GAETANO DONIZETTI - Compositore e operista
“La mia nascita fu più segreta però, poiché naqui (sic) sotto terra in Borgo Canale. Scendevasi per una scala di cantina ov'ombra di luce non mai penetrò. E siccome gufo presi il mio volo…”. Questa è la frase che si legge oggi sulla lapide di marmo posta all’ingresso della casa natale di Gaetano Donizetti. Sono le parole con cui uno dei cinque più importanti compositori di tutti i tempi descrive, in una lettera a Simon Mayr, l’abitazione della sua famiglia d’origine. La casa in cui Gaetano Donizetti nacque il 29 novembre 1797 è a Bergamo, in Borgo Canale, dove a quei tempi gli edifici erano alquanto fatiscenti e poveri. La famiglia del compositore abitava nel seminterrato dell’edificio che oggi è visitabile anche a piano terra, a cui si accedeva attraverso una stretta scala. L’ambiente era molto spartano, composto da due stanze che fungevano da cucina e camera da letto, oltre che dai locali adibiti a pozzo e ghiacciaia. Luogo di valore storico e culturale, nel 1926 dichiarato Monumento Nazionale. La parte più antica (gli ambienti abitati dai Donizetti) è databile al XIV – XV secolo ed ha mantenuto l’aspetto originario: sfondo ideale per immaginare usi e comportamenti quotidiani del passato. Un destino che appare segnato, quello di Donizetti: nella sua vita intrecciò le note creando composizioni immortali proprio come i suoi genitori tessevano le stoffe. I genitori del Maestro erano infatti sarti e appartenevano a quella fascia di popolazione umile che si guadagnava da vivere lavorando per i signori dei ricchi palazzi di Città Alta. Donizetti riscattò le sue umili origini diventando famoso in tutto il mondo e portando lustro alla sua città.
Certamente non è il modo più consono quello di iniziare un articolo “biografico” su un personaggio famoso parlando di numeri, ma sicuramente questo dato ci “avvicina” a quella che è la fama che ancora oggi segue ogni opera di questo insigne compositore. Domenico Gaetano Maria Donizetti è stato un compositore italiano, tra i più celebri operisti dell'Ottocento. La sua vasta produzione musicale, oltre a 73 melodrammi, comprende 28 cantate, 18 quartetti, 3 quintetti, 13 sinfonie, 115 composizioni sacre, e molte liriche da camera e oratori. Si stima che oltre un milione e mezzo di spettatori assistano ogni anno alle rappresentazioni delle sue opere; quelle oggi più sovente rappresentate nei teatri di tutto il mondo sono “L'elisir d'amore”, la “Lucia di Lammermoor“ e il “Don Pasquale”, e, con frequenza sono allestite anche “La fille du régiment”, “La Favorite”, la “Maria Stuarda”, “l'Anna Bolena”, la “Lucrezia Borgia” e il “Roberto Devereux”. Già dai contemporanei Gaetano Donizetti è riconosciuto fra i massimi operisti della sua epoca. Nei primi anni Quaranta, all’apogeo della carriera, dopo la prematura morte di Vincenzo Bellini e quello che viene definito il “silenzio operistico” di Gioacchino Rossini, si può affermare che in Europa non vi fosse nessun compositore di melodrammi a poter competere con Donizetti. Dopo la sua morte, però, le vicende politiche, il mutamento del gusto, e, in concomitanza, l’ascesa del nuovo “astro” Giuseppe Verdi, portano a un inevitabile offuscamento della sua opera e della sua figura.
