GHERARDO AMADUZZI – Ambasciatore d’Italia in Colombia
Gherardo Amaduzzi è Ambasciatore d’Italia in Colombia dal dicembre 2018. Nato a Roma il 18 gennaio 1965, nel 1990 si è laureato in Scienze Politiche presso l’Università “Luiss” di Roma. Entrato in carriera diplomatica nel 1992, ha iniziato il suo percorso professionale alla Direzione Generale per gli Affari Economici, dove si occupava di Affari Economici Multilaterali. Il suo primo incarico all’estero, tra il 1994 e il 1998, è stato a Belgrado. Nel 1998 si è trasferito in Germania, assumendo le funzioni di Primo Segretario a Bonn e poi a Berlino, a seguito del trasferimento della sede dell'Ambasciata nel 1999.
Dal 2000 al 2002 è stato Console Generale a Bar, in Montenegro.
Rientrato alla Farnesina nel 2002, ha prestato servizio presso il Gabinetto dell’On. Ministro degli Affari Esteri. Nel 2005 si è spostato di nuovo all’estero, con funzioni di Consigliere presso l’Ambasciata d’Italia a Damasco. Nel 2009 ha assunto l’incarico di Primo Consigliere Politico presso l’Ambasciata d’Italia a Londra.
Nel 2013 è tornato al Ministero come Coordinatore per la riforma delle Nazioni Unite, presso la Direzione Generale per gli Affari Politici e di Sicurezza. È stato promosso Ministro Plenipotenziario il 2 gennaio 2016.
È stato insignito del titolo di Cavaliere Ufficiale dell'Ordine al Merito della Repubblica nel 2011. È sposato e ha due figli.
Ambasciatore Amaduzzi, sono trascorsi circa dieci mesi dal suo insediamento; qual è l’aspetto che più l’ha sorpreso della Colombia?
Sicuramente la sua grandezza, con la varietà delle tradizioni, le differenti espressioni del folclore regionale, i balli, la musica, i cibi tipici, e la storia dolorosa che ha caratterizzato negli ultimi 50/60 anni questo paese. In questo particolare momento storico, mi pare che la Colombia possa offrire grandi opportunità per chi voglia investire e creare nuove possibilità di lavoro per questo popolo.
Dopo gli accordi di pace tra Governo e Farc che prospettive economiche e commerciali si sono aperte tra il nostro paese e quello andino?
Gli accordi di pace del 2016 hanno permesso, e stanno permettendo, una maggiore accessibilità a zone considerate prima a rischio o quantomeno problematiche, con conseguente sviluppo economico locale e creazione di nuove opportunità di business.
Questo ha aperto interessanti prospettive, che i nostri paesi hanno già saputo identificare. Non è un caso che dal 2016 gli scambi commerciali tra Italia e Colombia siano in aumento, così come gli investimenti italiani in loco, permettendo al nostro paese di consolidarsi come uno dei principali partner commerciali europei del paese andino. Particolarmente beneficiati dagli accordi di pace i settori agricolo e turistico, dove il know-how, la tecnologia e l’eccellenza italiani possono giocare un ruolo fondamentale. Ma in generale si registra una crescente richiesta per il Made in Italy a 360 gradi, dalla gastronomia alla moda, dall’automotive al design.
Assolutamente degna di menzione l’attività svolta dalla cooperazione italiana che, grazie ai vari progetti realizzati in Colombia (soprattutto nel settore agricolo), ha favorito un ulteriore rafforzamento delle relazioni bilaterali, anche in ambito commerciale.
La presenza di imprese italiane grandi e piccole è in progressiva crescita. Su tutte ricordiamo l’Enel e l’Impregilo: qual è il loro ruolo nel futuro della Colombia?
Le aziende italiane presenti in Colombia possono senz’altro giocare un ruolo importante per la crescita economica e sociale del paese. Parlando delle due imprese da lei citate, Enel, che ha annunciato importanti piani di investimento in Colombia, contribuisce notevolmente al miglioramento della rete di distribuzione energetica e alla produzione di energie rinnovabili; Salini-Impregilo, grazie al proprio know-how e esperienza (tra l’altro già applicati in Colombia in diversi progetti), potrebbe favorire lo sviluppo di un settore, quello infrastrutturale, con i maggiori fabbisogni a livello nazionale.
