MALAPASCUA - Meraviglie marine in una tranquilla isola delle Filippine
Alcuni miei amici hanno trovato divertente che avessi deciso di trascorrere le vacanze di Pasqua su un'isola chiamata "Malapascua". L'accezione negativa di "mala" è stata immediata. Se solo fossi stata un po' superstiziosa, avrei dovuto scegliere un'altra destinazione.
Mi ha quindi rassicurato venire a sapere che il nome dell'isola, situata al largo della più grande Cebu, nelle Filippine, risale all'arrivo degli spagnoli, che sbarcarono sull'isola in un tempestoso giorno di Natale. Da qui il nome Malapascua, "Natale sfortunato" (malas sa pasko, in lingua tagalog). Avevo quindi scelto il giusto periodo dell'anno.
Il volo da Hong Kong a Cebu dura poco più di due ore e mezza ma, per percorrere i 132 km dall'aeroporto di Cebu al porto di Maya, ci sono volute almeno tre ore. Da lì, mio marito e io abbiamo preso una "bangka", una sorta di catamarano in stile locale, per il trasferimento privato di 30-40 minuti.
Guidare sulla sinistra mentre si dovrebbe tenere la destra, sembra essere una regola a Cebu, se si vogliono sorpassare altre auto, jeepney cariche di passeggeri, gli onnipresenti motorini, minivan che trasportano galloni d'acqua, e camioncini trasformati in taxi dove uomini e donne – con i capelli sciolti al vento – siedono uno accanto all'altro su seggioline di plastica.
Darwin, il nostro autista, si è fermato a metà strada per comprare la bibingka, una torta di riso filippina con latte di cocco, tradizionalmente cotta in un forno di terracotta rivestito di foglie di banano. Era deliziosa, dal sapore dolce e affumicato. Proprio quello che ci voleva per la seconda parte della nostra avventura: mare mosso e nuvole scure che si profilavano all'orizzonte, piuttosto insolite in questo periodo dell'anno.
Tuttavia, una volta messo piede sulla finissima sabbia bianca e percepita l'atmosfera tranquilla e rilassante di un'isola che non è diventata una grande destinazione turistica – a differenza delle più famose Cebu, Palawan o Boracay – ci siamo dimenticati del lungo viaggio e delle oscillazioni della barca.
L'accesso a Sunset Beach, il punto di ingresso alla parte di mare ricca di pesci e coralli, è dal Tepanee Beach Resort, dove abbiamo soggiornato durante le nostre vacanze. Affamati dopo il lungo trasferimento, la prima cosa che abbiamo ordinato al Chiringuito Bar è stata una gustosa piadina romagnola. I proprietari del resort, Silvia Merli e Andrea Brugnoli, sono originari di Bologna, e questo spiega l'ottimo cibo italiano nel menù (inclusa la deliziosa pizza cotta nel forno a legna).
Malapascua offre incredibili itinerari subacquei ma, durante questa vacanza, ci siamo focalizzati sullo snorkelling e sull'apprezzamento delle bellezze naturali (visibili anche dal patio del nostro cottage), eliminando qualsiasi cosa che potesse causare stress. La vita frenetica di Hong Kong ha i suoi costi e non avevamo scelto questa destinazione con l'idea di trovare qualcosa di nuovo da fare ogni giorno. Al contrario, abbiamo voluto trascorrere sei giorni in completo relax.
È stato interessante parlare con chi ha deciso di costruire e gestire questo resort, il cui lavoro è andato ben oltre il "business" e comprende la sostenibilità e programmi di conservazione marina.
Il giorno del nostro arrivo, Silvia mi ha parlato dei sedici anni trascorsi a Malapascua, delle sfide poste dal Covid, del suo interesse per le immersioni (è un'istruttrice subacquea certificata), dell'area di conservazione marina che sono riusciti a far approvare (interdetta alle barche e alla pesca, e in cui è vietato raccogliere sabbia e conchiglie, ecc.) e delle colonie di corallo che stanno ricreando. Mi ha anche raccontato come i loro sforzi siano stati ripagati: la baia di fronte al resort si è ripopolata ed è diventata una delle principali destinazioni per chi desidera incontrare i piccoli degli squali pinna nera. Il modo migliore per avvistarli – mi ha detto – è farsi trasportare dal moto del mare, galleggiando e muovendosi lentamente, senza stare in piedi o fare rumore.
Seguendo il suggerimento di Silvia, ho evitato di andare alla ricerca degli squali al mattino, quando le barche ormeggiano oltre le aree protette per far immergere i turisti che fanno il bagno parlando ad alta voce e chiamandosi a vicenda. E infatti, un pomeriggio, dopo aver esplorato la baia a quell’ora deserta, ho potuto godere della compagnia non solo di pesci pappagallo, pesci pagliaccio, coralli, anemoni di mare, sgombri, pesci coniglio che brucavano Posidonia, stelle marine e molte altre creature marine – ma ho avuto anche la fortuna di nuotare con almeno una ventina di piccoli squali di varie dimensioni. Ho provato una pace indescrivibile mentre seguivo i loro corpi ondulanti che si muovevano in cerchio insieme a un enorme banco di pesci. È stato un momento di pura magia.
Vale anche la pena ricordare che Malapascua è l'unico posto al mondo in cui – quasi quotidianamente – i sub (professionisti o principianti) possono imbattersi in un altro tipo di squalo, lo squalo volpe, più precisamente nell’area di Monad Shoal.
