LIDIA SAN JOSÉ SEGURA - L’artista dei due mondi
Lidia San José Segura è un’attrice spagnola laureata in Storia e Antropologia presso la Facoltà di Geografia e Storia dell’Università Complutense di Madrid e ha un diploma in Arte Drammatica. Vive il successo come qualcosa di passeggero ma non ha dubbi su come vivere la vita: in modo totale e completo, insieme ai suoi affetti di sempre, la sua famiglia e i suoi amici. Per questo, anche se si è trasferita a vivere in Messico, è sempre ben felice di ritornare nel suo Paese natale per trascorrere un po’ di tempo insieme ai suoi cari e per rigenerarsi. Durante una di queste visite, ne abbiamo approfittato per incontrarla ed abbiamo trovato una persona piena di entusiasmo. Un’attrice che sta realizzando i suoi sogni con grande tenacia, portando la sua arte al di là dell’oceano e che sta vivendo, ora, uno dei momenti più belli della sua vita, sia dal punto di vista professionale che privato.
La prima domanda è di rito. Come ti sei avvicinata alla recitazione? C’è stato qualcosa o qualcuno che ti ha spinto verso questo magico mondo?
Volevo essere attrice fin da quando ero bambina. Vedevo i film di Marisol (una giovanissima attrice molto famosa durante il periodo franchista) e volevo essere come lei.
Fare l’attrice è una scelta professionale o una scelta di vita?
Per me è senz’altro una scelta di vita.
Hai iniziato giovanissima lavorando nelle serie televisive, da A las once en casa a ¡Ala... Dina!, arrivando ai nostri giorni con serie importantissime anche al di là dell’oceano, quali Nada personal, Luis Miguel e la spagnolissima Paquita Salas. Com’è lavorare nella lunga serialità?
Mi diverte molto, perché il personaggio passa ad essere parte di te e le persone che lavorano sul set si convertono nella tua famiglia.
Qual è il personaggio che, nell’interpretarlo, ti ha fatto scoprire un tuo lato nascosto?
Nessun in particolare, ma sicuramente ho imparato a conoscermi attraverso le lezioni di recitazione.
Paquita Salas è una serie molto seguita e che ha ottenuto grandi riconoscimenti. Per quali motivi, secondo la tua opinione, questa fiction è così tanto seguita?
Perché Los Javis (Javier Calvo e Javier Ambrossi, sceneggiatori e registi della serie) sono dei geni e sanno raccontare molto bene delle storie che, come questa, fanno presa sulle nuove generazioni. Inoltre, Paquita parla di emozioni e questo è un argomento universale.
Quest’anno, proprio Paquita Salas ti ha portato ad essere nominata come miglior attrice non protagonista a Los Premios Feroz, il premio spagnolo che si consegna a registi e attori per il merito e la qualità artistica delle produzioni, la cui premiazione è avvenuta proprio in questi giorni a Bilbao. Un attore si sente ancor più motivato da questi riconoscimenti?
Sapere che il tuo lavoro venga riconosciuto ti da sempre una bella carica, però quel che è più importante è lavorare bene e continuare ad imparare.
C’è qualche aneddoto particolare che vuoi raccontarci, inerente i tuoi ultimi lavori?
Certo! Ho lavorato a Paquita Salas e Luis Miguel allo stesso tempo e una settimana in particolare, durante le riprese, è stata una vera e propria pazzia: mi sono trovata a registare a Madrid il lunedì, il mercoledì a Città del Messico e il venerdì di nuovo a Madrid.
Quali sono state le figure che hanno influenzato la tua curiosità artistica?
Ero molto piccola quando decisi di diventare attrice. In quel momento non avevo particolari riferimenti. Sono sorti dopo.
Nella tua carriera hai maturato esperienza sia in teatro che in televisione. Ti senti più a tuo agio sul set o sul palcoscenico?
In entrambi; la mia comodità non è determinata dal palcoscenico o dal set ma dalla sceneggiatura e anche da una buona squadra di lavoro che si sia formata per valide ragioni.
Hai mai pensato al cinema?
Ho fatto anche del cinema. Il mio primo film è stato a 12 anni. Mi piace moltissimo recitare, non importa il mezzo con il quale lo faccio.
Spesso sei protagonista di progetti nuovi e creativi, anche di videoclip di giovani cantautori come nel caso di Luis Ramiro. Cosa ti conquista in un progetto?
Luis è un amico e lo ritengo un genio. Mi divertono molto le sfide: questo è ciò che veramente mi conquista!
Da dove arriva la tua scelta di andare a vivere in Messico?
Si tratta di una scelta maturata dopo aver studiato antropologia americana all’Università.
Lavorando in Messico e in Spagna ti confronti con due realtà lavorative e artistiche diverse. In che modo incidono queste esperienze sul tuo modo di recitare?
La differenza per me dipende solo dal mezzo con il quale recito (televisione, cinema, teatro) e se lavoro con accento messicano o spagnolo ma, altrimenti, non noto delle grandi differenze: sia in Messico che in Spagna mi sento a casa.
Sei molto presente su Instagram e hai migliaia di followers. Qual è il tuo rapporto con le reti sociali? Quanto è importate oggi un confronto diretto con coloro che ti seguono?
Il mondo delle reti sociali è molto complicato, perché non conosci realmente chi si trova all’altro lato dello schermo e a me piacciono molto le relazioni dirette, il contatto, guardare negli occhi... è molto emozionante sapere che la gente mi dice belle cose, ma vedono solo una parte di me, vedono solo quello che voglio mostrare. Tutti fanno così con ciò che non è reale. L’importante è che non incida sulla nostra personalità.
Nella tua vita privata, così come nel tuo lavoro, hai sempre avuto uno sguardo sulla società che ti circonda e sui vari problemi che l’attanagliano, in particolare sul problema della violenza di genere e sulle problematiche infantili. Pensi che l’arte possa essere anche denuncia?
Certo! L’arte serve per denunciare e per curare!
Cosa consiglieresti ai molti giovani che vogliono svolgere la tua professione?
Di lavorare moltissimo e di domandarsi se questo è proprio quel che vogliono fare nella vita, perché “i riflettori” costituiscono la minima parte di questa professione e ci possono essere momenti molto complicati.
(Intervista e traduzione a cura di Elisabetta Bagli)
In copertina: Lidia San José Segura alla premiere della seconda stagione di Paquita Salas, 2018
Immagini per gentile concessione dell’artista
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