HONG KONG - Alla scoperta della Street Art
Non sono mancati e non mancano i graffiti, nella Hong Kong di questo periodo, dove da ormai sei mesi si tengono regolari proteste. Il malcontento verso il governo e la polizia è stato ampiamente espresso con ideogrammi e scritte in inglese su una varietà di muri, camminamenti sopraelevati e strisce pedonali. Alcuni sono ancora visibili, altri sono stati malamente cancellati, spesso lasciando un segno esteticamente non proprio attraente.
Nella città sono però anche presenti graffiti artistici, oltre ad espressioni di quella che definiremo ‘arte da strada’, o ‘Street Art’. Se i graffiti hanno come rappresentazione principale un nome, le cui lettere risultano deformate e stilizzate, la Street Art è arte visiva creata in luoghi pubblici – opere d'arte non autorizzate eseguite al di fuori del contesto dei luoghi d'arte tradizionali – e vede impegnati anche artisti dal background più classico.
A Hong Kong, grazie al denso paesaggio urbano, abbondano le possibilità di esprimersi tramite graffiti o Street Art. Recentemente, insieme ad un gruppo di amiche, ho passato un’intensa mattinata con Alexandra Unrein, esperta in materia. Siamo partite dalla zona di Central alla scoperta di questo lato colorato e anche trasgressivo della città, dove imbrattare i muri è considerato reato perseguibile con pene che vanno da HKD 300 fino a un anno in carcere. In molti casi, fortunatamente, la polizia ha chiuso un occhio, permettendo così agli appassionati di seguire le evoluzioni e le addizioni al paesaggio dell’arte di strada. Alcuni ‘murales’ sono stati invece commissionati dai proprietari dei locali, che desiderano vedere abbellito il muro esterno del proprio bar, ristorante o negozio, oppure da imprenditori immobiliari, al fine di rallegrare le barriere esterne dei cantieri, visioni frequenti in questo luogo dove incessantemente si costruiscono grattacieli sottili come lunghi bastoncini. Queste strutture-barriera, che nascondono un fazzoletto di terra trasformatosi in cantiere, diventano così ‘tele’ metalliche, messe a disposizione degli artisti di strada.
Mentre ci inerpicavamo costeggiando la scala mobile a cielo aperto, abbiamo trovato la prima testimonianza, lungo uno stretto corridoio, di arte commissionata per un cantiere. L’opera è stata eseguita da Uncle, un artista locale che è passato dal graffitismo alla Street Art. Uncle si è divertito a dipingere, in due settimane, ben ottanta personaggi stile cartone animato che raffigurano, tra gli altri, celebrità locali e internazionali.
Elsa Jean de Dieu è, invece, l’artista autrice dell’opera realizzata con spray e acrilico, che rappresenta il volto di un bel ragazzo sorridente (il suo migliore amico) circondato da bolle di sapone, sul muro del negozio antistante, Lush, che vende saponi artigianali. Elsa, francese, proviene da una famiglia di artisti e ritroveremo un’altra sua creazione, Uma Nota, poco più avanti: una donna vista di profilo che ride di gusto, con fiori colorati tra i capelli, un grande orecchino d’oro, piume di pavone e un tucano a completare questa peculiare ‘nota’ tropicale brasiliana.
Data la densità delle costruzioni, molte zone sono perennemente all’ombra dei grattacieli e queste espressioni di colore e di allegria ravvivano senza dubbio la città. Personalmente, sono però rimasta affascinata anche dalle opere in bianco e nero.
All’interno del Parade Ground, la piazza di Tai Kwun, l’ex stazione di polizia centrale (mio articolo qui), compare una parete realizzata dal collettivo di Berlino WENU, in collaborazione con artisti locali, e rappresentante una diversa visione del Muro di Berlino: da barriera massiccia e austera a luogo di stratificazione di cartelloni pubblicitari e dipinti fantasiosi. Nero su bianco, questo bellissimo poster della città di Berlino prende forma in tutti i suoi dettagli e riferimenti politici e sociali che l’occhio attento scova e cerca di interpretare.
