DANTE TRA LE RIGHE - Dalla dantistica ai fumetti verso i 700 anni del Sommo
Il 2021 è l’anno della grande attesa. Un’attesa internazionale frutto di milioni e milioni di speranze che si radunano nel desiderio di voler superare lo stato di incertezza a cui la ormai nota pandemia ha sottoposto la popolazione mondiale. È poi una coincidenza interessante il fatto che il 2021 sia proprio l’anno in cui si celebreranno i 700 anni dalla morte del “sommo poeta” Dante Alighieri, simbolo indiscusso della cultura italiana. Dove la grave situazione causata dal Coronavirus è stata ed è, ad oggi, una bolgia infernale da cui fuggire, la Divina Commedia ricorda sempre ai suoi lettori come, anche alla fine del viaggio più tribolante, c’è sempre un cielo azzurro a cui poter rivolgere lo sguardo e tirare un sospiro di sollievo. Sotto questo significato, i 700 anni di Dante non possono che essere di buon auspicio affinché si possa tornare a “rivedere le stelle” (Divina Commedia, Inferno XXXIV, v.139).
L’editoria italiana offre agli amanti della lettura o a chi, per interesse, volesse riaffacciarsi sulle opere di Dante una vasta bibliografia sull’argomento, dalla dantistica più pura a testi meno impegnati ma che, come ad esempio i libri per bambini, possono garantire una lettura alternativa agli scritti del Sommo. Volendo per un attimo scandagliare un immaginario scaffale di dantistica (o che, per meglio dire, ruota intorno alla purpurea veste del poeta), non si può che notare, con stupore, la presenza di tanti libri di studiosi che, recentemente, hanno trattato o ritrattato punti di vista e approfondimenti sulle opere dantesche.
Tracciando un percorso logico sulla figura del Sommo Poeta, i primi libri a fare da avanguardia a questo esercito di carta sono quelli biografici, primo tra tutti, molto atteso, Dante di Alessandro Barbero (Laterza, 2020). Lo storico torinese immerge il poeta nel suo tempo, ripercorrendo le tappe significative della sua vita: quale figlio di un usuraio con il desiderio di voler appartenere alla casta dei nobili e dei letterati, quale politico vittima della vischiosità della corruzione dei palazzi del Trecento, quale esiliato e viaggiatore in itinerari che, suo malgrado, lo costrinsero a visitare terre, città e corti, permettendo di scoprire un’Italia medievale altrimenti poco conosciuta. Ancora, Barbero pone sul banco della storiografia lacune biografiche a cui cerca di rispondere con ipotesi logiche.
Nel 2018 la casa editrice Carocci, con Vita di Dante di Giorgio Inglese, tenta la ricostruzione di una biografia “scritta dallo stesso Dante” attraverso ciò che dell’autore rivelano le stesse sue opere, dalla Vita Nova alla Divina Commedia. Dalla realtà alla psiche del Sommo, una “biografia” dell’ego di Alighieri è tracciata da Marco Santagata nel suo L’io e il mondo (Il Mulino 2018), con un accurato rimbalzare tra le opere e le vicende storiche del poeta che ne fanno un autore, un narratore e persino un personaggio.
Si sa, ed è un fatto, che l’io dantesco è complesso, articolato e profuso da inclinazioni poetiche esasperate, increspate da ideali potenti come l’amore e la fede. Uno spirito eccelso di cui le opere sono fenomenali ambasciatrici. A guidare nel fitto della “selva”, come un Virgilio, nella comprensione degli scritti dell’illustre fiorentino, vengono in soccorso secoli di dantistica con centinaia di studiosi che hanno provato a sciogliere enigmi e nodi, interpretando, come vaticini, i movimenti delle parole del Sommo.
