IL TESORO DI CADICE – Un'avventura del Corsaro Nero
(Storia liberamente ispirata al Corsaro Nero di Emilio Salgari)
Il Corsaro Nero era un uomo dalla statura alta e slanciata e con un portamento elegante. I suoi lineamenti erano bellissimi: un naso regolare, due labbra piccole e rosse come il corallo, una fronte ampia solcata da una leggera ruga, che donava al suo volto un’aria malinconica, e due occhi neri come carboncini con un taglio perfetto, vividi e animati, contornati da ciglia lunghe e corpose.
Un giorno il Corsaro giunse a Cadice, una cittadina situata lungo la cost sud-occidentale della Spagna. Da qualche tempo, infatti, si mormorava che proprio qui si trovasse un tesoro magico, fatto di pietre preziose e monete d’oro, ma nessuno aveva la minima idea di dove potesse nascondersi.
Giunto al porto a bordo del suo grande vascello, il nostro eroe sbarcò. Indossava abiti molto eleganti: una casacca di seta nera, ricca di pizzi e con risvolti di pelle, sempre neri, si accompagnava a pantaloni stretti in vita da una larga fascia frangiata; alti stivali e un cappello con una lunga piuma nera completavano il tutto.
Immediatamente, si recò in una locanda lì vicino per mangiare della paella e dissetarsi con un po’ di sangria, ignaro di essere osservato. Da sempre, il Corsaro aveva dei nemici che cercavano di ostacolarlo in tutto, ma stavolta non ci sarebbero riusciti!
Non aveva idea di dove questi si nascondessero ma loro, al contrario, sapevano tutto di lui e l’avrebbero usato per farsi condurre al tesoro…
Dopo l’abbuffata, sazio e felice, decise di iniziare la ricerca da quello che, secondo lui, poteva essere il nascondiglio ideale: il Castillo de San Sebastián, una fortezza arroccata sulla cima di una piccola isola rocciosa.
Superate con fatica le rocce, il Corsaro giunse finalmente al portone del grande castello, che riuscì ad aprire solo dopo grandi difficoltà. Nel frattempo, c’era chi continuava a osservare tutto da lontano...
Una volta entrato, l’uomo si accorse di essere seguito e subito si scagliò contro i suoi nemici, sfoggiando la sua spada e sfidandoli in un acceso duello. Fu uno scontro lungo ed estenuante: prima un colpo, poi un altro, poi un altro ancora. Alla fine, stremati, i rivali furono costretti alla ritirata.
A quel punto, il Corsaro si ritrovò solo nel castello: cercò a lungo ma del tesoro nessuna traccia e, con il calare del sole, dovette abbandonare la ricerca.
Per la notte, decise di rifugiarsi nel Parque Génoves, una delle più belle aree verdi della città, a picco sul mare e con tanti angoli per nascondersi.
Il Corsaro si sdraiò sotto un albero, al riparo da sguardi indiscreti e non lontano da una terrazza, da cui si poteva gustare un magnifico panorama sull’immensa vastità dell’oceano: di fronte a quella vista spettacolare, e sopraffatto dalla stanchezza, si rilassò e riuscì ad addormentarsi in fretta.
Durante la notte i rivali lo avevano rintracciato e al mattino seguente, di buon’ora, erano di nuovo pronti a seguirlo. Appena il Corsaro si svegliò, notò che accanto a lui si trovava una bottiglia contenente un messaggio. L’aprì e vide che si trattava una mappa: era quella del tesoro!
Chi mai poteva avergli fatto un regalo del genere? E soprattutto, come aveva fatto a scoprire il suo rifugio?
Ancora con mille domande in mente, s’incamminò seguendo le indicazioni della mappa. Convinto di essere ancora seguito, per evitare un altro scontro e cercare di ingannare i suoi nemici cambiò strada, mescolandosi tra la folla del Mercado Central de Abados e rendendosi irriconoscibile tra la gente.
Gli avversari lo persero di vista e il Corsaro si precipitò verso la meta indicata sulla mappa: la Cattedrale di Cadice.
L’edificio, una miscela tra barocco, rococò e neoclassico, sembrava aspettarlo, avvolto da una luce soffusa e misteriosa e da un silenzio che faceva venire i brividi.
Una volta entrato, il Corsaro si mise in cerca del tesoro ma, nel frattempo, fu raggiunto dagli eterni inseguitori.
Si nascose velocemente nei sotterranei ma i nemici lo ricorsero, passando dall’esterno.
Gli ambienti erano al buio più completo e soltanto una luce, al centro di una stanza, era puntata su un forziere.
Senza accorgersi fino all’ultimo l’uno degli altri, il corsaro e i suoi inseguitori si ritrovarono a sollevare nello stesso istante il coperchio del forziere e, al loro interno, trovarono una grande sorpresa: la cassa non conteneva né monete d’oro né pietre preziose ma solo tanti, tantissimi ricordi della loro infanzia, anni in cui erano stati legati da una forte amicizia e avevano condiviso molti momenti felici.
Era stata la bella e dolce Isabel a far arrivare alle orecchie del Corsaro e dei suoi inseguitori le storie che parlavano del prezioso tesoro di Cadice: la ragazza era cresciuta con loro e non voleva assolutamente che un’antica e bellissima amicizia, terminata per motivi banali, rischiasse di essere perduta per sempre. Aveva deciso, allora, di intervenire, sicura che tutti avrebbero cercato il misterioso tesoro.
I vecchi amici capirono, così, che la loro rivalità era davvero inutile e che l’amicizia era più importante di qualsiasi altra cosa.
In molti credono, infatti, che il denaro sia la felicità ma in realtà la ricchezza più grande sono gli amici e le persone che ci stanno vicino, perché spesso sono loro il motivo dei nostri sorrisi.