MEDITAZIONE - Un mezzo per guarire noi stessi e il mondo
Per me la meditazione è la pratica del ‘tornare a casa’.
Sento che noi tutti, ovunque ci troviamo, cerchiamo sempre quella sensazione, quella percezione di ritornare tra le braccia della madre, di poter respirare profondamente e di sentirci completamente al sicuro. Cerchiamo il fuoco caldo della sicurezza. Vogliamo finalmente uscire dai nostri ruoli, smettere di recitare, smettere di cercare di fare o di essere qualsiasi cosa, per essere semplicemente ciò che siamo. Non dobbiamo più andare da nessuna parte: ci siamo solo noi, così come siamo. E quando mi siedo, nella posizione del loto, con gli occhi socchiusi, sono seduta con me stessa. Nessun cambiamento, niente di più o niente di meno. Mi siedo con ciò che si presenta, esattamente nel modo in cui si presenta, in questo momento. La mia consapevolezza entra nel mio corpo e nella mia coscienza attraversando tutto il mio essere, rigenerando tutte le mie cellule. Il mio corpo si riempie di ogni sensazione, di cui divento cosciente.
Il rilassare e il lasciarsi andare di tutti i miei muscoli, la durezza della terra sulla quale siedo, la nitidezza del mio respiro e la percezione del mio polso sono tutte a portata di mano. Mi espando e mi contraggo... Non sono io che controllo il respiro. Durante questa pratica, mi rendo conto che non sono io a respirare. Il corpo respira se stesso come una forza della natura, e io sono un semplice testimone, pieno di stupore. Mi siedo con il respiro. Che il respiro sia lungo o corto, leggero o profondo, non c'è alcun bisogno di modificarlo. È così com'è, e io lo osservo, con completa accettazione, sapendo di non averne il controllo. Ritorno a capire che questo corpo appartiene alla terra, è un prodotto della sacra terra. Il mio respiro è una forza divina e potente come le maree, e come la luna che sorge e tramonta. È inarrestabile come l'alternarsi delle stagioni.
Così, guardo il mio corpo prendere vita, salire e scendere, cambiare e trasformarsi proprio come gli alberi che perdono le foglie o come i fiori che sbocciano. E faccio lo stesso con me stessa. Non solo mi siedo con le meravigliose manifestazioni naturali del corpo, ma anche con la mia mente. Esploro questo mio vasto, piccolo ecosistema: la mente. Con curiosità, osservo come nascono le immagini mentali. Osservo la percezione del mio essere in continua evoluzione, vedo le mie emozioni, i miei ricordi e le mie storie emergere, confermarsi, modificarsi e trasformarsi. Ogni volta che mi siedo, so che devo stare bene con qualsiasi "io" si presenti alla mia mente.
Mi rendo conto che anch'io sono un fenomeno in continua evoluzione. Mentre il mondo intorno a me si muove, anch'io lo farò, perché sono il mondo. Così a volte mi siedo, e mi sento disperata. Altre volte mi siedo, e sono arrabbiata, frustrata o triste. A volte mi sento gioiosa e piena d'amore, e il mio cuore esplode in mille pezzi. Altre volte ancora, provo una totale indifferenza. Non posso scegliere. Ogni volta che mi siedo, accolgo qualsiasi stato d'animo. Nessuno di questi è migliore o peggiore dell’altro. Accetto tutte le forme di me stessa con radicale approvazione e tenerezza. La meditazione è la pratica di accettare me stessa con sensibilità.
Di conseguenza, mentre accetto me stessa, in qualsiasi situazione, accetto il mondo che mi circonda. Quando mi siedo, mi sento al sicuro, perché so che qualsiasi cosa che mi accompagna quando sono seduta, qualsiasi versione di me stessa, qualsiasi emozione, pensiero, sensazione sono accettati con mente aperta e curiosità. Tutto è accolto calorosamente, con compassione. Mi siedo semplicemente per osservare ciò che è. Non c'è altro da fare che osservare.
In ultima analisi, questo esercizio ci permette di fermarci in questa società sempre in corsa, cronicamente senza fiato. Questo è il momento in cui possiamo semplicemente sederci e osservare il miracolo dell'esperienza umana. Non c'è più finzione, non c'è più bisogno di capire altro. Non ci sono più aspettative. Mi limito a guardare l'intero fenomeno della Terra dispiegarsi davanti a me come un riflesso di me stessa. Mi rendo conto che non c'è davvero nessun individuo seduto qui a meditare. Ci sono solo la consapevolezza, l'osservazione dell'interconnessione di tutte le cose, la realizzazione.
I pensieri che sento, il corpo che sento, le emozioni che provo, si uniscono, come risultato, al mio ambiente, alle persone che mi circondano, all'amore che do e che prendo, alla perdita e al dolore che tutti condividiamo. Nulla della mia esperienza è semplicemente mio. È tutto una rappresentazione dell'esperienza umana, condivisa. E io mi limito a osservare. Quindi, quando dico che mi accetto nella meditazione, accetto il mondo, così com'è, in questo momento. Questo è quanto mi dà più forza.
In copertina: Anthea Yip © Leonardo Yip
(Traduzione dall’Inglese di Paola Caronni)