Il primo libro che balza agli occhi sullo scaffale immaginario è Studi su Dante di Erich Auerbach. In verità, pur essendo stato pubblicato solo nel 2017 da Feltrinelli, il testo raccoglie tutti i saggi che il filologo tedesco ha dedicato, fin dal 1929, all’opera di Dante, in particolare alla Divina Commedia, approfondendo il legame tra struttura e poesia e, non da meno, anche la connessione degli scritti del fiorentino con altri autori del passato: rappresentanti soprattutto della cristianità, come San Paolo, Tertulliano, Sant’Agostino o Bernardo di Chiaravalle. La lettura di questi, secondo Auerbach, diviene propedeutica per un approccio più cosciente all’opera dell’autore medioevale. Del 2020 il libro Dante (Carocci), a cura di Roberto Rea e Justin Steinberg, è un aggiornatissimo trattato sul poeta e sottolinea soprattutto la capacità delle opere dantesche di volersi attestare come guide di discernimento per la coscienza degli uomini di ogni tempo. Il libro di Rea e Steinberg, considerati tra i massimi critici di Dante, è un battistrada formidabile per abbracciare in un unico volume tutte le principali questioni e le tradizioni culturali che stanno alla base della dantistica.
Dal passato all’oggi è invece il sentiero che percorre Piero Boitani nel libro Dante e il suo futuro (Edizioni di Storia e Letteratura, 2013), poiché il critico, attraverso un processo di quadratura delle opere dantesche e della fortuna delle stesse nella letteratura successiva, cerca di stimare quanto il Sommo possa influenzare ancora oggi la cultura.
E ancora una domanda: quanto influenzarono gli scritti di Dante la cultura del suo tempo? Una risposta prova a offrirla Simon Gilson con Leggere Dante a Firenze (Carocci 2019), contestualizzando il poeta e la sua opera nel paesaggio socioculturale del capoluogo toscano tra il 1350 e il 1481. Con le pagine di Gilson si scopre quanto e come furono utilizzate le opere dantesche, sia da parte dei suoi detrattori che da parte dei suoi sostenitori, per scopi ideologici, linguistici, culturali e politici. Ad esempio, l’impatto del Sommo sull’identità della città di Firenze fu sostanziale, coinvolgendo non solo umanisti come Boccaccio e Petrarca, ma anche la cultura “popolare” della città.
Della medesima “scuola” di ricerca, ma volgendo lo sguardo a qualche anno addietro, è un gruppo di pregiati studiosi italiani e stranieri che tentano di edificare la culla intellettuale entro cui crebbe Alighieri prima dell’esilio del 1302. Un fluido intreccio di apporti letterari alla base della formazione del sommo poeta della Commedia, come quelli che portano i nomi di Brunetto Latini e Bono Giamboni, e che gettarono fondamenta solide allo sviluppo di una letteratura volgare già dalla seconda metà del Duecento. Il libro dove poter approfondire questo argomento è Dante e la cultura fiorentina a cura di Zygmunt G. Baranski, Theodore J. Cachey jr. e Luca Lombardo (Salerno, 2019).
L’identità di Dante e la sua crescita spirituale e intellettuale sono esaminate anche dal libro Dante e la dimensione visionaria tra Medioevo e prima età moderna a cura di Bernhard Huss e Mirko Tavoni (Longo, 2019). Redatto dopo un seminario interdisciplinare tenutosi all'Italienzentrum della Freien Universität di Berlino, sotto l’organizzazione della Fondazione Alexander von Humboldt, il testo cerca di districarsi nella fitta trama di impulsi culturali che illuminarono il tracciato idealistico sul quale il poeta immaginò il viaggio, ad esempio, della Commedia.
Quali i retroscena imperanti che, come satelliti, ruotarono intorno alla produzione letteraria dantesca? Mistica ebraica e islamica, onirismo antropologico tardo antico e medioevale, tradizioni teologiche e profetiche con sicure visioni dell’al di là e, infine, tradizioni poetiche galloromanze, sono tutti elementi che, sotto le indicazioni del libro, possono essere intravisti dietro la Vita Nova, il Convivio e il sacro poema.
Dopo aver cercato di capire, accompagnati dai testi sopra, chi fu Dante Alighieri e, soprattutto, come crebbe culturalmente colui che divenne il padre della letteratura italiana, altri studi non possono che orientare il lettore tra le righe della prosa e della poesia dantesca, ormai assorta in un limbo di autentica eternità.
