VAL DARENGO – Passeggiata sulle montagne del Lario occidentale

VAL DARENGO – Passeggiata sulle montagne del Lario occidentale

Il Lago di Como è il lago glaciale più profondo d’Italia e le montagne che lo circondano sono una piacevole sorpresa. In alto lago, sopra al paese di Gravedona, nell’abitato di Dangri, è possibile accedere alla Val Darengo, un luogo ancora poco battuto dagli escursionisti ma ricco d’acqua, rifugi e guglie di roccia.

Questa zona nasconde percorsi sconosciuti ai più, che ci conducono in una dimensione di pace e tranquillità, ben lontana dalle camminate sul lungolago.

La Val Darengo si trova nella parte meridionale della catena Mesolcinica ed è una delle zone più belle dell’Alto Lario Occidentale. È possibile esplorare queste montagne al meglio tramite un’escursione ad anello, che ho sperimentato con due amici. Il trekking parte proprio da Dangri, passa per il Bivacco Petazzi, la Capanna Como, e ritorna al punto di partenza.

Parcheggiamo l’automobile a Dangri (650 m) e saliamo, per mezzo di una larga mulattiera di pietra immersa in un bosco di castagni, fino all’abitato di Baggio (950 m), un paesino costituito da poche case in sasso, solo in parte abitate.

Lasciamo le case in pietra alla nostra destra e seguiamo il sentiero a mezzacosta; davanti a noi si staglia in lontananza il Pizzo Cavregasco, mentre alla nostra sinistra, all’interno della gola, scorre il fiume Darengo, meta ambita da chi pratica canyoning (in italiano torrentismo, è una pratica sportiva consistente nella discesa lungo il corso di torrenti, aiutandosi con tecniche alpinistiche per superare eventuali dislivelli, ndr).

Il paesaggio è tipico degli ambienti di bassa montagna: la vegetazione è fitta e il sentiero ben segnalato. Superiamo il Rifugio Pianezza e attraversiamo un prato, per riprendere il percorso che sale ripido all’interno di uno stupendo bosco di faggi.

Gli alberi ci rinfrescano, ma il terreno è pesante e la salita faticosa. Man mano che prendiamo quota il bosco cambia e lascia spazio ad alberi radi e all’erba alta, fino ad arrivare a un grande pianoro con alcune baite che sembrano semi abbandonate e a dei cavalli che brucano beati. Davanti a noi si vede chiaramente la nostra meta: le montagne che nascondono la Valle del Ledù.

Il Lago del Ledù

Il Lago del Ledù

Facciamo una pausa per ricaricare le borracce e scattiamo qualche foto godendoci la tranquillità del luogo. Incontriamo soltanto altri tre escursionisti che scendono a valle e ci dicono che al bivacco hanno visto salire soltanto due persone, a conferma del fatto che la zona è poco battuta.

Riprendiamo il cammino e saliamo nuovamente di quota, fino ad arrivare al lungo traverso che porta ai 2245 metri di quota del Bivacco del Ledù, dedicato a Bruno Petazzi, alpinista deceduto nel 1985 durante l’ascensione al Pizzo Cengalo.

Avevamo già in programma di passare la notte al rifugio, visto che è sempre aperto. Ci ritroviamo, però, a condividerlo con altre 4 persone: una coppia e due amici che improvvisano una grigliata, dopo aver portato la legna in spalla per tutto il percorso. Noi, invece, ci accontentiamo del fornelletto a gas e cuciniamo degli ottimi spatzle con panna e speck.

Le scorte idriche sono assicurate dal vicino Lago del Ledù, che si vede chiaramente a poche centinaia di metri da noi, grazie al tempo clemente, e studiato con attenzione prima della partenza.