“Non era mai sazio di nutrirsi di quelle classiche composizioni per giungere a scoprire il magistero di poter comporre a quel modo. Come infatti dissemi una volta con mia sorpresa: nella prima sera porterò un Quartetto composto alla Haydn, ed era fatto; ed un’altra: alla Beethoven, alla Krommer…”, scrive nei suoi cenni biografici Marco Bonesi, violinista e compagno di studi di Donizetti a Bergamo. Entrambi studiarono alle Lezioni Caritatevoli, una scuola di musica nata nel 1806 dallo spirito illuminista del grande compositore bavarese Simon Mayr e sovvenzionata dal prestigioso ente della Misericordia Maggiore. Mayr, che ne fu maestro e mentore, rappresentò per tutta l’Italia del primo ottocento un punto di riferimento nel campo operistico e strumentale; inoltre fu tra i primi a studiare e promuovere l’esecuzione delle composizioni di Haydn, Mozart e Beethoven. Altre due figure furono fondamentali nella formazione musicale di Gaetano: Padre Stanislao Mattei, ritenuto uno dei musicisti più autorevoli dell’epoca, fu importante maestro di fuga e contrappunto a Bologna tra il 1815 e il 1817; e Antonio Capuzzi, allievo di Tartini, già compositore di quartetti per archi che trasmise a Gaetano l’esperienza compositiva ed esecutiva.
La fama di Donizetti, però, non si ferma solo alla creazione di “opere” oggi famose, ma a questa si aggiungono altre composizioni di rilievo come quelle dei 18 “quartetti per archi” composte in periodi ben distinti quasi a segnare il cammino della sua vita di compositore. Il primo va dal 1817 al 1818: Donizetti, tornato da Bologna dopo aver terminato gli studi, compone una raccolta di sei quartetti (gli unici numerati). Questo primo periodo s’interruppe con la partenza del compositore per Venezia, dove per il teatro di San Luca mise in scena “l’Enrico di Borgogna”. Nel 1819, ritornato in patria dopo l’esordio veneziano, riprende a cimentarsi con la stesura di due quartetti, entrambi caratterizzati eccezionalmente dalla presenza di dediche autografe. Il VII è dedicato ad Alessandro Bertoli, signore bergamasco che ospitava riunioni quartettistiche nel salotto di casa sua e di cui Donizetti scrisse in una lettera: “Non scorderò mai che per mezzo suo imparai a conoscere tutti i quartetti di Haydn, Beethoven, Mozart, Reicha, Mayseder…”. L’VIII è invece dedicato al già citato compagno di studi Bonesi. L’attività quartettistica s’interrompe per un nuovo viaggio a Venezia nel dicembre del 1819, dove compone “Pietro il Grande, Zar delle Russie”. Nel 1821 tornato a Bergamo compone i quartetti dal IX al XVI. Successivamente mette da parte i quartetti e comincia a lavorare per una nuova opera, “Zoraida di Granata”, destinata ai teatri di Roma. Gli ultimi quartetti vengono composti a Napoli, durante due distinti periodi di forzata chiusura dei teatri napoletani. Il XVII nel 1825 e il XVIII nel 1836, particolarmente ispirato visto che più tardi il tema del primo movimento fu utilizzato per la stesura della sinfonia di “Linda di Chamonix”. Gli autografi dei quartetti di Donizetti sono conservati presso il Museo Donizettiano di Bergamo, la Bibliothèque Nationale di Parigi e la Biblioteca del Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli.