Per un primo confronto con l’ascesi poetica del poeta merita attenzione il volume Dante, "dalla mirabile visione" a "l'altro viaggio" di Nicolò Mineo (Longo, 2016), in cui si sintetizzano i passaggi cruciali, sia storici che letterari, che portarono il Sommo dalla prima sua opera di attribuzione certa, La Vita Nova, scritta tra il 1292 e i 1295, all’acrobatica messa su carta della Divina Commedia.
Più recente l’impresa editoriale di Aldo Cazzullo che, come un “Caronte”, introduce al mondo dell’opera letteraria del grande scrittore fiorentino attraverso il suo A riveder le stelle (Mondadori 2020). È un libro che respira di due viaggi: quello visionario e quello reale. Cazzullo, sbirciando dietro le spalle di Dante, indica ai lettori i personaggi più temibili dello scenario infernale della Comedìa in una rassegna che fa gioco con il viaggio reale di Dante in Italia, rimettendo insieme le tessere che il poeta sparge tra i versi del poema, così da ripercorrere la penisola attraverso quelle rime in cui si cita il Lago di Garda, lo stretto di Messina tra Scilla e Cariddi, le terre dell’Istria e della Dalmazia, Venezia, Mantova, la Puglia, Roma, Genova, Firenze e così via.
Non manca, in conclusione, neanche quella volontà di Alighieri di abbozzare, con i suoi scritti, un primo viso dell’Italia e degli italiani, non solo condannando alcuni per i loro “peccati”, ma esaltandone molti altri come campioni di umanità e formidabili esponenti della resistenza alle sventure più sconfortanti.
A proposito di viaggio lungo lo Stivale attraverso l’opera di Dante, qualora gli appunti dedicati al tema da Cazzullo non bastassero, ecco le oltre mille pagine del libro L’Italia di Dante di Giulio Ferroni (La Nave di Teseo, 2020), vincitore del Premio Letterario Internazionale Mondello e, come saggio, del Premio Viareggio-Répaci. Ferroni, infatti, prende spunto dagli scritti di Dante per vivere un viaggio italiano tra letteratura e storia, da un lato, e la bellezza di una nazione che, ai tempi del Sommo, è stata frammentaria nella sua identità culturale e sociale, avviluppata in un sincretismo che costituisce la memoria identitaria degli italiani e che, ancora oggi, la rende unica nel mondo.
A uno scandaglio più approfondito sulla figura di Dante ci sono poi testi che trivellano il mondo poetico dell’autore per stimolare riflessioni su temi molto particolari. Il libro Il bestiario dell’aldilà di Giuseppe Ledda (Longo, 2019) passa in rassegna, ad esempio, gli animali che si citano nel grande poema dantesco, per lo più utilizzati per ricreare delle similitudini, in cui intervengono spesso sostanziali richiami ai valori simbolici tipici del Medioevo.
Scorrendo tra gli autori si riconosce, inoltre, Alison Morgan che, nel 2012, con la Salerno Editrice, lancia Dante e l'aldilà medievale, una succulenta analisi dei regni ultramondani la cui trattazione, con la Commedia, fa di Dante il principe indiscusso di un rimeggiare che la critica considera, da secoli, unica e inclassificabile nel patrimonio mondiale letterario.
Un’opera, quella del sacro poema, che non ha eguali neanche sul piano dell’utilizzo della metafora, figura retorica che nel sottobosco di terzine viene sublimata nel suo utilizzo, donando al lettore verticistici voli di pura ed esaltante poesia. Su questo tema si passa la parola a Marco Ariani che, nel 2009, pubblica con la L.S. Olschki un attinentissimo testo: La metafora in Dante.
Si torna per un attimo alla geografia dantesca che diviene ancora oggetto di attenzione nel volume Dante e l’Oriente di Brenda Deen Schidgen (Salerno, 2016), in cui si pone attenzione a quelle parti in cui il Sommo esplicita la propria opinione nei confronti di ciò che fu al di là del mondo cristiano, verso un oriente dibattuto tra Islam e crociati, facendo della stessa Commedia un poema lirico orientato a divenire esso stesso una crociata per la salvezza dei popoli “fuori dalla grazia di Dio”.
