DANILO SANCINETTI MODOLO - Youtuber e creatore di TokuDoc
Cosa hanno in comune Brasile e Giappone? Si trovano sui lati opposti della Terra e tra i due Paesi non sembrerebbero esserci delle connessioni significative, al contrario. Eppure ce ne sono. Ad esempio, il Brasile è il paese che ospita il maggior numero di giapponesi, dopo il Giappone stesso. Si tratta di quasi 2 milioni di individui, la cui più grande comunità si trova nel distretto di San Paolo chiamato Libertate: l’unica area della città abitata prevalentemente da un’etnia di origine straniera. Non esistono Chinatown o Little Italy a San Paolo, niente del genere.
Scopro tutto questo grazie a Danilo Sancinetti Modolo che a San Paolo è nato nel 1980 e, a partire dagli 8 anni, si è letteralmente attaccato al televisore per seguire serie TV e film nipponici: i Tokusatsu, la forma di intrattenimento più popolare in Giappone e di cui oggi è il maggiore esperto nel mondo. Laureato in Comunicazione radio televisiva e disegno grafico, ha insegnato all’Università di San Paolo e da quasi sei anni vive a Madrid con la moglie, dove tiene corsi di marketing e video editing. Nel frattempo, intrattiene migliaia di connazionali con il suo canale YouTube TokuDoc specializzato, appunto, in Tokusatsu, un genere science-fiction, fantasy e horror che fa degli effetti speciali la sua distinzione. Tokusatsu significa, infatti, “effetti speciali”. In altre parole, è l’equivalente di popolarissimi live-action americani della Marvel come gli Avengers o Capitan America.
Danilo, quando nasce il Tokusatsu?
Nei primi anni ’50 con Godzilla. Il Giappone usciva distrutto dalla Seconda Guerra Mondiale. Sin dal primo, i film hanno tutti una stessa traccia: un mostro gigante e spaventoso che vuole distruggere la Terra e l’eroe che lo annienta. Una lotta dove il bene trionfa sempre sul male, che allora voleva simboleggiare la rivalsa della cultura giapponese: un modo per dare coraggio alla sua gente e infondere loro un sentimento di rivincita. Non dimentichiamoci che loro non solo persero la guerra, ma furono colpiti da due bombe atomiche. Un evento terrificante e senza precedenti. Godzilla è un mostro che viene risvegliato dalle radiazioni nucleari e fu creato come personificazione dell’odio verso l’umanità.
Ma l’idea di Godzilla non viene da King Kong?
Sì, è vero. King Kong è del ’33, e presero da lì l’idea per realizzare un mostro proprio, ma tieni presente che King Kong era alto “solo” 7 metri, mentre il primo Godzilla era 50 metri (oggi 150. È cresciuto!) Dunque, dovettero creare l’effetto speciale per rendere la proporzione rispetto agli edifici e tutto il resto.
Qual è la differenza tra i live-action movies della Marvel e i Tokusatsu?
Le differenze sono tante. America e Giappone sono due culture distinte e questo è palese nell’elemento dramma presente nelle storie giapponesi; come dicevamo, soprattutto dopo la guerra. Pensiamo ai cartoni animati: da una parte Tom and Jerry, dall’altra innumerevoli serie nelle quali un familiare spariva o moriva. Ma oggi, ormai, è un influenzarsi a vicenda. Anche se tutto è partito da Godzilla, in seguito Ultraman e Megaloman (quest’ultima è una serie che, per esempio, è stata trasmessa in Italia, ma non in Brasile) e tutti gli effetti speciali del genere che nascono da lì.
Marvel esiste da 10 anni, mentre il Tokusatsu da molto di più.
Anche il genere giapponese ha i suoi attori famosi che vestono i panni di un eroe, come Robert Downey Jr. per Capitan America. Attualmente si stanno dedicando ai reboot delle serie, perché gli attori sono già anziani ed è necessario che passino il testimonial alle nuove leve. Come se Capitan America, ogni vent’anni o giù di lì, avesse un volto nuovo.
Altra differenza è che gli americani si ripetono. I giapponesi, anche se hanno serie che naturalmente sono storiche, da 50 anni, ogni anno a gennaio, partono con una nuova serie che finisce a dicembre.
Il pubblico al quale si rivolgono è fondamentalmente lo stesso?
Oh no, no! Ecco un’altra sostanziale differenza: i Marvel sono per tutti, per i bambini e per gli adulti. I Tokusatsu sono pensati esclusivamente per i bambini. Il primo passo è quello di creare gli action figures e i giocattoli che si vogliono vendere. Questi vengono poi messi in mano agli autori, i quali vi ritagliano una storia su misura. Esattamente il contrario di quello che succede con i live-action. Poi c’è da dire che gli americani guadagnano dal cinema e dai fumetti. I giapponesi vogliono vendere, vendere, vendere, credo che sia il popolo più capitalista al mondo. Per loro, la priorità è il prodotto. È su quello che guadagnano maggiormente e il target sono i bambini.
