GRAN CANARIA - Un viaggio da Plinio il Vecchio ai giorni nostri

GRAN CANARIA - Un viaggio da Plinio il Vecchio ai giorni nostri

Il viaggiatore curioso ha sempre voglia di scoprire nuovi luoghi, colori, persone, immergendosi nell’atmosfera del Paese che lo ospita. Così è stato per la nostra famiglia una volta approdati a Gran Canaria, isola principale del famoso arcipelago che si trova di fronte alle coste africane, bagnato dall’impervio oceano Atlantico.

L’isola di Gran Canaria è un territorio dalle tante facce, che va esplorato percorrendolo in auto. Abbiamo soggiornato a Maspalomas nella parte sud dell’isola che climaticamente è la migliore, essendo meno piovosa e con temperature che vanno dai 24 ai 27 gradi nei mesi di febbraio e marzo. È una zona ricca di vegetazione tropicale, che colpisce per la bellezza e varietà della natura.

Palme, banani, alberi di papaya, fichi d’india, aloe, dracene e altre tipologie di piante dai fiori coloratissimi e dalle forme che sembrano scolpite da un artista fanno capolino mentre si percorrono i lunghi tratti di strada costeggiati dall’oceano. 

È un paesaggio che dona colore, vivacità e un senso di pace infinito, perché sembra di vivere in un luogo magico e unico dove la natura accoglie e abbraccia chi la incontra, allo stesso tempo rendendo l’isola particolare e a tratti selvaggia. 

Incuriositi, abbiamo scoperto che il nome ‘Canarie’, che risale all’antichità, deriverebbe dalla presenza e abbondanza di cani selvatici. Fu Plinio il Vecchio a citare l’esistenza di queste isole in una parte del libro Naturalis Historiae, e mi piace considerarlo come colui che scrisse la prima guida della Canarie. 

Plinio descrive le isole grazie alle informazioni che gli giunsero da una spedizione di esploratori del I secolo a.C. Nel suo trattato cita anche l’esistenza di animali allora sconosciuti come le grosse lucertole – che corrisponderebbero ai gechi che abitano l’isola – e la presenza, come già citato, di cani – chiamati dagli spagnoli ‘presa canaria’, che proteggevano e difendevano le proprietà.

L’ubiquità del geco la si ritrova, invece, tra i souvenir tipici: sotto forma di magneti, impressi su dipinti o cartoline, oppure riprodotti in legno. 

Plinio prosegue, poi, riportando la descrizione di piante dai fiori colorati, datteri di palma e pigne particolari, menzionando inoltre la presenza di fiumi laddove si trovavano piante di papiro e pesci siluro. Lo scrittore dell’antica Roma ha saputo lasciare il segno su questo luogo, pur non essendoci mai stato, e ne ha individuate le caratteristiche più belle; lo potremmo, in effetti, definire un viaggiatore virtuale d’altri tempi.

De Canaria di Giovanni Boccaccio, del 1342,  è invece quanto segue - a distanza di secoli – dopo gli scritti di Plinio il Vecchio. È un’opera breve sulla vita, i costumi e la società delle Isole Canarie ai tempi delle prime scoperte geografiche ed è il risultato di testimonianze e della corrispondenza tra Boccaccio e gli amici navigatori della città di Siviglia.

Tornando ai giorni nostri, grazie alla ricca vegetazione e al clima favorevole, gli abitanti di Gran Canaria sfruttano ciò che la terra offre per trasformarlo in prodotti alimentari di vario tipo.

Entrati in uno dei tanti negozi alimentari presenti nell’isola, abbiamo notato marmellate esotiche mai viste altrove, preparate con papaya, banana, cactus o fico d’india, oltre a creme, saponi e vari prodotti cosmetici e curativi a base di aloe vera, la cui polpa delle foglie è ricca di vitamine e minerali.

Passeggiando per l’isola e chiacchierando con alcuni dei suoi abitanti, ci ha  colpito molto la presenza di tanti giovani tra i venti e i trent’anni che si sono trasferiti da diverse parti d’Europa per vivere un’esperienza lavorativa nel settore del turismo. Molti di loro sono impiegati negli hotel, nei villaggi, o lavorano come guide turistiche, istruttori di tennis, di nuoto, o insegnanti di yoga.  

Abbiamo conosciuto Federico, un giovane romano di 25 anni, che fa l’istruttore di fitness nei villaggi e che vive a Gran Canaria da due anni. Ci ha parlato dell’isola, consigliandoci alcune zone da visitare. Chiacchierando con lui, ci siamo resi conto che Gran Canaria si presta ad essere un’isola dove praticare molti sport all’aria aperta grazie al suo clima, temperato quasi tutto l’anno, e può quindi facilmente diventare meta di giovani intraprendenti alla ricerca di uno stile di vita decisamente rilassato e piacevole.

Di Gran Canaria, ci hanno anche molto incuriosito i villaggi incastonati tra le rocce dell’entroterra e la vitalità delle cittadine ricche di ristoranti tipici, botteghe e caffetterie. Vale la pena visitare Mogan, a sud dell’isola, con il suo antico mulino a vento e le caratteristiche case canarine di pietra. Sono essenziali, quasi fatiscenti, perché il tempo qui sembra essersi fermato. Non ci sono turisti e le attrattive sono poche ma il silenzio, lo spazio a disposizione, le gole anguste, le rocce e i pini canari trasmettono pace e alimentano l’immaginazione.

A pochi chilometri si trova la zona di Maspalomas, caratterizzata da grandi dune che si possono attraversare fino ad arrivare all’oceano: uno scenario unico, perché ci si sente vicini al cielo. Una volta toccato l’oceano, se ne sente la forza e non ci si vorrebbe più muovere. 

Siamo rimasti affascinati anche da Las Palmas, e in particolare da un quartiere della città principale che si trova a nord est di Gran Canaria, che si chiama La Vegueta.

Passeggiando in questa zona si possono ammirare gli antichi palazzi. Uno in particolare, chiamato Casa de Colón, ospitò Cristoforo Colombo prima della partenza per la sua esplorazione delle Americhe. Colombo si fermò proprio qui per riparare una nave. Un tempo, Casa de Colón fu anche la sede di rappresentanza politica e diplomatica dei primi governatori di Gran Canaria.

Oggi il palazzo è adibito a Museo e testimonia la storia dell’isola e il viaggio di Colombo, oltre ad ospitare periodicamente mostre di pittura.

Se si prosegue oltre il palazzo, si scorge la statua in ferro battuto di Nestor Alama, che fu un importante compositore, avvocato e scrittore di Gran Canaria, nato nel 1906 e considerato il padre della canzone d’autore dell’isola. 

Al di là delle visite storiche, è stato bello perdersi per le viuzze del quartiere, scoprire angoli e palazzi, fermarsi ad assaggiare un piatto tipico o assaporare un caffè ‘curtado’ nelle tante ‘pastelerie’.

Eravamo partiti con poche aspettative ma abbiamo constatato che Gran Canaria è un’isola che offre molto, oltre al costante sole e alle sue bellezze naturalistiche. È stata per noi una “cartolina” da conservare, un viaggio ricco di piccole scoperte che hanno reso il nostro soggiorno molto stimolante, lasciandoci la voglia di ritornare per visitare le altre parti dell’isola che non abbiamo avuto il tempo di esplorare.

In copertina: il porto di Mogan
immagine © Olaf Mühlenbrock

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