I viaggi letterari a cui Dante invita a partecipare sono anche un primo confronto con le origini della lingua italiana. Alighieri è di fatto identificato come il “padre” dell’italiano, come spiega Paola Manni ne La lingua di Dante (Il Mulino, 2013). Perché? Con il poeta fiorentino, infatti, si celebra la supremazia del volgare toscano sulle altre forme linguistiche della Penisola, surclassandole a dialetti. La studiosa Manni cerca di analizzare la lingua fiorentina della seconda metà del Duecento, portandone alla luce le caratteristiche lessicali, morfologiche, sintattiche e anche stilistiche.
Si è chiaramente citata la Divina Commedia, la cui lettura, pur assicurando un’accurata attenzione, non sempre risulta di chiara e semplice comprensione. A questo limite, se proprio necessario, possono venire incontro ben tre libri. Il primo è Per una nuova edizione commentata della Divina Commedia di Enrico Malato (Salerno, 2018). Il secondo è, invece, Il viaggio di Dante di Emilio Pasquini (Carocci, 2015), il quale cerca di spiegare la Commedia al pubblico non accademico, schermando la lettura da attenzioni erudite e formalizzando il legame tra l’opera e il lettore solo attraverso il contatto diretto con i versi. Infine, Leggere la Commedia di Giuseppe Ledda (Il Mulino, 2016) che inquadra l’opera in poco meno di duecento pagine delineandone la storia, i temi, lo stile e anche la fortuna.
Tra le ultime pubblicazioni del 2020 ecco ancora il libro di Alberto Casadei, edito da Il Saggiatore, dal titolo Dante. Storia avventurosa della Divina commedia dalla selva oscura alla realtà aumentata. È sì un volume che calca la strada storica del “sacro poema” al di fuori dello studiolo di Dante, vedendolo passare di mano in mano, da Petrarca a Boccaccio e oltre, ma le pagine di Casadei si spingono fino alle interpretazioni più recenti, persino informatiche e digitali, ribadendo quanto l’eredità di Alighieri sia presente nella società contemporanea e quanto lo sarà in quella del futuro.
Un dialogo tra il Sommo e i lettori di oggi che, come insegna Casadei, può avvenire, in effetti, attraverso libri meno convenzionali, soprattutto indirizzati a bambini e ragazzi, sfruttando anche linguaggi ben lontani da endecasillabi e allegorie, ma senza disintegrare il messaggio universale dell’opera dantesca. Primo tra tutti una spassionata rivisitazione della Commedia in chiave ironica del gruppo Facebook “Se i social network fossero sempre esistiti” e dal titolo La Divina Commedia riveduta e scorretta (Longanesi, 2020). Gli autori ripercorrono il viaggio nelle tre cantiche, immaginando il protagonista, insieme agli altri personaggi, parlare un linguaggio più vicino al terzo millennio con una verve tipica di chi è più avvezzo a fare un login e a procedere su una “nave senza nocchiero” nel mondo virtuale e selvaggio del Web.
C’è anche chi, tra gli autori italiani, dice Vai all’inferno, Dante!, titolo ardito di Luigi Garlando (Rizzoli, 2020). Un romanzo scanzonato e ironico il cui giovane protagonista, un certo Vasco Guidobaldi, arrogante e viziato aspirante gamer professionista, si ritrova a confrontarsi con un avversario che gli risponde per le rime e si fa chiamare Dante.
Anche per i lettori più piccoli l’editoria italiana lancia delle proposte interessanti e sfiziose. Tra queste La Divina Commedia raccontata da Paolo di Paolo con illustrazioni di Matteo Berton (La Nuova Frontiera Junior, 2015) e, ancora, La divina avventura. Il fantastico viaggio di Dante di Enrico Cerni, Francesca Gambino e Maria Distefano (Coccole Books, 2015). Non solo: anche l’arte del fumetto si ispira all’opera di Dante e fa parlare il Sommo in tavole con nuvolette. È il caso di Dante. La Divina Commedia a fumetti di Marcello Toninelli (Shockdom, 2015) e, per i più piccoli, L'inferno di Topolino e altre storie ispirate a Dante Alighieri (Disney, 2017).
In copertina: La Commedia illumina Firenze
Domenico di Michelino (1465), Duomo di Firenze