Come mai, secondo te, il Tokusatsu è diventato popolare in Brasile e non nella stessa misura in altri paesi al di fuori dell’Asia?
Il Tokusatsu – che in Brasile è conosciuto proprio con questo termine – è diventato popolarissimo negli anni ‘80. Non so se anche per via di una certa emotività che accomuna i giapponesi ai brasiliani. Colui che portò la prima serie in Brasile e in seguito l’80% delle serie che trasmettevano da noi, ci ha visto bene. Quell’uomo, ora è un mio caro amico. Parliamo comunque di un mondo molto circoscritto: in Italia credo siano arrivate tre o quattro serie, in Spagna due e negli Stati Uniti nessuna.
Tu hai iniziato ad appassionarti a 8 anni, ma come sei arrivato a essere un guru del genere e di tutto quello che gli ruota attorno? Su Instagram e Youtube sei una star!
Ho iniziato con il mezzo televisivo nell’88 e non ho mai smesso. Poi è arrivato internet, che mi ha permesso di accedere a tante informazioni, nuove serie, tutto. Il mio canale TokuDoc però, l’ho aperto solo cinque anni fa. Non conoscevo nessuno che seguisse il genere e non c’era traccia di nessun altro canale in rete. Così, a poco a poco, ho iniziato a caricare i miei video. Per un certo periodo parlavo da solo: ero io con uno schermo e basta. Poi il numero degli iscritti è cominciato a crescere esponenzialmente e ora sono arrivato a ben 120 mila. Si tratta di miei coetanei, perlopiù. È il più grande canale al mondo e sento una grandissima responsabilità. Twitter e Instagram, dove pure mi seguono a migliaia, mi servono soprattutto da vetrina e per informarmi. Facebook ormai è da considerare morto e non ho piu nemmeno la mia pagina, ma su YouTube devo praticamente caricare un video ogni giorno, anche quando non avrei niente da dire. La gente, però, si aspetta che io abbia sempre qualcosa da dire. Hanno fiducia in me e io voglio meritare questa fiducia.
Come prepari i contenuti?
Mi scrivo prima una traccia. Recensisco una serie o un film, o un trailer, parlo degli action figures e dei prodotti relativi alla serie, degli attori. Ogni tanto intervisto un attore, un cantante o un doppiatore e ogni due settimane esco con le notizie. Per esempio, a maggio esce il nuovo Godzilla e c’è una marea di cose da dire. Il che vuol dire che devo sempre leggere e sapere tutto. Capita che chi si occupi delle riviste del settore chieda notizie a me. Alla fine, è un lavoro. Ma senza guadagno.
Ma YouTuber e Instagrammer non si guadagnano da vivere così?
Beh, dipende da cosa ti occupi, ma per me è veramente poca cosa. Sulla rete non si guadagna: ti presenti e mantieni quello che hai costruito. Nel 2018 sono stato invitato a due eventi in Brasile e quelle sono state le uniche occasioni in cui sono riuscito a guadagnare qualcosa, perché nei restanti dieci mesi lavoro solo per la passione e per i miei followers.
…che sono tutti brasiliani immagino, visto che parli solo in portoghese!
Vorrei usare sottotitoli in inglese per quel 10% che segue da fuori dal Brasile, ma attualmente non ho tempo né possibilità di pagare qualcuno che lo faccia e per me.
Sei mai stato in Giappone?
Mai stato, ma come ti dicevo, mi capita durante gli eventi di intervistare attori, cantanti o produttori delle serie. Rimangono tutti incuriositi! Pensano “come può un settore così specifico di un paese così piccolo trovare interesse dall’altra parte del mondo, in un paese così grande?” E cominciano coll’intervistare loro me, per primi.
Nel 2016 hai scritto Ultraman, ispirato al supereroe più famoso. A quando il secondo libro?
Tutta una questione di tempo, o meglio della mancanza di esso. Mi è piaciuto tantissimo scrivere Ultraman ed è stata una bellissima esperienza presentarlo in Brasile l’anno dopo. Scrivere un libro è molto gratificante, significa toccare con mano il frutto della tua mente. Quando è nato TokudDoc e non mi aspettavo certo di raggiungere 120mila followers. Tante sono le cose che posso ancora fare e non ho intenzione di fermarmi.
In copertina:
Danilo Sancinetti Modolo disegnato da Kikomauriz