Il fuoco ci scalda e al tramonto la vista è impagabile; il sole scende dietro al Monte Legnone, che si trova in primo piano, mentre sulla sinistra, in lontananza, si può ammirare il gruppo delle Grigne, le cime più conosciute del Lago di Como, che sono state la prima palestra alpinistica per figure del calibro di Walter Bonatti e Riccardo Cassin. Una sottile foschia di fondovalle ci impedisce, però, di vedere l’intero Lago di Como, con la sua caratteristica forma a “Y” rovesciata. Rimediamo bevendo tutti insieme del buon vino e il classico Genepì, liquore tipico delle Alpi.

Andiamo a dormire quando il freddo inizia a farsi sentire, con l’idea di alzarci presto e preparare il caffè per tutti. Le persone che abbiamo conosciuto sono simpatiche e socievoli; il sabato sera è trascorso veloce e spensierato, parlando di viaggi e ipotetici cambi di vita a contatto con la natura.

La sveglia suona alle 7 e ci improvvisiamo baristi in calzamaglia, ciabatte e piumino pesante. Prepariamo il caffè usando gli sgabelli presenti nel bivacco come tavolini e scambiamo le ultime battute con i nostri compagni di avventura, parlando dei reciproci programmi per la giornata.

Mappa della Val Darengo

Mappa della Val Darengo

È il momento di riprendere il cammino. Sistemiamo il bivacco e facciamo rotta sul Lago di Cavrig, conosciuto anche come Lago delle streghe, per via di leggende legate ad alcuni mostri lacustri che lo popolano. Questo percorso fa parte dell’Alta Via del Lario, quello che si può considerare uno dei sentieri più famosi della zona. Alla nostra destra le montagne nascondono la Val Bodengo e, una volta superato lo specchio d’acqua, il sentiero si snoda tra arbusti e roccette, guidandoci fino alla bocchetta di San Pio (2183 m).

Superiamo l’ennesima vallata, in cima alla quale ammiriamo il Lago Darengo e la Capanna Como. Ci attende un pendio ripido e a tratti franoso, dove soltanto le capre che saltano da una roccia all’altra ci fanno compagnia. Gli animali sono infastiditi dalla nostra presenza e il suono dei loro campanacci ce lo ricorda ad ogni passo.

Una volta arrivati al lago (1781 m) una pausa è d’obbligo. Ci togliamo gli scarponi e mangiamo l’ultima frutta secca che ci è rimasta; mancano altre tre ore di cammino fino a Dangri.

Ripartiamo, lasciando la Capanna Como (1790 m) a destra, e scendiamo verso l’Alpe Darengo (1379 m). Questa zona ricca d’acqua è un vero paradiso; ci giriamo verso il punto da cui siamo arrivati per ammirare i resti dei nevai e la muraglia rocciosa che chiude la Val Darengo e sovrasta tutta la vallata. Anche in questo posto i cavalli al pascolo ci fanno compagnia, ma non sembrano badare agli estranei.

Il sentiero, adesso, diventa pianeggiante e si snoda all’interno di un bosco di faggi, che seguendo il letto e il rumore del torrente ci riporta al poggio erboso di Baggio. Ripercorriamo la mulattiera lastricata e arriviamo alla macchina. L’ora del pranzo è passata e siamo affamati, anche se soddisfatti.

Siamo in ritardo sulla tabella di marcia e, purtroppo, uno di noi deve tornare a casa prima di sera. Decidiamo di non fermarci al ristorante che propone piatti locali e a malincuore facciamo rotta verso casa, discutendo del prossimo weekend a sfondo montanaro.

L'alpe Darengo circondata dalle montagne che chiudono la vallata

L'alpe Darengo circondata dalle montagne che chiudono la vallata

Visitare queste montagne, non molto conosciute ma dotate del fascino e delle caratteristiche che possiedono altre zone della Alpi ben più famose, mi permette ogni volta di apprezzare sempre di più il posto dove vivo, ricco di natura e con un turismo florido, ma che ha ancora notevoli margini di sviluppo, anche lontano dalle acque del Lago di Como.

In copertina:
il Bivacco Petazzi con il Monte Legnone e il gruppo delle Grigne sullo sfondo
Immagini © Lorenzo Crepaldi

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