SARO COSENTINO - Da "I treni di Tozeur" alla libertà creativa del cinema

SARO COSENTINO - Da "I treni di Tozeur" alla libertà creativa del cinema

E per un istante ritorna la voglia di vivere” – così scriveva Saro Cosentino, compositore e musicista italiano, co-autore insieme a Franco Battiato del celebre brano I treni di Tozeur, che nel 2024 celebra il suo quarantesimo anniversario.

Nato a Roma nel 1960, Cosentino si trasferisce a Milano negli anni Settanta. Attualmente vive a Praga, città che descrive come “impattante” a livello culturale. La sua carriera è ricca di collaborazioni prestigiose: da Battiato a Milva, da Alice a Ivano Fossati. Le sue produzioni artistiche sono il frutto di una profonda cultura e di passioni che trovano sempre espressione nell’aspetto umano delle sue opere.

Oggi, Cosentino riversa la sua creatività nel mondo del cinema, un ambito che stimola costantemente la sua vena artistica.

In una conversazione con l’artista, esploriamo la sua storia, il suo impatto nel mondo della musica e del cinema, e le sue visioni per il futuro.

Milano e Praga. Cosa le hanno trasmesso, dal punto di vista artistico, queste due città?

Milano è stata una scelta obbligata, in quanto sede di tutta l’industria discografica. Volendo fare i musicisti, ci si doveva per forza trasferire a Milano, la città dei contatti, della musica e delle case discografiche. Insomma, il luogo adatto per intraprendere queste attività, proprio come accade per il cinema a Roma.

Praga, invece, è una scelta maturata, che mi ha arricchito dal punto di vista umano e culturale. È una città molto particolare, al centro dell’Europa; una capitale dalle dimensioni umane e culturalmente molto attiva.

Quando è nato il suo interesse per la musica? E come avviene il suo processo creativo?

L’interesse per la musica come scelta professionale è nato intorno ai 13-14 anni, quando ho avuto la possibilità di scoprire che, attraverso la musica, riuscivo ad entrare in dimensioni che altrimenti mi erano negate. Già allora avevo realizzato che era ciò che mi dava gioia e, dunque, era quello che volevo fare.

Spiegare come avvenga il mio processo creativo è complicato. Se ci fosse un metodo stabilito, sarebbe fantastico. Purtroppo, rimane ancora un mistero.

Avendo impostato una certa disciplina, personalmente lavoro tutti i giorni e ciò mi da una certa stabilità mentale. Ci sono, tuttavia, giorni in cui non accade nulla e, al contrario, giorni in cui tutto sembra più facile e le cose si incastrano in maniera meravigliosa. Se avessi compreso il meccanismo che fa sì che le cose funzionino bene tra loro, sarei una persona molto felice.

Tra le sue collaborazioni, vi sono artisti che hanno fatto la storia della musica. Tra questi, Franco Battiato. Com’è nata la vostra amicizia e la vostra collaborazione?

Con Franco ci siamo conosciuti nel 1979, quando stava registrando L’era del cinghiale bianco, il suo primo album di canzoni. Lo contattai perché mi interessava quello che stava facendo in quel periodo. Nacque prima di tutto l’amicizia e, in seguito, una bella collaborazione. Con il tempo, abbiamo realizzato molte cose insieme, e in diverse forme.

Franco mi ha insegnato davvero tanto e a lui sono legato in maniera totalizzante. A mancarmi non è tanto il musicista, in quanto il suo lascito è accessibile a tutti noi, ma l’amico con cui condividere una telefonata o una cena.

No Time No Space e Personal Computer sono alcune delle canzoni scritte insieme a Battiato. Tra queste, è presente anche il brano I treni di Tozeur, portato da Alice e Battiato all’Eurofestival del 1984. Il brano racconta il fenomeno della “Fata Morgana” osservabile a Tozeur, cittadina tunisina, dove le esalazioni delle distese di sale possono provocare miraggi nei viandanti. Cosa ha rappresentato, per voi, questo ‘treno’?

In questo brano traspare prima di tutto l’amore per il Nord Africa, in quanto Tozeur è una cittadina della Tunisia, dove i treni non sono veri treni ma miraggi che si osservano nel deserto.

Dal punto di vista lavorativo, si tratta di una canzone che ha avuto molto successo e che, in quanto giovane compositore, ha rappresentato per me un momento di cambiamento: scrivere un brano che rimane nel tempo costituisce un importante caposaldo per la propria carriera professionale.

In Vetri rosa della casbah canta “l’emozione del mio Io”. Che emozioni prova il suo Io a quarant’anni dalla pubblicazione di una delle grandi opere del cantautorato italiano?

Con l’età, la presenza dell’Io - inteso come egocentrico - va leggermente sfumando. Diminuisce il desiderio di autoaffermazione e aumenta la voglia di conoscenza e di studio. Io stesso studio molto più adesso di quando avevo vent’anni. Da giovani crediamo di sapere tutto e di possedere tutte le risposte; man mano che andiamo avanti, comprendiamo che il tempo ha una scadenza, un termine, e realizziamo di doverlo utilizzare al meglio.

Nel 2021 ha pubblicato insieme al compositore Nicola Alesini un album intitolato Cities, all’interno del quale i suoni vengono utilizzati come colori per dipingere le città che fanno parte del vostro viaggio artistico. Cosa raccontano queste città?

Si tratta di città che per noi hanno rappresentato qualcosa dal punto di vista umano, politico e anche letterario. Immagino il Macondo di Gabriel García Márquez o Le città invisibili di Italo Calvino, luoghi di cui ci infatuiamo attraverso la letteratura e non necessariamente attraverso il turismo.

Alcune città, dunque, sono frutto di storie che abbiamo vissuto direttamente, altre sono innamoramenti letterari. Il filo che le unisce è abbastanza diversificato.

Da alcuni anni il suo lavoro di compositore musicale incontra il mondo del cinema e nel 2023 ha ottenuto un riconoscimento presso il Prague Independent Film Festival. Cosa ha rappresentato per lei questo traguardo?  

I premi fanno sempre piacere ma, al di là del premio, trovo davvero interessante lavorare per il cinema, poiché offre grande libertà creativa. Anche se può sembrare un ossimoro, il dover lavorare nei limiti di un perimetro, ovvero la sceneggiatura del film, ci colloca all’interno di una storia o di un periodo in cui la creatività, invece di essere limitata, è incrementata e - per quanto mi riguarda - rende l’intero processo creativo estremamente stimolante.

A cosa sta lavorando in questo periodo?

Questo, per me, è un periodo molto intenso dal punto di vista artistico e creativo. Ad esempio, sto scrivendo per un progetto strumentale di tipo classico-contemporaneo. Inoltre, sto lavorando con Nicola Alesini al secondo capitolo di Cities.

In copertina: Saro Cosentino
Immagine © Ignazio Nano

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