Ne sono felice, perché per me si tratta di un’occasione unica per ricostruire la storia di quell’edificio che molti romani ancora chiamano Tempio di Adriano.   

Arrivati, ci fermiamo a osservare il colonnato: contiamo le colonne, ci soffermiamo sulle loro scanalature, ammiriamo i capitelli in stile corinzio che le sormontano elegantemente. Un mio alunno mi fa notare che sulla quarta colonna, da sinistra, si intravede una croce scolpita nella pietra: dettaglio curioso.

Entriamo nell’atrio immenso della Camera di Commercio, delimitato da colonne realizzate in epoca più recente e, su uno dei due lati, da un muro realizzato con diverse tecniche di costruzione, a partire dall’opus reticulatum, una particolare tecnica edilizia di epoca romana. Inizio la mia lezione in un angolo di questo enorme atrio.

La storia del Tempio di Adriano e quella di Roma si intrecciano nel corso degli anni, segnate dai cambiamenti urbanistici e dalle trasformazioni della società e dell’economia.

L’Hadrianeum, così come lo chiamavano gli antichi romani, presenta ancora oggi le sue maestose undici colonne in stile corinzio e i resti della trabeazione del lato settentrionale, l’alto podio e le volte in calcestruzzo, un tratto del muro della cella e notevoli tracce della fondazione, tra le quali un blocco di marmo, che si pensa possa essere la base della statua di Adriano. Ci sono pervenuti anche elementi legati alla decorazione dell’edificio, come i rilievi con Province e Trofei d’Armi (nelle immagini, ndr).          

Fu l’imperatore Antonino Pio a edificare il tempio, in onore del padre adottivo Adriano, tra il 139 e il 145 d.C., anche se si ipotizza che i lavori fossero già iniziati poco prima della morte dell’imperatore Adriano, la cui intenzione era quella di erigere un monumento in onore della moglie Vibia Sabina.

L’edificio iniziò a subire i primi danni di decadenza e dispersione a partire dal V secolo, quando il pontefice Sisto III riutilizzò ampie parti del monumento per altri scopi. Da qui, la memoria della muratura e una serie di disegni e prospetti realizzati nel tempo ci hanno dato la possibilità di ricostruire l’utilizzo che è stato fatto del Tempio fino ai giorni nostri.

In epoca medioevale, fino alla fine del XVII secolo nell’edificio abitarono la Confraternita e l’Arciconfraternita degli Orfani e, attorno ad esse, si costruì un’intera organizzazione di abitazioni e botteghe. Tra le tante case vi era quella del maniscalco, a cui oggi si attribuisce la piccola croce scolpita sulla quarta colonna. Ecco, quindi, svelato il mistero: quella colonna non era nient’altro che il muro dell’abitazione dell’artigiano.

Le trasformazioni dell’edificio continuarono e, in epoca rinascimentale, a seguito del crollo di una parte del monumento, molti dei resti rimasero ben visibili per parecchi anni, tanto da dare il nome alla piazza: Piazza di Pietra.

Nel 1655, Alessandro VII divenne papa e con lui si ebbe una rivalutazione urbana della città. Il Papa riqualificò l’area attorno al Corso e ai rioni Pigna e Colonna, rivalutò e riscattò il Pantheon, con annessa demolizione delle abitazioni costruite lungo Piazza della Rotonda e liberazione della piazza dalla caotica moltitudine di banchi di vendita, e restaurò l’Hadrianeum. Proprio quei banchi di vendita di Piazza della Rotonda, furono trasferiti in Piazza di Pietra nel 1662: la piazza che ospitava il Tempio di Adriano si trasformò, così, in mercato.

La storia del mercato di Piazza di Pietra, però, non fu molto lunga, poiché i canonici del Pantheon, che ricavavano forti rendite dall’affitto delle casupole adibite a banchi, riportarono il mercato a Piazza della Rotonda. Grazie alla liberazione di Piazza di Pietra dal mercato, si avviò una regolarizzazione del perimetro, abbattendo la casa del maniscalco e alcune stalle, costruite anch’esse a ridosso delle colonne.  

Nel gennaio del 1695, con papa Innocenzo XII, si iniziò a immaginare l’antico edificio a colonnate come la nuova Dogana di Terra: operazione attraverso la quale il papa sognava di associare l’elezione caritativa della Chiesa con il consolidamento delle strutture del governo.

Il progetto della realizzazione della Dogana fu affidato a Francesco Fontana, il quale modellò il palazzo sulla ricchezza dei materiali e delle linee architettoniche antiche, rispettando le dimensioni dell’antico tempio.

L’edificio conservò la sua identificazione funzionale e spaziale, fino a quando Roma non divenne capitale del Regno d’Italia, subendo importanti modifiche urbanistiche e architettoniche.

Tra il 1873 e il 1878, la Camera di Commercio trasferì la sua sede proprio nel Tempio di Adriano, chiudendo così la lunga carriera dell’edificio come protagonista della Roma pontificia. Nonostante l’incarico di adeguare l’Hadrianeum a Camera di Commercio fosse stato affidato all’architetto Virginio Vespignani, e malgrado le modifiche da lui apportate, tra il 1925 e il 1926 il monumento subì una forte trasformazione: le undici colonne furono liberate dai muri che colmavano lo spazio che intercorreva tra l’una e l’altra e il podio del tempio venne scavato e isolato verso Piazza di Pietra. L’Hadrianeum fu, quindi, riportato al mito della romanità.

Oggi, le undici colonne si impongono su Piazza di Pietra senza nascondere i segni del tempo: un percorso che ho volentieri rivissuto con i miei studenti, a dimostrazione del fatto che ogni monumento, ogni edificio e luogo di Roma ha la ‘sua’ storia da raccontare.

In copertina:
Il tempio di Adriano
(immagine: romaconsorzio.it)
immagini di repertorio