CAMILO CIENFUEGOS - L'eroe dall'eterno sorriso
Il 28 ottobre 1959, al tramonto, un bimotore Cessna 310 in volo da Camaguey all'Avana scompare nello Stretto di Florida senza lasciare traccia. A bordo, tra gli altri, si trova Camilo Cienfuegos Gorriarán, capo dello Stato Maggiore dell’esercito cubano e beniamino amatissimo dal popolo. Da allora, nell’anniversario di una delle pagine più misteriose dell’epoca castrista, il mare di Cuba si riempie di fiori bianchi, in memoria di questa figura leggendaria.
La storia di Camilo inizia il 6 febbraio 1932 presso il quartiere di Lawton, all’Avana. Nelle prime ore del mattino il silenzio dei vicoli del quartiere viene squarciato dagli urli di un neonato. Quel batuffolo stretto tra le braccia di mamma Emilia e protetto dallo sguardo amorevole di papà Ramón diventerà, un giorno, il volto più umano della Rivoluzione Cubana. In quel momento, però, nessuno può immaginarlo e si possono udire solo i pianti del piccolo appena venuto al mondo. Fin dai suoi primi istanti di vita, la presenza di Camilo Cienfuegos Gorriarán non passa inosservata: è nato l’eroe dall’eterno sorriso.
Di estrazione umile e popolare, Camilo compie i suoi primi studi presso la scuola pubblica 20, a San Francisco de Paula e, dopo essere stato costretto dalla difficile situazione economica della sua famiglia a risiedere in luoghi diversi, torna a Lawton per terminare le elementari presso la Scuola pubblica 105 Felix E. Alpízar.
In una Cuba sempre più povera, il 10 marzo 1952 Fulgencio Batista mette in atto un colpo di stato. A nulla valgono le proteste del popolo e di giovani universitari: tra questi anche Camilo il quale, già dall’adolescenza, è coinvolto attivamente nella vita politica e, più tardi, nella resistenza contro il regime, portando avanti gli ideali anarchici profondamente radicati nella sua famiglia.
Nel 1953, il giovane si reca negli Stati Uniti dove, per circa due anni, svolge diversi mestieri e collabora con il quotidiano La Voz de Cuba. Nel 1955 viene fermato a San Francisco e, poiché il suo permesso di soggiorno è scaduto da tempo, subisce una deportazione in Messico. Da lì rientra a Cuba dove sposa Isabel Blandón, un'infermiera salvadoregna incontrata a San Francisco, ottenendo così la cittadinanza americana.
Unitosi alla lotta contro Batista viene ferito ad una gamba, picchiato e inserito dal BRAC (Ufficio per la soppressione delle attività comuniste) nella lista dei ribelli. Perseguitato e disoccupato, nel marzo 1956 si reca nuovamente negli Stati Uniti. A settembre, in Messico, entra in contatto con Fidel Castro e viene reclutato per la storica spedizione Granma: è l’inizio ufficiale della Rivoluzione Cubana.
Fin dalla prima battaglia presso Alegría de Pío, il 5 dicembre 1956, Camilo si distingue per il suo coraggio, guadagnando una rapida ascesa nei ranghi dei barbudos di Castro. Dal 1957 combatte a fianco di Ernesto Che Guevara – con il quale nascerà una profonda amicizia – imponendosi, in breve tempo, come il leader dell’avanguardia.
Nel marzo 1958 diventa il primo capo del movimento che porta il combattimento oltre la Sierra Maestra. Inizia la lunga serie di battaglie e successi che gli varranno titoli quali Il Signore dell’Avanguardia, coniato dallo stesso Che Guevara, l’Eroe di Yaguajay, in onore di una delle sue vittorie più epiche, o l’Eroe del “Sombrero Alón”, riferito al caratteristico cappello da cow-boy dal quale difficilmente si separa.
Nello stesso periodo si afferma anche come Comandante del Popolo: le sue origini umili – un’eccezione, all’interno di un gruppo di guerriglieri di estrazione prevalentemente borghese – e lo straordinario carisma, ne fanno infatti un vero e proprio mito per la popolazione che in lui, più che in qualsiasi altro, riesce ad identificarsi.
Il 1 gennaio 1959, Camilo Cienfuegos è il primo comandante dell’esercito ribelle ad entrare all’Avana, celebrato da una folla adorante. La settimana successiva, durante lo storico discorso di Fidel Castro a Ciudad Libertad, il popolo dimostra tutto il proprio amore nei confronti di Camilo, acclamando a voce alta il suo nome e interrompendo più volte l’intervento del Líder Maximo.
Nei dieci mesi successivi, fino al giorno della sua scomparsa, la fama di Camilo a Cuba cresce a dismisura, superando di gran lunga quella di Che Guevara e, per certi versi, anche quella di Fidel Castro. Il suo modo di vivere la vita con un’intensità che rasenta la frenesia, mantenendo però ad ogni occasione un atteggiamento umile, generoso, semplice ed un sorriso gioviale e sincero, lo rende agli occhi del suo popolo un eroe ed un modello da seguire, abbracciare, amare, avvicinare e toccare almeno per un istante.
Proprio in questa smodata adorazione risiederebbe, per molti, la ragione della enigmatica scomparsa di Camilo. Le circostanze della sua morte, infatti, sono sempre rimaste avvolte nel mistero e le discussioni a tal proposito sono spesso sfociate in polemica.
La versione ufficiale afferma che Cienfuegos sia morto in un incidente aereo causato dal maltempo. Tuttavia – malgrado l'area geografica ristretta e le ricerche durate diversi giorni – né i suoi resti né quelli del suo aereo, dal quale non partì nessuna chiamata di soccorso, furono mai rinvenuti. Una seconda versione, avvalora invece la tesi che potrebbe essersi trattato di un assassinio premeditato da Castro, intimorito dal fatto che la popolarità di Camilo avrebbe potuto fargli perdere potere politico.
È indubbio che la sparizione di Camilo Cienfuegos lasci spazio a troppi interrogativi e ancora oggi, a distanza di sessant’anni, rimanga avvolta dall’ennesimo alone di mistero di una dittatura contraddistinta da poca luce e tantissime ombre. Il suo mito, però, permane immutato nel cuore del popolo cubano.
In copertina: Camilo Cienfuegos
(immagini dal web)