MARCO WERBA - Compositore e direttore d'orchestra
Nato a Madrid nel 1963, Marco Werba ha compiuto gli studi umanistici e musicali in Italia (pianoforte con Ignes Salvucci, armonia principale con Claudio Perugini e David Keberlè) e all'estero (corsi di composizione, orchestrazione e musica per film al "Mannes College of Music" di New York, e corsi di direzione d'orchestra sotto la guida di Jean Jacques Werner presso l'Academie de Musique de Guerande e dei Paesi della Loira, in Francia). Werba è stato a stretto contatto con alcuni dei compositori cinematografici più importanti come Jerry Goldsmith, Philip Vetro, Michael Nyman, John Scott, Georges Delerue, Gabriel Yared e Francis Lai. Nel 1989 ha vinto il premio Colonna Sonora (Opera Prima) dell'Ente dello Spettacolo per le musiche del film Zoo di Cristina Comencini. Ha inoltre fatto parte della Giuria di premiazione della Mostra Internazionale del Cinema d'autore di Sanremo e, nel 1993, ne è stato il Vice Presidente. Nel 1996 è stato ospite del governo della Bielorussia e alcune sue composizioni sono state eseguite dall'Orchestra Sinfonica della città di Gomel e dal gruppo Minuet Ensemble di Svetlogorsk. Nel 2002 è stato creato, insieme alla Scuola superiore di musica "Musicarte", il primo Concorso Internazionale di musica per film (Premio Mario Nascimbene) e Werba ha fatto parte della Giuria insieme a Nicola Piovani, Carlo Rustichelli, Renzo Rossellini e Ermanno Comuzio. È stato inoltre corrispondente estero della rivista belga "Soundtrack", dedicata alle colonne sonore, e creatore dello stage Internazionale “Musiche per immagini”. Ha collaborato con i corsi dell'Accademia Filarmonica Romana e della Cappella Giulia in Vaticano diretti da Mons. Pablo Colino, partecipando ad eventi commemorativi alla presenza del Capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi e del Premio Nobel Mikhail Gorbaciov, a funzioni sacre alla presenza di Papa Giovanni Paolo II ed a concerti con solisti di fama mondiale come Josè Carreras, Monserrat Caballè, Cecilia Gasdia e Claudio Scimone (Solisti Veneti). Werba è inoltre autore di svariate composizioni sinfoniche e da camera come la Cantata per i Sopravvissuti, il Misterium, il Concerto per chitarra ed orchestra d'archi, La Sinfonia del deserto, l’Adagio per le vittime di Auschwitz, la Messa Solenne in La maggiore, il Tango sinfonico. Tra gli altri lavori per il cinema sono da menzionare: Amore e Libertà, Masaniello, di Angelo Antonucci con Sergio Assisi, Franco Nero e Anna Galiena; Anita di Aurelio Grimaldi, con Maurizio Aiello e Milena Toscano e Native di John Real, con Giovanna Mandalari e Andrea Galatà. Werba ha, infine, composto, orchestrato e diretto le musiche del film di Dario Argento, Giallo, con Adrien Brody, Emmanuelle Seigner ed Elsa Pataky, la cui colonna sonora ha vinto il Fantasy & Horror Award, il premio Fantafestival 2010 ed il Fantasy Horror Cine Festival 2011.
Marco, tu sposi sempre con entusiasmo i progetti che ti vengono proposti ed hai spesso una critica positiva e costruttiva verso i progetti degli altri. Come compositore, quando hai iniziato a comporre colonne sonore, e perché?
La passione per le musiche da film è nata dopo aver visto il film di fantascienza Logan’s Run di Michael Anderson, un film poco conosciuto in Italia. La musica, del premio Oscar Jerry Goldsmith, mi aveva colpito perché alternava suoni elettronici molto moderni, per le scene ambientate nella città del futuro, con un commento musicale tradizionale sinfonico, per le scene all'esterno della città. Dopo aver visto tre volte il film mi resi conto, all'improvviso, della presenza di questa musica straordinaria. Trovai poi l'LP di Logan's Run in un negozio di dischi a New York. Abbandonai l’idea di diventare regista (avevo girato alcuni film amatoriali in Super 8) e capii che volevo studiare musica per dedicarmi al mondo delle colonne sonore. Il primo film è stato quello di Cristina Comencini, “Zoo”. In quel periodo avevo inciso una composizione per archi che si chiamava “Atomica: I sopravvissuti”, un adagio. Lessi di questo lungometraggio su una rivista che annunciava i film in preparazione e mandai un nastro con il mio pezzo. Di solito in quei casi la cassetta viene messa nel cestino, senza nemmeno essere ascoltata. Invece la Comencini la ascoltò e mi chiamò. Pur essendo agli esordi, era già stata sceneggiatrice e aveva scritto un romanzo, quindi senza difficoltà avrebbe potuto avere compositori già affermati. Invece, poiché in quel caso voleva usare musica classica, ebbi la possibilità di entrare nel progetto. Cristina scelse due brani: “Jeux” di Debussy e “Ma Mère” di Ravel. Il primo lo rieseguii con l'orchestra da camera, il secondo lo prendemmo dal repertorio RAI e lo utilizzammo così com’era: sembrava scritto apposta per l’ultima sequenza del film, nella quale i due giovani protagonisti fuggono dallo zoo in groppa ad un grosso elefante.
