ROMANO CORRADI - Direttore Generale del Gran Telescopio Canarias
Romano Corradi, esperto di nebulose planetarie e Direttore Generale del Gran Telescopio Canarias - il GRANTECAN - ci introduce alla scoperta del lavoro che si effettua quotidianamente in questa struttura ottica a raggi infrarossi - la più grande del mondo - e alla sua attività di astrofisico, ricercatore, membro di comitati scientifici e organizzatore di eventi strutturati per sensibilizzare l’opinione pubblica su questa materia.
Com’è sorta la sua passione per la scienza?
Nel mio caso, è stata una vera e propria vocazione. Già da bambino, oltre alle passioni per i giochi del calcio, tennis e ping-pong, avevo una predilezione per la matematica e le scienze. Più o meno all’età di sette anni, chiesi a mio padre di regalarmi un libro per imparare a riconoscere le costellazioni e costruire un piccolo telescopio. Mi ricordo ancora il titolo e l’autore di questo libro che lessi così tante volte mentre trascorrevo le serate estive a imparare i nomi delle stelle nel giardino della casa che avevamo in Valtellina. Già a quei tempi, a Milano non si vedeva bene il cielo di notte: l’inquinamento luminoso è uno dei più grandi mali della civiltà moderna. Di seguito, il cammino è stato facile, sia alle medie che al liceo e, poi, nel momento della scelta dell’Università. Credo di potermi considerare fortunato per aver avuto le idee chiare su cosa fare nella mia vita sin da piccolo, senza passare per le incertezze e i dubbi che si trovano ad affrontare molti adolescenti quando devono decidere il loro futuro.
La scienza non ha confini, così come l’arte, la letteratura. Un italiano come lei com’è approdato nella realtà delle Canarie?
Semplicemente cercando lavoro. Finiti l’Università e il dottorato, dovevo trovare un impiego. In Italia l’offerta per la ricerca era piuttosto limitata: mi sono guardato attorno e ho fatto domande per borse di studio post-dottorali a Parigi, in Cile e alle Canarie. Sono arrivato a Tenerife a settembre del 1994, grazie a uno dei primi programmi di mobilità della nascente Unione Europea che si chiamava Human Capital and Mobility Program. Sono di quella generazione cresciuta con l’idea che non solamente eravamo cittadini italiani, ma anche cittadini europei, per cui era praticamente lo stesso avere un passaporto italiano e vivere in Spagna o in qualunque altro Paese dell’Unione.
Com’è la sua esperienza di lavoro al GRANTECAN?
È stato un cambiamento radicale: da una vita tranquilla di ricercatore nella quale potevo dedicarmi al 100% allo studio di stelle e galassie a una responsabilità di gestione che non mi lascia più tempo per fare ricerca; un ruolo che mi permette, però, di partecipare allo sviluppo della scienza, aiutando a prendere decisioni strategiche e a migliorare la tecnologia. Questo ci dà la possibilità di fare continuamente nuove scoperte, di risolvere problemi antichi e di crearne dei nuovi.
Gli scienziati ci dicono che il Sole, tra circa cinque miliardi di anni, inizierà una “lenta agonia” che lo porterà a morire. Sappiamo che l’uomo non può vivere senza il Sole. Per questo motivo mi sorge spontaneo domandarle se l’uomo riuscirà a sopravvivere alla Terra, magari proprio colonizzando altri pianeti abitabili, così come auspicava il grande Stephen Hawking.
Cinque miliardi di anni è un periodo di tempo così lungo che la prima domanda da farsi è se ci sarà ancora la civiltà umana. Molto probabilmente no. La nostra civiltà moderna non ha più di 10.000 anni, e anche se è così giovane, in una scala cosmica, rispetto alla vita del Sole, ci troviamo di fronte a problemi così gravi e immediati -come il cambio climatico, la sovrappopolazione, e la tendenza innata dell’umanità a non guardare più in là di poche decine d’anni - che il destino del Sole è l’ultima delle preoccupazioni. Prima di pensare a colonizzare altri pianeti, cosa che comunque non si potrà fare nei prossimi decenni, dovremmo pensare a salvare il nostro!
È notizia recente che sia stato captato un misterioso segnale radio proveniente dallo spazio profondo che si ripete con un ciclo regolare, ogni 16,35 giorni. Questo fenomeno, chiamato Fast Radio Burst (FRB), è uno tra più enigmatici che avvengono nello spazio. Secondo lei, esiste qualche relazione tra questi segnali e la possibilità di una vita extraterrestre? Lei pensa che nell’Universo, oltre alla nostra, possano esitere altre forme di vita intelligente?