Anche l’apporto delle nostre piccole-medie imprese è di fondamentale importanza, considerato che queste sono la colonna portante dell’economia sia italiana che colombiana. L’innovazione, la tecnologia, e i tanti casi di successo italiani possono senz’altro essere uno esempio, uno spunto ed un incentivo per i giovani colombiani per la creazione di nuove realtà imprenditoriali.
Nella fiera del libro che si tiene a Bogotá è ormai una costante la qualificata presenza di scrittori italiani. Per tutti, quest’anno, citiamo Massimo Valerio Manfredi, molto amato a queste latitudini per i suoi avvincenti romanzi storici. Quanto è profondo il legame tra le nostre culture?
Italia e Colombia sono paesi uniti da una storica e profonda amicizia, favorita anche dalla presenza di una significativa comunità di italiani in Colombia, che quest’anno supera le 27.000 persone, che hanno contribuito in parte alla costruzione del paese odierno. La cultura e la storia colombiane hanno sempre avuto forti connessioni con l’Italia: non dimentichiamo che il suo stesso nome deriva da quello di Cristoforo Colombo!
La Colombia è stata ed è una terra molto amata da italiani importanti: per esempio due tra i tanti nomi che hanno lasciato un segno indelebile della loro affezione sono quello del grande geografo Agostino Codazzi e del compositore Oreste Sindici, autore tra l’altro dell’inno nazionale.
Tantissimi quartieri di Bogotá hanno il nome di città italiane (per esempio i quartieri Venecia e Palermo); il magnifico Teatro Colon ripropone la struttura architettonica della Scala di Milano, il grande matematico Federici era italiano… sono tanti i campi in cui Colombia e Italia s’incontrano. Da non dimenticare, infine, che lo stesso maestro Fernando Botero, già da alcuni anni, per alcuni periodi vive e lavora a Pietrasanta, in Toscana.
La partecipazione da protagonisti dei ciclisti colombiani al Giro d’Italia, da diversi anni: i vari Quintana, Henao, Chavez, Lopez, sono entrati nei cuori degli sportivi italiani. Lo sport, tende anch’esso ad avvicinare i nostri popoli?
Sicuramente.
Lo sport è stato, fin dall’antichità, uno strumento d’incontro tra i popoli: se pensiamo alle olimpiadi dell’antica Grecia…, era un momento in cui qualsiasi guerra veniva interrotta, per permettere che gli atleti di regioni e origini diverse viaggiassero ad Olimpia e potessero gareggiare nel mutuo rispetto.
Ancora oggi alcuni eventi sportivi – come per esempio i mondiali di calcio, o le olimpiadi moderne – offrono l’occasione perché possano emergere i potenziali umani delle varie nazioni ed allo stesso tempo si possano osservare pacificamente assieme, sullo stesso podio, atleti di paesi che economicamente, o politicamente, non sarebbero poi così affini. Ciò dimostra che la convivenza è possibile, nel mutuo rispetto delle differenze e delle caratteristiche di ogni cultura.
C’è inoltre da dire che i ciclisti, o più in generale gli sportivi colombiani che da qualche anno fanno parlare di sé, consegnano al mondo un’immagine decisamente positiva di questa terra, sottolineandone le grandi potenzialità troppo spesso oscurate da altri temi non altrettanto attraenti.
Sappiamo che il numero dei connazionali iscritti AIRE è in costante aumento. Secondo lei cosa li attrae della Colombia? A cosa si dedicano?
Attualmente ci sono circa 27.000 connazionali iscritti all’aire. Credo che le ragioni dell’arrivo di italiani in Colombia siano molteplici: soprattutto vorrei sottolineare che già da alcuni anni si stanno aprendo possibilità soprattutto per le piccole e medie imprese, in particolare quelle legate al settore della ristorazione; è alta, in generale, la richiesta del Made in Italy in ogni suo campo, sempre molto apprezzato. Inoltre, si registra un incremento del turismo italiano grazie alla riscoperta delle grandi bellezze naturali che caratterizzano il paese: l’afflusso di visite è in aumento non solo sulla costa Atlantica (Caraibica), ma anche in zone il cui l’accesso precedentemente era più problematico ed in certi casi rischioso.
In copertina: l’Ambasciatore Gherardo Amaduzzi
Immagine per gentile concessione dell’Ambasciata d’Italia a Bogotá