Ho poi lavorato con Aurelio Grimaldi, collaborando a tre film, ed a Mr Hush, un film indipendente statunitense ed il mio primo film interamente americano (regia e produzione). Anche Native, di John Real è stato un lavoro interessante, che mi ha portato a vincere il Globo d'Oro. In questo film collaborai con il cantautore Franco Simone, con il quale scrissi la canzone “Accanto”, anch’essa premiata con il Globo d'Oro. Altri film ai quali ho collaborato sono “Calibro 10”, una pellicola sulla mafia interpretata dal grande Franco Nero, e “Seguimi”, film diretto da Claudio Sestieri ed interpretato da Angelique Cavallari, Maya Murofushi, Piergiorgio Bellocchio ed Antonia Liskova, in cui ho avuto l'occasione di sperimentare nuove sonorità, mescolando suoni elettronici con l'orchestra d'archi e strumenti etnici orientali, oltre che con il violoncello solista della celebre Tina Guo, molto conosciuta negli Stati Uniti e che lavora abitualmente con Hans Zimmer.
Dei tantissimi artisti con cui hai collaborato, chi ti ha lasciato di più? Ci sono altri compositori che ti hanno ispirato?
Una collaborazione musicale importante è stata quella con il Premio Oscar Francis Lai (Love Story). Lo avevo conosciuto durante il Premio Colonna Sonora: lui aveva ricevuto il premio alla carriera, io il premio Opera prima per Zoo. Quando il regista Angelo Antonucci mi chiese di coinvolgere un compositore premio Oscar nella scrittura di un tema d'amore per il film “Amore e Libertà. Masaniello”, pensai subito a Lai. Lo andammo a trovare e lui accettò. Dopo un mese mi inviò due temi musicali e ne scegliemmo uno, che orchestrai ed incisi, insieme ai miei, con la Bulgarian Symphony Orchestra; questa fu anche la mia prima collaborazione con il fonico Marco Streccioni.
Il compositore che considero il mio modello di riferimento, però, è Jerry Goldsmith. Insieme a John Williams, è stato uno dei compositori più importanti nel settore delle colonne sonore. Bernard Herrmann è, invece, il mio modello di riferimento più importante per il genere thriller. Le musiche che ha scritto per Hitchcock, in particolare per “Psycho” e “Vertigo”, sono dei capolavori. Anche Pino Donaggio ha scritto cose interessanti, ad esempio per i film di Brian De Palma, mantenendo uno stile melodico ma ispirandosi, su richiesta del regista, proprio ad Herrmann. Per il genere drammatico, invece, mi ispiro al compositore Georges Delerue. Purtroppo la maggior parte dei giovani compositori che iniziano a lavorare per il cinema non lo conoscono. Dovrebbero invece studiare le sue musiche, composte per i film di François Truffaut, in particolare quella de “La Signora della Porta Accanto”, che è un gioiello. E poi, naturalmente, Ennio Morricone, un compositore importante sia in Italia che all'estero, che ha dimostrato di muoversi bene sia nella scrittura di musiche tradizionali e tonali, sia in quelle più sperimentali e atonali. Personalmente preferisco i suoi lavori meno conosciuti. Infine, Nicola Piovani, con cui ho fatto parte della giuria di premiazione della prima edizione del Premio Mario Nascimbene e di cui preferisco le prime musiche, scritte per Bellocchio e Mingozzi.
Il fatto di scrivere secondo le specifiche di un regista, seguendo un percorso narrativo creato da altri, ti fa sentire legato? Riesci ad entrare in sintonia? Quanto spazio è lasciato alla tua creatività musicale?
Buona domanda. Alcuni compositori "classici" non sono riusciti a lavorare per il cinema perché erano abituati ad avere molto tempo a disposizione nella scrittura e perché non avevano lo spazio voluto per sviluppare le proprie idee musicali. Io sono abituato a lavorare velocemente e a scrivere composizioni brevi. Ho scelto questo mestiere perché ho una passione per le colonne sonore e non mi sento a disagio. L'unica questione che a volte va risolta è quella della convivenza tra musica ed effetti sonori. Gli americani spesso tendono a mettere la musica sotto gli effetti sonori e questo può generare problemi, soprattutto se quella musica è stata eseguita da un'orchestra sinfonica che ha suonato forte. Per me non ha senso mettere in sottofondo una musica importante, nata per essere ascoltata a volume alto, perché perde la sua forza, la sua essenza. Tanto vale toglierla.
Cosa ti ha lasciato la tua collaborazione con il maestro del brivido Dario Argento, per “Giallo”?