I cosi chiamati Fast Radio Burst sono dei segnali radio molto brevi la cui origine è attualmente sconosciuta. Tuttavia, tutti gli indizi che abbiamo ci fanno pensare che siano sorgenti astronomiche estreme ma naturali, come i buchi neri o le stelle di neutroni in altre galassie. Ciò non toglie che, indipendentemente da questi fenomeni, possano esistere altre forme di vita intelligente nell’Universo. Anzi, forse è la cosa più naturale, già che oggigiorno sappiamo che quasi tutte le stelle sono circondate da pianeti, e semplicemente per il numero enorme di stelle nell’Universo la probabilità che esistano pianeti abitabili, cioè simili alla Terra, è straordinariamente alta.
Secondo lei, dal momento in cui è stato costruito e fino a oggi, si è riusciti a sfruttare fino in fondo tutto il potenziale scientifico di cui è dotato il GRANTECAN così da dare impulso alla sua competitività dal punto di vista internazionale?
No, c’è ancora molto da fare per poter raggiungere le prestazioni ideali che ci permettano di scoprire, per esempio, le prime stelle e galassie che si sono formate nell’Universo dopo la grande esplosione iniziale, il Big Bang. Ogni giorno miglioriamo ma la complessità tecnologica – telescopio, strumenti per analizzare la luce, ecc. - è enorme e il finanziamento pubblico per la scienza, purtroppo, scarso.
Un’attrazione turistica come il GRANTECAN ha influito dal punto di vista economico sull’Isola di La Palma? Come mai si è deciso di costruire questo gran telescopio proprio qui?
Il GRANTECAN si è costruito qui perché La Palma ha uno dei cieli più trasparenti, oscuri e nitidi del mondo: un aspetto fondamentale per fare ricerca di punta in Astronomia. E, certamente, GRANTECAN e l’osservatorio in generale (c’è un’altra dozzina di telescopi) hanno un impatto importante sull’isola: non solo contribuiscono al 3% del Prodotto Interno Lordo ma costituiscono, soprattutto, un’opportunità per creare posti di lavoro, per le aziende tecnologiche e per i servizi relazionati con l’Astrofisica, oltre che per educare e promuovere la scienza nelle scuole. GRANTECAN è un simbolo di La Palma che aiuta enormemente a dare visibilità internazionale all’isola, spesso altrimenti sconosciuta.
Quanto è importante la divulgazione scientifica in un mondo come il nostro?
È fondamentale. Dobbiamo concepire una cultura in cui si riconosca che la scienza e la tecnologia sono gli strumenti necessari per creare un mondo migliore, essendo queste poste al servizio della società, e che possano risolvere la maggior parte dei problemi e delle sfide che si presentano all’umanità. Il metodo scientifico è la forma di pensiero più corretta per comprendere i fenomeni che ci circondano, per comprendere la realtà. L’Astronomia ha giocato sempre un ruolo importante nello sviluppo della civiltà, dall’agricoltura alla navigazione con il calendario, per esempio e, più recentemente, per la comprensione della fisica. Questo ha permesso lo sviluppo di tecnologie come internet, le telecomunicazioni e perfino degli strumenti che troviamo negli ospedali come gli scanner per fare le TAC.
Come si possono stimolare i giovani per farli avvicinare alla scienza e alla tecnologia?
Non è un obbiettivo facile da raggiungere. L’educazione nelle scuole è fondamentale e deve essere ben strutturata e trasmessa ai giovani con passione, usando anche messaggi attraenti grazie alle tecnologie audio-visuali moderne, che le nuove generazioni pretendono. Anche in questo caso, l’astrofisica può giocare un ruolo importante nell’attrarre i giovani, per il fascino intrinseco che ha lo studio del cielo notturno. In ogni caso, le istituzioni pubbliche devono riconoscere, attraverso messaggi e fondi adeguati, l’importanza della scienza, al fine di creare economie moderne, robuste e competitive.
A cosa state lavorando in questo momento?
GRANTECAN è un telescopio versatile, per cui si sta facendo ricerca d’avanguardia in campi diversi dell’Astrofisica. Per citarne solo tre: lo studio della fisica estrema dei buchi neri, la misura della composizione chimica delle atmosfere dei pianeti attorno alle altre stelle e la ricerca delle prime stelle formatesi dopo il Big-Bang.
In copertina: Il GRANTECAN e la Via Lattea
immagini per gentile concessione di Romano Corradi