MARIO MONTALCINI - Valorizzare il passato per costruire innovazione
Appassionato di cultura classica sin dai suoi giorni al Liceo Classico Massimo d'Azeglio di Torino, Mario Montalcini possiede un innato amore per la cultura in tutte le sue forme espressive. Ha saputo tradurre professionalmente queste sue inclinazioni unendo le sue capacità organizzative come project manager con la sua determinazione a costruire progetti e iniziative imprenditoriali "ibride", oggi riconosciute a livello pubblico, che cercano di coniugare impresa, cultura e impatto sociale.
Per ben vent'anni si è dedicato alla rigenerazione urbana, mentre nel 2019 ha fondato Homes4all, un club di privati che investono nel settore immobiliare a impatto sociale. Da oltre dieci anni accetta con impegno la responsabilità di seguire L'Indice dei Libri del Mese, mentre nel 2016 ha assunto la presidenza del Salone del Libro di Torino con l'obiettivo di difenderne e promuoverne il rilancio.
Nel contesto della sua attività professionale, Montalcini guida iniziative imprenditoriali, sia profit che non profit, in diversi settori, con un filo conduttore comune: costruire innovazione duratura nel tempo e valorizzare il patrimonio del passato. L'azione e l'ascolto sono i pilastri guida del suo approccio lavorativo.
Lo abbiamo incontrato alla vigilia del lancio di Index Review, il suo nuovo progetto editoriale a livello globale.
Dottor Montalcini, quando è nato L'Indice dei Libri del Mese e qual è la sua missione?
L'Indice è nato nel 1984, sul modello delle riviste di recensioni di stampo anglosassone come il Times Literary Supplement e la New York Review of Books. Non si può identificare una vera e propria missione, perché è un termine che non ci appartiene. La rivista è cambiata e si è modulata nel tempo. Al suo esordio, come dichiarato nell’editoriale del primo numero a firma di Cesare Cases e Gian Giacomo Migone, l'idea era quella di offrire un monitoraggio attento al meglio dell'editoria. Con il passare del tempo, l'analisi critica si è modulata anche su altri parametri, tenendo però sempre come principio guida la salvaguardia dell’indipendenza di giudizio dei recensori. La rubrica Il libro del mese, ovvero il libro a cui ogni mese dedichiamo un’attenzione particolare, non è cambiata ma il giornale si è arricchito, nel tempo, di spazi di riflessione più ampi, sempre a partire dai libri, che aprano ad una discussione sulle fenomenologie contemporanee.
A chi si rivolge e chi vi collabora?
Si rivolge a lettori forti o comunque attrezzati, ai bibliotecari, agli studenti, a tutti coloro che cercano recensioni indipendenti e disgiunte dalle logiche editoriali. Vi collaborano docenti universitari, giornalisti culturali, esperti del settore, scrittori e poeti.
È appena terminato il Salone del Libro di Torino. Quali sono state le novità più importanti di questa 35a edizione?
Questa edizione è stata una delle più fortunate della stagione diretta da Nicola Lagioia. Difficile identificare delle vere e proprie novità perché questa è una fiera e, per sua definizione, è un banco commerciale. Sono comparse nuove e combattive case editrici che presentano scrittrici latinoamericane. Gli spazi espositivi si sono allargati e le presentazioni si sono moltiplicate. Il lavoro degli agenti letterari è gestito meglio e, dunque, almeno da questo punto di vista, il Salone ha acquisito un taglio internazionale.
Qual è la situazione attuale dell'editoria italiana?
Difficile rispondere a questa domanda, che richiederebbe un'analisi sociologica che tenga anche conto di dati finanziari e mutamenti del lettore. Se parliamo di editoria cartacea, allora è possibile affermare che il settore ha tenuto anche e soprattutto durante il lockdown. E questo è senz'altro il segno che la carta non è stata confinata a un ruolo marginale rispetto ad altri supporti. L'editoria italiana lavora a ritmo serrato: moltissimi i titoli ogni mese, moltissime le opere tradotte. Insomma l'Italia, a differenza di altri paesi, è in ascolto e cerca di importare le novità estere.
Come sono visti gli autori italiani all'estero?
Se pensiamo ai classici, come Calvino, Levi, Morante, allora sappiamo quanto siano amati e riproposti, soprattutto negli Stati Uniti. Sul contemporaneo, ci sono nomi come quello di Alessandro Baricco che ha sbaragliato le carte. Per non parlare del fenomeno Elena Ferrante, che è stata definita una vera e propria febbre. Sono comunque fenomeni di punta: ai nostri autori si guarda con interesse ma i veri e propri casi editoriali restano rari.
A tal proposito, proprio in questi giorni è uscito il “Numero Zero” di Index Review, la vostra nuova pubblicazione in lingua inglese. Com'è nata l'idea e come si differenzia da L’Indice dei Libri del Mese?
Siamo in un momento di espansione e, visto che la nostra rivista ha sempre avuto gli occhi e la testa rivolti al mondo, riteniamo importante aprirci a nuovi orizzonti, intercettare lettori, sviluppare progetti, stringere accordi ed alleanze per la promozione della lettura e della lettura critica. Per questo, l’idea è stata quella di riprendere in parte il progetto Liber, lanciato da Gian Giacomo Migone e da Pierre Bourdieu, e fare un’edizione sintetica del giornale, con il meglio degli articoli e una selezione che possa aprirci anche a un pubblico internazionale, come era stato appunto con Liber.
In copertina: Index Review, Numero 0
Illustrazione © Franco Matticchio
Grafica © Francesco Caponera
(Immagini per gentile concessione de L’Indice dei Libri del Mese)