“Giallo” è stata la collaborazione più importante che ho avuto finora. In tre settimane scrissi, orchestrai, sincronizzai ed incisi tutte le musiche del film, cercando di accontentare sia i gusti del regista, sia quelli della produzione statunitense. Diciamo che fu un “tour de force” che alla fine mi ha dato molte soddisfazioni. In “Giallo” c'è molto materiale tematico, a differenza di alcuni horror/thriller in cui c'è sempre lo stesso tema musicale, ripetuto in maniera ossessiva. Per questa colonna sonora ho vinto tre premi e sono usciti articoli in italiano, inglese e francese. Dario mi diede fiducia e gliene sono riconoscente. Spero che ci siano altre occasioni per tornare a lavorare insieme.
Film e colonne sonore sono strettamente correlati ma cosa può dare la musica al cinema e cos’ha, il cinema, di cui la musica non può fare a meno? Quanto entra narrativamente la musica nella costruzione di un film?
Una domanda interessante. La musica è un'arte astratta uditiva, il cinema è un'arte visuale. Entrambe, però, comunicano emozioni. L'unione di una bella sequenza cinematografica con una bella musica raddoppia questa emozione. Nella nostra vita quotidiana gli eventi che viviamo non sono accompagnati da un commento musicale. Perché allora è giustificata la presenza della musica in un film? Perché viene vissuta dallo spettatore in maniera inconscia, come "emozione", e non come musica. La musica ha anche un potere evocativo e può fungere da contrasto con le immagini.
Trovi differenze tra gli autori e registi stranieri e quelli italiani?
Non nascondo che il mio obiettivo è quello di lavorare con produzioni statunitensi, che permettono di essere coinvolti in film di varie tipologie. Capisco che riuscire a lavorare a Hollywood vivendo in Italia è quasi impossibile, ma con molto impegno ed un lungo lavoro di pubbliche relazioni le possibilità aumentano. Ho già collaborato con alcuni registi indipendenti statunitensi e, per il 2018, ho alcuni progetti in America. Diciamo che i registi stranieri hanno più rispetto per il lavoro svolto ma, comunque, con alcuni registi italiani, mi sono trovato in sintonia.
Spesso usi le orchestre sinfoniche del centro Europa per registrare i tuoi lavori. Come ti trovi? Come è il rapporto con queste realtà, spesso poco conosciute?
Sì, finora sono stato a Sofia, Skopje e Budapest. I motivi sono legati a fattori economici ma, a volte, queste orchestre sono migliori di quelle italiane (pare che anche l'orchestra di Praga sia di ottimo livello). Ho avuto spesso problemi di intonazione con i turnisti italiani. L'unica volta in cui ho avuto archi di qualità è stata quando ho lavorato con musicisti dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Purtroppo non è un'orchestra che incide abitualmente musiche per film e i costi sono comunque abbastanza alti. In questo periodo sto lavorando ad un concerto per pianoforte e orchestra in due movimenti. La pianista italiana Cristiana Pegoraro è disponibile per eseguire la parte pianistica. Sto cercando un'orchestra di qualità che voglia inserire la composizione in un loro prossimo concerto di musica classica e sarei onorato se la "Prague Symphony Orchestra" fosse interessata. Inoltre, insieme alla cantante Valentina D'Antoni, ho un repertorio per voce e pianoforte di celebri colonne sonore di vari autori e mi piacerebbe tenere un concerto a Praga.
Negli ultimi anni stai facendo diversi Masterclass sulla musica per il cinema. Di cosa si tratta esattamente?
Quando ero allievo del Mannes College of Music di New York, frequentai una masterclass sulla musica per film, tenuta da Jacob Stern. Durante le lezioni il docente ci descriveva la scena di un film (senza farcela vedere), ci chiedeva di scrivere una musica e il giorno dopo avevamo a disposizione un'orchestra Jazz per eseguire le nostre composizioni. Mi sono ispirato a questo corso e ho tenuto a Roma delle masterclass simili. Negli ultimi due anni ne ho anche tenuta una specifica per i film di genere. Credo sia stata la prima in assoluto dedicata alle colonne sonore per film thriller, horror e fantascienza. Ho tenuto i corsi, organizzati da Silvio Relandini, presso gli studi di registrazione "Forum" e presso la scuola di Cinema "Griffith", a Roma.
Stai lavorando ad altri progetti?
Attualmente sto lavorando alle musiche della commedia napoletana “Made in China Napoletano”, di Simone Schettino. Un lavoro, così come per “Seguimi”, che realizzerò con l'editore Franco Bixio. Questa è la mia prima commedia napoletana, e la seconda commedia in assoluto. Il film è molto curioso, perché parla di un commerciante napoletano sommerso dalla concorrenza cinese. Nella musica, quindi, ci saranno elementi napoletani e cinesi mescolati insieme. Per ciò che riguarda “Seguimi”, infine, attendiamo di sapere a quali festival sarà invitato e quando uscirà nelle sale. Il film è davvero particolare ed ho lavorato a lungo sulle musiche.
(Intervista pubblicata sul Volume 6 di CIAOPRAGA)