MARCO PALVETTI - Artista poliedrico con una passione per la lettura
Le rappresentazioni teatrali, lo sport e la lettura sono i pilastri di Marco Palvetti, fin dalla sua adolescenza. A 18 anni si trasferisce a Roma, dove frequenta l’Accademia Nazionale D’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”, diplomandosi nel 2010. Tra i suoi ruoli maggiormente conosciuti quello di Salvatore Conte, nelle prime due stagioni della serie Gomorra e quello di Marco Pantani nel film Il caso Pantani - L'omicidio di un campione, solo per citarne alcuni. I lavori più recenti includono la fiction Kostas, presto in onda sui canali RAI, Unwanted-Ostaggi del mare, serie di punta trasmessa da Sky e diretta da Oliver Hirschbiegel, e Il Commissario Ricciardi, per la regia di Alessandro D’Alatri e attualmente disponibile su RaiPlay.
Lo abbiamo raggiunto per parlare della sua carriera, delle sue passioni e delle sue aspirazioni.
Marco, il tuo percorso per diventare attore è stato particolarmente impegnativo, con l'incidente stradale subito durante il tentativo di entrare all'Accademia. Come hai trovato la forza di superare questo ostacolo e continuare a perseguire la tua passione per la recitazione?
Sì, l’incidente è stato una bella prova, sia per me che per la mia famiglia. Credo che quell’esperienza mi abbia segnato molto. Quando mi risvegliai in ospedale avevo ancora nella mente e negli occhi quella che poteva essere l’ultima immagine della mia vita. In seguito, con il passare del tempo, ho fatto i conti con questa eventualità. Da lì scaturisce la mia voglia di affrontare ogni momento come se fosse l’ultimo.
Hai sostenuto la prova d'ingresso all'Accademia Nazionale D'Arte Drammatica Silvio D’Amico con una frattura al ginocchio e la testa bendata. Come hai affrontato questa sfida e come ha influenzato la tua prospettiva sul tuo futuro professionale?
La prova d'ingresso all'Accademia è stata una sfida cruciale nella mia vita. Dopo l’incidente ho vissuto un periodo di paura, specialmente nell’attraversare le strade di Roma. L'ansia si è gradualmente dissolta nel tempo. L'Accademia ha avuto un impatto profondo su di me, permettendomi di ricostruire e rinascere. Questo percorso ha influenzato non solo la mia carriera, ma anche la mia prospettiva generale sulla vita. Conservo nel cuore esperienze positive con compagni di classe diventati professionisti affermati, ma anche con tanti insegnanti, che per me hanno avuto un ruolo fondamentale, in particolare Lorenzo Salveti, una figura quasi paterna.
Il tuo ruolo di Salvatore Conte in Gomorra - La serie ha portato grande successo e popolarità. Come hai preparato e interpretato questo personaggio e qual è stato l'impatto sulle persone che ti conoscevano dai tempi della tua infanzia nella periferia di Napoli?
Il personaggio di Salvatore Conte ha avuto un impatto significativo sulla mia vita, soprattutto considerando la mia crescita in un contesto non facile. Fin dall'infanzia, ho sempre dovuto discernere le compagnie migliori. Crescendo, è diventato importante per me percepire la possibilità di un cambiamento positivo nelle cose. Tuttavia, va detto che ciò non sempre accade. Molti ragazzi con cui ho condiviso l’adolescenza oggi affrontano difficoltà sociali significative.
Dopo l'interpretazione di Conte, qualcosa è cambiato. Nonostante la sua differenza da me nella vita quotidiana, le reazioni delle persone intorno a me sono state sorprendenti. L’aver interpretato con grande intensità un personaggio molto lontano dalla mia vita reale, ha suscitato sorpresa e complimenti per la qualità del mio lavoro. Oggi posso essere un faro di speranza per ragazzi che sognano di superare le difficoltà del Sud e che sperano in una trasformazione.
Hai lavorato in diverse produzioni televisive e cinematografiche, incluso il ruolo di Marco Pantani nel film Il caso Pantani. Come ti prepari per interpretare ruoli così diversi e impegnativi?
Penso sia importante essere sempre onesti, soprattutto quando si interpreta un personaggio. Bisogna dare spazio al personaggio e permettergli di emergere. Alcune tendenze recenti vedono l'attore diventare più importante del personaggio, ma io non sono d'accordo. Preferisco sfide in cui gli attori si avvicinano ai personaggi, come dovrebbe sempre essere.
Tutti i personaggi e gli attori sono diversi. Dobbiamo mantenere una certa distanza dal personaggio per poterlo osservare, avvicinandoci lentamente per condividerne l'esperienza, fare scoperte e uscire dalla nostra zona di comfort. È essenziale studiare attentamente l'ambiente e il background del personaggio per avvicinarsi in modo autentico. Allo stesso tempo, mi rendo conto che sia anche un percorso estremamente personale e fragile, pertanto non potrà mai essere lo stesso per ogni attore.
Nel 2023 hai ripreso il ruolo di Falco nella serie Il Commissario Ricciardi 2 su Rai 1. Cosa ti ha attirato di più di questo personaggio e della storia che racconta?
