OSTEOPATIA ATTIVA - Un approccio alternativo alle disfunzioni muscolo scheletriche

OSTEOPATIA ATTIVA - Un approccio alternativo alle disfunzioni muscolo scheletriche

Viviamo in una società così tanto frenetica e sempre più proiettata verso il futuro e lo sviluppo che abbiamo dimenticato da dove veniamo. Per arrivare a soluzioni efficaci, di fronte a qualsiasi tipo di disfunzione problematica del nostro organismo, è fondamentale capire la storia e il contesto della persona che abbiamo di fronte, ma anche la storia e lo sviluppo dell’uomo inteso come razza, a partire da quando, appena nati, si giace di schiena sul pavimento, fino al raggiungimento della stazione eretta.

Queste due chiavi di lettura ci fanno capire meglio come funziona il corpo umano e, soprattutto, come siamo arrivati a sviluppare quegli schemi motori di base che ci consentono di svolgere le nostre azioni quotidiane nella maniera più efficace possibile: respirare, camminare, correre, saltare, chinarsi verso il pavimento, sollevarsi de terra, ecc. Questi schemi rappresentano il modo in cui il nostro centro di controllo motorio organizza e dirige l’attività dei muscoli, dei tendini e delle articolazioni per raggiungere un obiettivo come, ad esempio, effettuare uno scatto per raggiungere il tram alla fermata. Il centro di controllo motorio è un po’ come un direttore d’orchestra che dirige i vari musicisti, ovvero i nostri muscoli, in maniera coordinata e sincrona, al fine di ottenere una melodia perfetta.

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Fin qui tutto bene, ma cosa succede quando il messaggio tra chi dirige e chi suona non è del tutto chiaro? E per quale motivo questa comunicazione smette di essere chiara? Partiamo dal secondo quesito, ovvero quali sono le cause più frequenti che portano questa incomprensione tra centro di controllo motorio e sistema mio-fasciale. Per prima cosa bisogna tenere ben a mente che il cervello umano ha una affinità con le abitudini e, queste abitudini, col tempo a livello motorio si trasformano in schemi motori. Abitudini e posture cattive portano a schemi motori disfunzionali: in pratica il nostro centro di controllo motorio va in corto circuito e fa sì che alcuni muscoli rimangano “neurologicamente iperattivi” ed altri, invece, “neurologicamente ipoattivi”.

Per darvi un esempio molto intuitivo, immaginate il gioco del tiro alla corda: immaginate di avere, da una parte, un atleta professionista ovvero un muscolo iperattivo mentre, dalla parte opposta, un totale principiante ovvero un mu- scolo ipoattivo; il centro della corda, in questo esempio, rappresenta il centro della vostra articolazione. Con buona probabilità succederà che il muscolo professionista, ovvero quello iperattivo, sposti il centro dell’articolazione verso il suo lato, mentre il muscolo ipoattivo, dal lato opposto, si trovi in una condizione di eccessivo stress determinando, in tal modo, un decentramento dell’articolazione situata tra i due muscoli antagonisti. Considerando che i nostri muscoli, le nostre strutture articolari ed i nostri tendini sono ricchi di recettori sensibili allo stiramento, il messaggio che questi recettori invieranno al nostro cervello sarà più o meno di questo tipo: “HOUSTON, ABBIAMO UN PROBLEMA!”.

Tra le più comuni cause che portano a questo stato di asincronia neuro-muscolare ci sono i traumi a seguito di incidenti stradali come il colpo di frusta, cadute con la moto, traumi sportivi, atteggiamenti posturali unilaterali derivanti da determinate attività come la danza, il golf, il tennis. Un capitolo a parte dovrebbe, invece, essere dedicato al parto ed alle cicatrici.

Capire come il nostro cervello organizza il movimento e come è arrivato a sviluppare tali strategie posturali, è fondamentale per effettuare scelte terapeutiche specifiche e mirate. La mancanza di un’adeguata quantità e qualità di movimento porta il nostro cervello a propendere per scelte posturali povere, le quali ci predispongono ad infortuni ed acciacchi. Parte fondamentale del processo terapeutico è dunque un allenamento neuromuscolare, successivo alla fase di riprogrammazione motoria, il quale sia mirato a rinforzare degli schemi motori funzionali.

Purtroppo, ai tempi d’oggi, si sta sperimentando sempre più la cosiddetta “sindrome da inutilizzo”: in pratica, è la descrizione di cosa accade al corpo e al cervello quando una persona è sedentaria. La sindrome da inutilizzo è causata da uno stile di vita sedentario e trova terreno fertile nella nostra società, profondamente sedentaria. L’inutilizzo e soprattutto il mal utilizzo del nostro corpo porta ad un deterioramento di molte funzioni dell’organismo ed all’invecchiamento precoce del sistema muscolo scheletrico. L’invecchiamento del corpo umano non dipende soltanto dal passare del tempo ma, soprattutto, da come facciamo le cose di ogni giorno, da come e quanto ci muoviamo. In questo contesto probabilmente la schiena, le articolazioni delle anche, le ginocchia, i gomiti e la cervicale non sono utilizzate nella maniera corretta e non stanno facendo la quantità di movimento di cui avrebbero bisogno per mantenersi efficienti.

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Per fare un altro esempio immaginate una persona che passa tante ora davanti al computer: più tempo questa persona trascorrerà in quella posizione e più il suo centro di controllo motorio registrerà quella posizione come uno schema predominante. Questo a livello muscolare si traduce con la porzione superiore del muscolo trapezio in ipertono, mentre il suo antagonista, il trapezio inferiore, in ipotono. Ricordate il tiro alla corda? Qualsiasi altro movimento o sport quella persona andrà a fare, il suo centro di controllo motorio utilizzerà preferenzialmente questo schema disfunzionale.

L’approccio terapeutico più indicato è quindi quello di identificare quali sono gli schemi motori disfunzionali e problematici e, successivamente, ristabilire una ottimale qualità di movimento nei gesti motori deficitari, tramite una riprogrammazione che non interessi solamente i muscoli ma, soprattutto, i centri direzionali del sistema nervoso.

Per fare questo è importante, innanzitutto, ristabilire una corretta comunicazione tra centro di controllo motorio e sistema muscolo scheletrico e, successivamente, reimpossessarsi di quelle buone abitudini e, quindi, di quegli stessi schemi motori di base che ogni bambino impara nei suoi primi anni di vita e che l’uomo ha ereditato da secoli di evoluzione. L’essere umano è il risultato di anni di adattamento all’ambiente; le capacità motorie sono la prima forma di comunicazione che abbiamo sviluppato e ci hanno consentito di muoverci ed esplorare l’ambiente circostante: bisogna, dunque, essere consapevoli che siamo fatti per muoverci e che dobbiamo prenderci cura di come e quanto ci muoviamo. 

(Articolo pubblicato sul Volume 6 di CIAOPRAGA)

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