Lasciato Tai Kwun, ci siamo avviate verso uno dei quartieri più vecchi e caratteristici, in quanto mantiene ancora il proprio carattere di ‘vecchia Hong Kong’: Sheung Wan. La via che unisce Central a questa zona, Hollywood Road, porta a uno dei più antichi templi cinesi (Man Mo Temple) costeggiando piccoli coffee shop, negozietti di antiquari, bellissimi alberi di Banyan dai rami estesi come le braccia di un gigante dai quali penzolano lunghe radici aeree —improbabili liane nella jungla cittadina. Il nome Hollywood non deve, però, trarci in inganno: nulla ha a che vedere con Los Angeles, ma si riferisce piuttosto ai numerosi agrifogli (holly, in inglese), che un tempo caratterizzavano questa zona.
È scendendo una scalinata proprio da Hollywood Road che abbiamo trovato un’opera che rappresenta ben sei teste di leopardo delle nevi, a prima vista indistinguibili a causa dell’illusione ottica volutamente creata da Christopher H, che modula la sagoma dell’animale tramite onde di sottili linee nere fatte col marker, tra le quali – prestando attenzione – emergono i musi degli animali. Christopher H è un artista locale che ha studiato alla prestigiosa Central Saint Martins di Londra e che ha deciso di lasciare la carriera di grafico per dedicarsi all’arte di strada.
Mentre da Hollywood Road ci inoltravamo nelle viuzze laterali, ci siamo imbattute in espressioni artistiche di vario tipo: taxi rossi nella notte cittadina, eseguiti in un solo giorno e mezzo da Don Kitchener; sketch di personaggi del cinema hollywoodiano a cura di Rob Sketcherman, che traccia tutti i suoi schizzi urbani sull’iPad; pesci rossi onnipresenti nei più strani angoli di muro, ad opera di Szabotage, oltre a carpe cinesi bianche e rosse eseguite a mano libera in blocchi di colore da Christian Storm; mosaici di piastrelle in ceramica, modellati sull'arte pixel dei videogiochi degli anni '70-‘80 da Invader.
Infine, ci ha molto colpite l’opera di Vhils, nome d’arte di Alexandre Farto, un artista portoghese che incide volti nel muro. Questi prendono forma una volta rimossa parte dell’intonaco. La creazione nasce quindi dalla distruzione. I suoi sono i volti della gente comune. Come lui stesso ha detto in un’intervista: “Invece di creare icone di chi ha cambiato la storia, come Warhol ha fatto con Mao e altri, io ritraggo la gente comune, cercando di far riflettere il pubblico su queste persone che, nella società contemporanea, lottano ogni giorno per guadagnarsi da vivere.”
Questo messaggio di umiltà ci sembra riassumere alla perfezione la missione di chi si dedica all’arte pur stando in strada e riesce a far parlare i muri, non solo rendendo la città più bella, ma mettendo a disposizione di tutti questa bellezza, e stimolando il pensiero di chi guarda.
Per chi fosse interessato ad avere maggiori informazioni sul panorama della Street Art di Hong Kong, segnaliamo HKwalls, una ONG che mira a creare opportunità per artisti locali e internazionali esaltandone il talento, a Hong Kong e a livello internazionale, attraverso l'arte e la cultura di strada. HKwalls organizza un festival annuale di arte di strada, ‘Street Art and Mural Festival’, a Hong Kong durante il mese dedicato all'arte, marzo, oltre a una programmazione annuale che si cura dello sviluppo della carriera degli artisti e della sensibilizzazione del pubblico attraverso le arti.
Leggi qui l’articolo in inglese.
In copertina: l’opera di Don Kitchener (dettaglio)
Immagini © Paola Caronni