Abbiamo trascorso delle tranquille giornate leggendo, esplorando il mare, facendo gite nelle aree marine vicine, gustando piatti italiani e filippini al Chiringuito e rilassandoci nel patio del nostro cottage. Siamo andati a visitare il "centro" di Malapascua, per scoprire che altro non è che una strada principale con un centro sociale, alcuni negozi di generi alimentari di base, qualche B&B e una farmacia (non ci sono medici sull'isola, solo un'ostetrica). È sicuramente uno dei luoghi meno turistici da noi visitati.
Un pomeriggio, curiosa di sapere cosa avesse spinto due persone professionalmente affermate dalla vivace Bologna a questo tranquillo angolo di paradiso, mi sono seduta al bar con Andrea, desideroso di condividere la sua esperienza a Malapascua.
Prima di trasferirsi sull'isola, Andrea ha lavorato nel settore immobiliare – come imprenditore edile – e Silvia nella gestione informatica. Il desiderio di Andrea era quello di intraprendere "qualcosa di diverso", all'estero, e dopo aver scartato la Thailandia, e dopo aver conosciuto Silvia – anche lei interessata a esplorare nuove possibilità – la scelta è caduta sulle Filippine. Nel 2006, Andrea è venuto a visitare Malapascua. Un anno dopo, i cottage erano in costruzione. Dopo 18 mesi, nel Natale 2008, le prime otto camere erano pronte. L'intero resort, che ora può ospitare 55 persone in 27 unità tra camere e cottage, è stato sviluppato in tre fasi, su terreni in parte acquistati e in parte presi in affitto.
Il bar e ristorante "Chiringuito" serve piatti filippini e italiani, che il personale locale ha imparato a cucinare dagli chef italiani impiegati qui in precedenza. La scelta di Tepanee è quella di utilizzare solo ingredienti locali e pesce proveniente dalle acque di Malapascua, mentre i prodotti italiani vengono acquistati a Cebu.
Mi ha molto colpita anche il progetto di conservazione marina. "Di fronte a Tepanee", mi ha detto Andrea, "l'isoletta di Dakit Dakit è sempre stata ricca di vita marina, nonostante i metodi di pesca incontrollati. Un giorno, in una delle mie lunghe nuotate verso Dakit Dakit (che nel frattempo era stata dichiarata area protetta), ho visto uno squalo pinna nera e, durante le successive esplorazioni con Silvia, abbiamo capito che ce n'erano altri".
Questa scoperta li ha spinti a proteggere il tratto di mare immediatamente di fronte al resort, il quale in breve tempo è diventato inaccessibile alle imbarcazioni ed ha ottenuto, allo stesso tempo, il divieto di pesca. Il progetto prevedeva anche la creazione di una barriera corallina artificiale ed è stato in seguito approvato dalla municipalità. I risultati sono stati sorprendenti. Il numero di pesci è triplicato e la popolazione di squali è aumentata. Ora se ne contano almeno 40.
Per preservare e aiutare la crescita dei coralli il metodo è semplice, come spiega Andrea: alcuni frammenti di corallo ancora ‘vivo’ vengono attaccati con delle fascette a strutture di ferro che sembrano gabbie. Se i frammenti di corallo sono immersi nell'acqua, i polipi ricrescono molto velocemente.
Ho chiesto ad Andrea quali sfide culturali hanno dovuto affrontare quando si sono trasferiti sull'isola. "A differenza di altri Paesi asiatici, nelle Filippine la lingua inglese è molto diffusa," mi ha detto, "e questo facilita le transazioni e la comprensione delle norme e dei regolamenti locali, delle leggi e dei contratti legali. È un aspetto importante della vita che abbiamo scelto di trascorrere qui. A Malapascua si parla Bisaya (la lingua cebuana, diversa dal Tagalog ufficiale), ma quasi tutti conoscono l'inglese. Inoltre, le persone del posto sono amichevoli, molto gentili e si impegnano nel loro lavoro, e questo è certamente apprezzabile."
Sia Silvia che Andrea sono riusciti a conciliare la "vita isolana" con il desiderio di viaggiare ed esplorare il mondo. "Fin dall'inizio," ha raccontato Andrea, "abbiamo dato piena responsabilità al nostro staff, in modo che potesse gestire tutto in autonomia. In ogni caso, basta avere una connessione internet e siamo raggiungibili 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Silvia, che si occupa di marketing e vendite, può continuare a lavorare a distanza, ovunque ci troviamo. Malapascua è troppo piccola e durante l'anno sentiamo il bisogno di cambiare scenario. Per fortuna, Cebu vanta un aeroporto internazionale recentemente ristrutturato e ben connesso ma, quando siamo qui, oltre ad accogliere ospiti da diverse parti del mondo, continuiamo a goderci le immersioni, a nuotare e a vivere una vita tranquilla, sempre legati al mare, che in fondo è la nostra passione".
Condivido pienamente il punto di vista di Andrea: chi sarebbe disposto a barattare una vita di caos e stress quando si può avere un'isola paradisiaca tutta per sé?
È ora per noi di rientrare, non prima di un'ultima nuotata e di un saluto agli squali e alle fantastiche creature marine di cui tutti, qui, si prendono grande cura.
In copertina: L’isola di Malapascua © Sean Robertson
Crediti fotografici e video: Tepanee.com; Paola Caronni