Nonostante la sfortuna continuasse a perseguitare il musicista, prima con la morte della moglie e di una figlia, e ancora più tardi con la perdita della seconda figlia, egli superò il dolore e la solitudine aumentando il ritmo del lavoro. Così, in pochi anni scrisse "Don Pasquale" e "Don Sebastiano del Portogallo", "Linda di Chamonix", "Maria di Rohanna" e il "Conte di Chalais". La sua creatività e il suo intenso lavoro vennero ricompensati quando a Vienna, nel 1842, ricevette l’ambita nomina di Maestro di Cappella di Corte; ma la sua salute, già gravemente compromessa dalla sifilide, peggiorò sempre di più ed alla fine, nel 1846, fu internato, com’era abituale in quel tempo, nel manicomio di Ivry-sur-Seine. Nel 1847, trasportato a Bergamo, fu accolto dai baroni Basoni Scotti che lo assistettero fino alla morte, sopravvenuta l'8 Aprile 1848. Anche quest’ultimo momento della biografia del maestro merita una breve “parentesi” visto che è velato da una sottile trama di mistero. In seguito al decesso venne effettuata l'autopsia l'11 aprile che appurò la causa della morte nella sifilide meningovascolare. Donizetti venne sepolto nel cimitero di Valtesse nella Bergamo bassa, e tumulato nella cripta della nobile famiglia Pezzoli. La prima commemorazione ufficiale ha luogo a Bergamo nel settembre 1875, più di un quarto di secolo dopo la sua morte; e l’occasione è data dalla traslazione delle sue spoglie, insieme a quelle di Simon Mayr, dall’anonimo cimitero di periferia dove era stato sepolto, alla Basilica di S. Maria Maggiore, dove già nel 1855 lo scultore torinese Vincenzo Vela aveva eretto, su commissione del fratello maggiore del compositore, Giuseppe, a lui sopravvissuto, un monumento funebre in suo onore. A lato, il monumento a Simon Mayr, spentosi nel 1845 all’età di 82 anni: opera dello scultore bergamasco Innocente Fraccaroli, commissionato nel 1852 dalla città di Bergamo quale doveroso tributo all’insigne musicista. Ma durante l’esumazione della salma, nell’effettuare una ulteriore autopsia prima della traslazione nella tomba a lui dedicata, non venne rinvenuto il cranio del musicista. Venne prontamente iniziata la ricerca tra gli otto medici che avevano effettuato il primo esame. Le indagini portarono al ritrovamento della calotta cranica a Nembro, un piccolo comune della provincia di Bergamo, presso un nipote erede del dottor Gerolamo Carchen, presente all'autopsia del 1848, che aveva presumibilmente sottratto il cranio del musicista, complice la disattenzione dei suoi colleghi. Il reperto venne collocato prima nella Biblioteca Angelo Mai e successivamente nel Museo Donizettiano, e solo il 26 luglio 1951 la calotta cranica venne posta nella tomba, così da ricomporre l'intera salma del musicista. La commemorazione del 1875 fu densa di manifestazioni concertistiche, con musiche di due compositori: Amilcare Ponchielli (maestro di cappella nella basilica di Bergamo dal 1861 al 1886), che scrisse per l’occasione la cantata “Omaggio a Donizetti”, su libretto di Antonio Ghislanzoni, eseguita al Teatro Riccardi la sera del 13 settembre 1875. E se già esisteva una pubblicazione ad opera di Filippo Cicconetti che, nel 1864, aveva fatto stampare un volumetto interamente dedicato alla vita e all’opera di Donizetti, corredato da un catalogo delle composizioni e da una serie di lettere in facsimile; nel 1875 viene data alle stampe la prima di una lunga serie di monografie dedicate al compositore bergamasco: il volume “Donizetti e Mayr”, di Federico Alborghetti e Michelangelo Galli.
La memoria del maestro è oggi custodita dalla Fondazione Donizetti e nel museo che si trova nella casa natale restaurata nel 2009 con un intervento che l’ha resa del tutto accessibile e aperta gratuitamente al pubblico. Da qualche tempo, inoltre, è possibile rivivere una “giornata in casa Donizetti” grazie al progetto “Impronte sonore”: un percorso multimediale che rievoca tramite i suoni la vita di una famiglia tipo del XVIII secolo nell’area bergamasca. Ma le rappresentazioni delle sue opere non “dimenticano” la Repubblica Ceca, ed infatti il prossimo 3 novembre sarà possibile vivere uno degli eventi più importanti della stagione operistica a Praga, vedendo, ma soprattutto, ascoltando “Le convenienze ed inconvenienze teatrali“ un’opera di Donizetti su libretto di Domenico Gilardoni, conosciuta anche come “Viva la mamma”; da un adattamento musicale in due tempi di Antonio Simeone Sografi, drammaturgo e librettista italiano nato a Padova (1759 – 1818), opera rappresentata prima in forma incompleta nel Teatro Nuovo di Napoli nel 1827, e poi, in forma rinnovata, al Teatro alla Canobbiana (poi Teatro Lirico) a Milano il 20 aprile 1831.
(Articolo pubblicato sul Volume 8 di CIAOPRAGA)