GIBUTI - Una meraviglia tutta da scoprire
“Io sono tormentato
da un’ansia continua per le cose lontane.
Mi piace navigare su mari proibiti
e scendere su coste barbare”
– Herman Melville
Questa volta parto alla scoperta dell’ex Patria della Legione Straniera… e non solo!
Destinazione decisamente insolita ma, vista la mia passione per avventure, disavventure ed economie dei Paesi emergenti il Gibuti, piccolissimo Stato del Corno d’Africa, non poteva che essere una delle mete da me a lungo desiderate.
La Repubblica di Gibuti (in francese Djibouti) è una ex colonia francese che ha conquistato l'indipendenza nel 1977 e si trova all'estremità meridionale del Mar Rosso, nello stretto di Bab ed-Mandeb. Confina con l’Eritrea a nord, l’Etiopia ad ovest e a sud, la Somalia a sud-est, mentre dall’altra parte del mare, a soli 30 km di distanza nella penisola arabica, si trova lo stato dello Yemen. La sua popolazione, di circa 800.000 abitanti e per la quasi totalità musulmana, si compone principalmente di somali e afar.
Atterro a Djibouti City con un volo partito da Addis Abeba, in Etiopia, dove l’ufficiale dell’immigrazione locale mi chiede se stessi davvero andando a Gibuti per turismo. Ebbene si!
Tre scalini per entrare in aeroporto e ritrovarmi faccia a faccia con l’ufficiale dell’immigrazione locale, e tre scalini per uscire. A dieci minuti dall’atterraggio sono già sul taxi diretta verso l’hotel, dove ad aspettarmi c’è la mia amica svedese Josefine, fedele compagna di viaggio, che asseconda sempre le mie scelte di mete inconsuete.
Inizio la mia disavventura nel Paese qualche minuto dopo, dirigendomi verso il centro del quartiere per scattare le prime foto, in attesa che Josefine scenda. Vedo i colori della bandiera del Paese svolazzare belli accesi da una finestra di un semplice edificio, e click! Scatto la foto.
L’avessi mai fatto: vengo subito ripresa da tre militari della zona che mi fermano, mi controllano il passaporto e mi chiedono perché avessi fatto la foto alla bandiera.
“Perché mi piacevano i colori!” – rispondo incredula.
Mentre due di loro continuano a controllare il passaporto, il terzo mi invita a cancellare la foto.
“Non capisco che male ci sia a fare una foto ad una bandiera”- continuo, sempre più scioccata.
“Devi cancellarla. È proibito fare foto!”- mi risponde il terzo.
“Adesso sai che non puoi fare foto, cancellala e puoi andare”- aggiunge il secondo.
Prendo il passaporto, cancello la foto e torno velocemente in camera a raccontare ciò che è successo a Josefine. Ci sembra tutto alquanto strano, poiché nessuna delle due ha mai letto di restrizioni particolari nel Paese. Chiedendo in hotel ci confermano che non c’è alcun problema e che probabilmente volevano solo avere la tipica mazzetta per lasciarmi andare.
Meglio così… Il nostro viaggio di scoperta può iniziare!
Il centro città è veramente piccolo, riusciamo a visitarlo forse in meno di un’ora a piedi.
Prima tappa: il mercato ed i suoi mille colori, dove si vendono maggiormente tessuti e vestiario. Colori quali fucsia, arancio sgargiante, blu elettrico, turchese e giallo splendente dominano le bancarelle del piazzale. Tiro fuori la macchina fotografica e, con un altro click, scatto di nuovo una foto.
Dietro di me gente che urla, quasi avessi commesso il peggiore dei reati: “C’est interdit! C’est interdit!” – “È proibito! È proibito!”.
Continuiamo il nostro giro di esplorazione cercando di far finta di nulla, ma con qualche occhio in più rivolto verso di noi.
Ci sembra ancora tutto inverosimile.
Grazie a conoscenze Italiane fatte sul posto, il giorno dopo riusciamo a visitare il Lago Assal, bacino ipersalino a circa tre ore di macchina dalla città.
Con 60 gradi centigradi ad agosto e 155 metri sotto il livello del mare, Lac Assal rappresenta il punto più basso dell’Africa. Completamente isolato da tutto e da tutti, contornato da rocce ed immerso nel Golfo di Tadjoura, è sicuramente uno dei luoghi più belli che io abbia mai visitato.
L’elevata temperatura ed il caldo rovente, purtroppo, ci portano a terminare la visita quanto prima e a ripararci in macchina assetati d’acqua.
Sulla via del ritorno notiamo una bambina spuntare dal nulla e venire verso di noi cercando di darci dei sacchetti di sale in cambio di acqua. I soldi? Non sa neanche cosa siano. Vuole bere, ci fa cenno con la mano. Per fortuna abbiamo ancora qualche bottiglia come scorta; ci ringrazia e se ne va con in mano quella strana banconota da 5000 franchi, che tanto guardava con curiosità.
Ripartiamo, ancora più increduli di prima. Come fa quella bambina a vivere in un clima così torrido?!
Fa veramente troppo caldo e decidiamo di non prolungare la visita al Lago Abbé, altro bacino salino situato al confine con l’Etiopia, nonché incontro di tre placche tettoniche in movimento. Motivo per il quale tornerò a Gibuti!
Interessante quanto questo Stato, così minuscolo, sia patria di meraviglie ambientali dall’enorme valore geologico, a tutt’oggi ancora conosciute solo da pochissimi fortunati.
La nostra visita prosegue, il giorno dopo, con una fuga verso un mare meravigliosamente cristallino e deserto: a 45 minuti dalla città, infatti, si trova l’Ile Moucha, piccola isola abitata solamente da un pescatore, contornata da acque turchesi e spiagge paradisiache ed immersa nella pace più assoluta, tant’è che non sembra neanche di stare sulla Terra!
Le acque di Gibuti sono tra le più ricche al mondo per biodiversità marina: un vero e proprio paradiso per lo snorkelling! Nel periodo tra novembre e gennaio, nella Baia di Ghoubbet, si può anche nuotare in compagnia dei possenti squali balena.
Ci prendiamo un giorno per raccontarci dei nostri viaggi, tra un tuffo in mare ed una nuotata con i pesci, riflettendo su quanto di bello ci sia da visitare al mondo, ma soprattutto riaffermando quanto la gentilezza delle persone sia la vera chiave per guardare il mondo con occhi diversi. Così come lo guardiamo oggi noi, mentre mangiamo il pesce appena pescato e grigliato, offertoci cordialmente dall’unico abitante di questa meravigliosa isola.
Torniamo in città per altri due giorni, visitando le zone limitrofe prima di ripartire per l’Etiopia.
Il Gibuti è stata talmente una sorpresa che anche gli ufficiali in aeroporto, all’uscita dal Paese, mi hanno confermato di non ricevere mai turisti e che loro stessi non avevano ancora visitato né il Lago Assal, né il Lago Abbé.
Insomma, un Paese ancora tutto da esplorare. E allora, buona scoperta!
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