SORELLE FONTANA - Il primo marchio di alta moda italiana nel mondo
La storia delle Sorelle Fontana (Zoe, Micol e Giovanna), iniziò nei primi del novecento a Traversetolo, una piccola frazione di Parma. Seguendo la tradizione familiare, qui le tre sorelle vennero avviate dalla madre, Amabile Dalcò, al mestiere sartoriale. Diverse per molti aspetti, in comune avevano il desiderio di affermazione, il bisogno di spaziare, il sogno della conquista. La più grande, Zoe, decise un giorno di lasciare il paese natale per una grande città; indecisa tra il nord e il sud lasciò al destino la scelta: avrebbe preso il primo treno che transitava in stazione. Quel treno era diretto a Roma. Così, come ogni fiaba che si rispetti, iniziò l'avventura delle Sorelle Fontana.
Il primo laboratorio venne aperto in Via Liguria, a Palazzo Orsini, nei pressi di Via Veneto. L’inizio fu difficile. La crescita dell'attività fu in parte ostacolata dalla guerra ma subito dopo, grazie al miglioramento dei commerci e allo sviluppo di Cinecittà, le sorelle Fontana riuscirono a lanciare il loro stile, fatto di corpetti stretti e morbide ed ampie gonne, col marchio "SF". Un primo successo arrivò nel 1948 con l'attrice Myrna Loy, che nel film "Il caso di Lady Brook" indossava solo abiti Fontana. Tuttavia, la grande occasione fu portata alle sorelle dalla loro prima cliente importante: Gioia Marconi, la figlia del grande scienziato, che si fece confezionare una serie di abiti che riscossero successo, e questo significò la conquista di clienti dai nomi prestigiosi, come Linda Christian, che si affidò alle Sorelle Fontana per l'abito da sposa, in occasione del suo matrimonio a Roma con Tyron Power.
Fu il matrimonio del secolo: cinegiornali e rotocalchi vennero invasi dalle immagini di questi due celebri personaggi. Arrivò così in America l’eco delle Sorelle Fontana, artefici di una moda italiana che era in concorrenza con quella francese, ormai affermata e molto costosa. Fra le clienti delle sorelle Fontana iniziarono ad apparire nomi quali le mogli dei presidenti Eisenhower, Truman e Kennedy, o le attrici Ava Gardner, Audrey Hepburn, Ingrid Bergman, Sophia Loren, Kim Novak, Grace Kelly, Anita Ekberg.
Il matrimonio, l’abito bianco, divennero argomento principale per tutte le ragazze da marito. Subito dopo Linda Christian, Maria Pia di Savoia si fece confezionare l’abito nuziale dalle celebri sorelle mentre Margaret Truman, figlia del Presidente degli Stati Uniti, oltre l’abito da sposa si fece confezionare anche il corredo.
La casa di moda continuò a crescere: nel 1955 venne aperta la prima boutique, nel 1960 iniziò la produzione in serie del pret-à-porter che impose l'apertura di un nuovo stabilimento. Dopo la morte di Zoe la produzione venne arricchita con accessori, profumi e valigeria.
Le sorelle Fontana si possono annoverare tra le ideatrici della moda italiana e il loro successo è stato premiato con riconoscimenti nazionali ed internazionali e con una serie di importanti mostre in Italia e negli Usa. Per alcuni anni si occuparono anche di arte contemporanea, con una serie d'iniziative e premi. L’idea più originale e assolutamente innovativa fu quella di diffondere arte e moda tramite il tessuto stampato. Ad esempio, erano presenti nelle collezioni due abiti: il primo realizzato con tessuto stampato di Mocchetti, tratto dall'opera pittorica di Eliano Fantuzzi, e il secondo stampato da Bedetti e Bedraglio, che riprendeva un’opera di Nuvolo.
Nel 1993 venne inaugurata la Fondazione Micol Fontana, un’associazione no-profit integrata ufficialmente nell’Albo degli Istituti Culturali della Regione Lazio e dichiarata “di notevole interesse storico” dal Ministero per i Beni Culturali. Con la Fondazione che porta il suo nome e di cui fu Presidente fino alla sua morte, nel 2015, Micol Fontana ha realizzato un progetto molto amato e perseguito con grande determinazione in omaggio ad una vita dedicata, con le sorelle Zoe e Giovanna, al mondo della Moda. Il grande patrimonio lasciato in eredità dall'Atelier Sorelle Fontana, costituito da abiti, figurini, biblioteca, emeroteca, fondo fotografico, ricami ed accessori, è infatti conservato nell'Archivio della Fondazione come memoria del passato, messo al servizio delle generazioni future attraverso l’organizzazione di visite, seminari, mostre ed incontri culturali.
(Articolo pubblicato sul Volume 7 di Ciaopraga)