Ho “cercato” il personaggio di Falco, come faccio di solito, perché è importante rendere i personaggi veritieri. Dobbiamo renderli umani, sfumando i colori delle loro caratteristiche attraverso le loro intenzioni, azioni e ciò che portano dentro di sé. Falco è affascinante perché può muoversi nel buio, ma ha anche una luce interiore potente. Fin dal provino, ho cercato di dare a Falco questi colori e continuerò a farlo. So che il mercato potrebbe non valorizzare appieno certi dettagli ma confido nel fatto che il pubblico abbia la sensibilità di riconoscere il lavoro dell'attore nel creare la vita del personaggio.
Hai partecipato a produzioni internazionali e hai studiato diverse lingue straniere. Quanto hanno contribuito queste esperienze ad arricchire la tua carriera e la tua vita personale?
Le lingue straniere sono fondamentali nella mia vita. Oltre ad amare lo studio, cerco di scoprire nuove prospettive e capire il mondo da punti di vista diversi. Spero che questo arricchisca anche la mia carriera. Le lingue straniere facilitano la comunicazione, aumentando la nostra capacità di esprimerci. Nelle produzioni internazionali, mi permettono di sentimi più a mio agio e, con l'esperienza, trovo sempre più una mia collocazione, che mi permette di crescere interiormente e conoscere meglio me stesso.
Oltre alla recitazione, hai una passione per lo sport estremo, come le ultramaratone sulle montagne. In che modo l'attività fisica influisce sulla tua vita e sul tuo approccio al lavoro artistico?
Penso che l'ultramaratona, la montagna e gli sport estremi siano metafore che ci aiutano a capire cosa ci unisce. Sto cercando di scoprire i pilastri fondamentali dell'umanità. Lo sport, soprattutto quello estremo e il contatto con la natura, ci aiuta a capire i nostri limiti e quanto siamo disposti a soffrire per raggiungere i nostri obiettivi. Questo influisce molto sulla mia vita e sulla preparazione necessaria per essere un attore. La costanza nel prendersi cura del corpo e della mente è fondamentale per essere pronti e aperti ai cambiamenti. Questo non è solo un viaggio di scoperta personale, ma anche un modo di prendersi cura di sé stessi, per essere pronti per le opportunità che possono presentarsi. Credo che l'universo ci dia ciò che cerchiamo, e questo ci aiuta a crescere.
Hai compiuto il cammino della magna via Francigena da Palermo ad Agrigento e hai il sogno di percorrere a piedi i 4000 km da Napoli a Santiago De Compostela. Cosa ti spinge a intraprendere queste sfide fisiche e spirituali?
Il cammino è un’altra grande metafora e una forma di meditazione. Quando cammini, sei con te stesso, fai scoperte e affronti paure, specialmente quando sei solo. Io credo che siamo qui sulla Terra per fare scoperte e far evolvere la nostra anima. Questo ci aiuta a stabilire priorità, a non preoccuparci troppo delle leggi del mercato o del potere in mano agli altri, ma piuttosto a cercare il meglio da ogni momento. Credo che ci siano altre vite e che la nostra anima continui a evolversi nel tempo. Quando si ha questa consapevolezza, è importante nutrire la propria anima con cose belle che ci fanno crescere e migliorare. L'evoluzione dell'anima non riguarda solo la società o il mercato, ma anche la scoperta delle proprie priorità.
Sei anni fa sei diventato vegetariano. In che modo questa scelta ha influenzato la tua vita quotidiana e la tua preparazione fisica per le tue attività sportive?
Sì, sono vegetariano da un po' di anni. Questa scelta ha, ovviamente, influenzato molto la mia vita quotidiana. Per quanto riguarda l'attività sportiva, ho adottato una dieta più attenta. Inizialmente, ho preso questa decisione quando avevo un'infiammazione al tendine della gamba e volevo evitare cibi che potessero peggiorarla. Ho anche considerato le questioni ambientali e il modo in cui trattiamo gli animali come motivazioni chiave per la mia scelta. Credo che il mercato abbia contribuito a questa invasività nella nostra alimentazione, ma oltre a questo, c'è anche la preoccupazione per lo spreco del cibo e il trattamento degli animali. Riflettendo sulla storia umana, abbiamo trattato male anche gli altri esseri umani, quindi è importante guardare dentro di noi e cercare di evolverci.
Oltre ad essere un artista poliedrico, sei anche un appassionato lettore. Quali sono i libri e gli autori che hanno avuto un impatto significativo sulla tua vita e sul tuo modo di vedere il mondo?
Sicuramente i testi di Dostoevskij. Credo sia, ad oggi, l’autore che meglio riesce a rappresentare l’animo umano, con le sue sfumature più nascoste. I fratelli Karamazov è il mio testo preferito, perché credo che da lì venga fuori un’umanità infinita. Cerco di leggere, laddove possibile, in lingua originale, perché è quasi inevitabile che la scrittura non tradotta abbia uno spessore maggiore. Ora sto leggendo La Peste di Camus in francese. Lo avevo già letto in italiano ma volevo catturarne ogni sfumatura, anche nella versione originale. Amo anche Thomas Mann. Sono molto legato ai classici, in particolare a Sartre. E poi ho letto in spagnolo tutti i libri di Carlos Ruiz Zafón. Sono, inoltre, molto appassionato di teatro: leggo drammaturgie, spesso per cercare testi interessanti da poter mettere in scena con amici.
La lettura è anche un modo per continuare il mio studio delle lingue. Credo fermamente che la letteratura possa salvare il mondo e che, attraverso la condivisione delle storie, ci si possa sentire meno soli.
In copertina: Marco Palvetti
immagini per gentile concessione dell’artista